VI sec. a.C.
Eschilo, I pescatori con la rete, Trgf III F 33, vv.1-20
A (Dicti?): - Hai capito?
B:- Ho capito(...)
A :- A che cosa devo stare attento (...) ?
B: - Se per caso dal mare
A:- Non c’è segno: il mare è tranquillo (...)
B:- Guarda ora in (questo) nascondiglio(...)
B:- Bene. Di che cosa deve trattarsi? Forse (...) un mostro marino o un pesce martello o una balena (...)?
Signore Posidone e Zeus del mare, un dono del mare ci sta inviando
A:- Quale (dono) del mare (reca) la rete? È pesante come....
...
...un anziano abitatore dell’isola, come è
(...) L’affare non va avanti. Io lancio un grido con quest’urlo: chi, tutti qui, contadini e piantatori di viti, e...ogni pastore abitante del posto...e la gente...( e dalla riva) opposta.
34 vv.765-795
Sil:- (...) e chiamava testimoni gli dei (..) annunzio a tutto il popolo: (...) a che tu non sia completamente rovinata (...ma ) un prosseno e un patrono in me (ricevi). (...) come una madre degna d’onore (...) e con dolci parole (...) rimarrà per sempre in avvenire
Dan:- (...) e voi dei della stirpe (...e Zeus) che mi hai imposto questi tormenti, (...) mi darete ora in preda a (simili) mostri? Sarò maltrattata (in giochi servili) e soffrirò sventure come prigioniera? No, io stringerò la mia gola in un laccio:(...) trovando quest’impedimento, a che qualcuno di nuovo nel mare(...) o il padre: certo io lo temo. Mandami qualcuno che mi difenda, se ti sembra opportuno: (...) avevi di una colpa più grande (...) ma tutta quanta io l’ho scontata (...) bene così io ti dico: questo è tutto il discorso
Coro: ride il bimbo vedendo la mia calvizie dipinta di rosso...(lacuna al primo verso) dalla mente vivace (lacuna di quattro versi) come piace il pene al bambino (lacuna di tre versi)
Si tratta di un dramma satirico che ha per argomento il recupero della cassa in cui Danae e il figlio Perseo erano stati rinchiusi da Acrisio. Doveva chiudere una trilogia di cui facevano forse parte “le Forcide” e “Polidette”. Il primo frammento si dovrebbe situare all’inizio dell’opera, quando la cassa finisce nelle reti dei pescatori di Sisifo: uno dei due dialoganti potrebbe essere Ditti fratello di Polidette, ma non vi sono motivi probanti per l’identificazione. Il secondo brano è tratto dalla parte finale del dramma. Si tratta di un dialogo forse fra Sileno che si offre secondo l’uso greco come prosseno (patrono e garante degli stranieri) per Danae, e la ragazza che, trovandosi circondata da satiri lamenta la sua sorte con parole di biasimo per Zeus. Alla fine dopo le moine di Sileno e del coro al piccolo Perseo, Danae si lascia persuadere ad accettare l’amore
VI sec. a.C.
Eschilo, I pescatori con la rete, Trgf III F 33, vv.1-20
A (Dicti?): - Hai capito?
B:- Ho capito(...)
A :- A che cosa devo stare attento (...) ?
B: - Se per caso dal mare
A:- Non c’è segno: il mare è tranquillo (...)
B:- Guarda ora in (questo) nascondiglio(...)
B:- Bene. Di che cosa deve trattarsi? Forse (...) un mostro marino o un pesce martello o una balena (...)?
Signore Posidone e Zeus del mare, un dono del mare ci sta inviando
A:- Quale (dono) del mare (reca) la rete? È pesante come....
...
...un anziano abitatore dell’isola, come è
(...) L’affare non va avanti. Io lancio un grido con quest’urlo: chi, tutti qui, contadini e piantatori di viti, e...ogni pastore abitante del posto...e la gente...( e dalla riva) opposta.
34 vv.765-795
Sil:- (...) e chiamava testimoni gli dei (..) annunzio a tutto il popolo: (...) a che tu non sia completamente rovinata (...ma ) un prosseno e un patrono in me (ricevi). (...) come una madre degna d’onore (...) e con dolci parole (...) rimarrà per sempre in avvenire
Dan:- (...) e voi dei della stirpe (...e Zeus) che mi hai imposto questi tormenti, (...) mi darete ora in preda a (simili) mostri? Sarò maltrattata (in giochi servili) e soffrirò sventure come prigioniera? No, io stringerò la mia gola in un laccio:(...) trovando quest’impedimento, a che qualcuno di nuovo nel mare(...) o il padre: certo io lo temo. Mandami qualcuno che mi difenda, se ti sembra opportuno: (...) avevi di una colpa più grande (...) ma tutta quanta io l’ho scontata (...) bene così io ti dico: questo è tutto il discorso
Coro: ride il bimbo vedendo la mia calvizie dipinta di rosso...(lacuna al primo verso) dalla mente vivace (lacuna di quattro versi) come piace il pene al bambino (lacuna di tre versi)
Si tratta di un dramma satiresco che ha per argomento il recupero della cassa in cui Danae e il figlio Perseo erano stati rinchiusi da Acrisio. Doveva chiudere una trilogia di cui facevano forse parte “le Forcide” e “Polidette”. Il primo frammento si dovrebbe situare all’inizio dell’opera, quando la cassa finisce nelle reti dei pescatori di Sisifo: uno dei due dialoganti potrebbe essere Ditti fratello di Polidette, ma non vi sono motivi probanti per l’identificazione. Il secondo brano è tratto dalla parte finale del dramma. Si tratta di un dialogo forse fra Sileno che si offre secondo l’uso greco come prosseno (patrono e garante degli stranieri) per Danae, e la ragazza che, trovandosi circondata da satiri lamenta la sua sorte con parole di biasimo per Zeus. Alla fine dopo le moine di Sileno e del coro al piccolo Perseo, Danae si lascia persuadere ad accettare l’amore
VI sec. a.C.
Eschilo, I pescatori con la rete, Trgf III F 33, vv.1-20
A (Dicti?): - Hai capito?
B:- Ho capito(...)
A :- A che cosa devo stare attento (...) ?
B: - Se per caso dal mare
A:- Non c’è segno: il mare è tranquillo (...)
B:- Guarda ora in (questo) nascondiglio(...)
B:- Bene. Di che cosa deve trattarsi? Forse (...) un mostro marino o un pesce martello o una balena (...)?
Signore Posidone e Zeus del mare, un dono del mare ci sta inviando
A:- Quale (dono) del mare (reca) la rete? È pesante come....
...
...un anziano abitatore dell’isola, come è
(...) L’affare non va avanti. Io lancio un grido con quest’urlo: chi, tutti qui, contadini e piantatori di viti, e...ogni pastore abitante del posto...e la gente...( e dalla riva) opposta.
34 vv.765-795
Sil:- (...) e chiamava testimoni gli dei (..) annunzio a tutto il popolo: (...) a che tu non sia completamente rovinata (...ma ) un prosseno e un patrono in me (ricevi). (...) come una madre degna d’onore (...) e con dolci parole (...) rimarrà per sempre in avvenire
Dan:- (...) e voi dei della stirpe (...e Zeus) che mi hai imposto questi tormenti, (...) mi darete ora in preda a (simili) mostri? Sarò maltrattata (in giochi servili) e soffrirò sventure come prigioniera? No, io stringerò la mia gola in un laccio:(...) trovando quest’impedimento, a che qualcuno di nuovo nel mare(...) o il padre: certo io lo temo. Mandami qualcuno che mi difenda, se ti sembra opportuno: (...) avevi di una colpa più grande (...) ma tutta quanta io l’ho scontata (...) bene così io ti dico: questo è tutto il discorso
Coro: ride il bimbo vedendo la mia calvizie dipinta di rosso...(lacuna al primo verso) dalla mente vivace (lacuna di quattro versi) come piace il pene al bambino (lacuna di tre versi)
Si tratta di un dramma satiresco che ha per argomento il recupero della cassa in cui Danae e il figlio Perseo erano stati rinchiusi da Acrisio. Doveva chiudere una trilogia di cui facevano forse parte “le Forcide” e “Polidette”. Il primo frammento si dovrebbe situare all’inizio dell’opera, quando la cassa finisce nelle reti dei pescatori di Sisifo: uno dei due dialoganti potrebbe essere Ditti fratello di Polidette, ma non vi sono motivi probanti per l’identificazione. Il secondo brano è tratto dalla parte finale del dramma. Si tratta di un dialogo forse fra Sileno che si offre secondo l’uso greco come prosseno (patrono e garante degli stranieri) per Danae, e la ragazza che, trovandosi circondata da satiri lamenta la sua sorte con parole di biasimo per Zeus. Alla fine dopo le moine di Sileno e del coro al piccolo Perseo, Danae si lascia persuadere ad accettare l’amore