05: Mineadi

Titolo dell'opera: Le figliuole di Mineo mutate in pipistrelli

Autore: Gabriele Simeoni

Datazione: 1559

Collocazione: La vita et metamorfoseo d'Ovidio figurato et abbreviato in forma d'epigrammi da M. Gabriello Symeoni con altre stanze sopra gl'effetti della luna: il ritratto d'una fontana d'overnia: et un'apologia generale nella fine del libro dell'illustrissima signora duchessa di Valentinois a Lione, per Giovanni di Tornes, Typographo Regio, libro V, f. 57, n. 45

Committenza:

Tipologia: incisione

Tecnica: xilografia

Soggetto principale: le Minieidi sono trasformate da Bacco in pipistrelli

Soggetto secondario:

Personaggi: Bacco, Minieidi

Attributi: corona di pampini, tirso (Bacco); pipistrelli (Miniedi)

Contesto: scena all’aperto con un edificio

Precedenti:

Derivazioni:

Immagini: http://etext.virginia.edu/latin/ovid/vasim1584/0068.html

Bibliografia: Guthmuller B., Mito, poesia, arte. Saggi sulla tradizione ovidiana nel Rinascimento, Bulzoni, Roma 1997, pp. 216-218

Annotazioni redazionali: l’opera di Simeoni, stampata a Lione nel 1559, è strutturalmente vicina alla Métamorphose figurée di Bernard Salomon, poiché ne riprende la suddivisione in inscriptio, pictura e subscriptio, ma presenta un aspetto innovativo mutuato dai libri di emblemi: la numerazione progressiva dei vari miti. Per quanto riguarda le incisioni che illustrano il testo, vengono riprese quelle del testo di Salomon, ad eccezione di sei che vengono eliminate e sedici che vengono aggiunte. L’incisione che illustra il mito delle Minieidi si inserisce proprio tra queste ultime. Il momento rappresentato è quello drammatico della metamorfosi in pipistrello delle tre donne che si erano rifiutate di unirsi ai riti di Bacco, ma l’iconografia utilizzata, fedele alla fonte ovidiana (Minfc01), è assolutamente insolita. Sulla destra della scena, si vede il dio Bacco, nudo, coronato di edera e con in mano un tirso, mentre osserva soddisfatto l’esito della sua vendetta. Ai suoi piedi, al posto delle tradizionali fiere, un domestico cagnolino volge il muso verso di lui. Il dio inoltre indica, con il braccio destro teso, un edificio in fiamme da cui fuggono tre pipistrelli: Ovidio infatti racconta che “improvvisamente, sembrò che i muri tremassero, che grasse lampade si accendessero, e il palazzo fu rischiarato da rossastri bagliori tra ruggiti di vane immagini di belve. Le sorelle corrono per la casa invasa dal fumo a rimpiattarsi, chi di qua chi di là, cercando di sfuggire ai fuochi e ai lampi. E mentre si affannano verso un nascondiglio, una membrana si stende tra i loro arti rimpiccioliti e imprigiona le braccia in un tenue velo” (Met., IV, 401-408).

 Silvia Trisciuzzi