
Titolo dell’opera: Venere, Marte e Cupido
Autore: Luca Giordano
Datazione: 1670 ca.
Collocazione: Napoli, Museo Nazionale di Capodimonte
Committenza: Don Andrea d’Avalos, principe di Montesarchio
Tipologia: dipinto
Tecnica: olio su tela (152x129 cm.)
Soggetto principale: amori di Marte e Venere
Soggetto secondario:
Personaggi: Marte, Venere, Amore
Attributi: corazza (Marte); frecce e faretra (Amore)
Contesto: scena d’interno
Precedenti:
Derivazioni:
Immagini:
Bibliografia: Pallucchini R., La pittura Venezia del Seicento, Electa, Milano 1981, vol. I; Causa R., Le collezioni del museo di Capodimonte, Touring Club Italiano, Milano 1982; Ferrari O. – Scavizzi G., Luca Giordano. L’opera completa, Electa, Napoli 1992; De Castris P. L., I tesori dei d’Avalos. Committenza e collezionismo di una grande famiglia napoletana, catalogo mostra (Napoli, Castel Sant’Elmo, 1994-1995), Fausto Fiorentino, Napoli 1994; Fleischer M., in Luca Giordano 1634-1705, catalogo mostra (Napoli-Vienna-Los Angeles, 2001) Electa, Napoli 2001; Scarpa T., Luca Giordano, in O. Casazza – R. Gennaioli, a cura di, Mythologica et erotica: arte e cultura dall'antichità al XVIII secolo, catalogo mostra (Firenze, Palazzo Pitti, 2005-2006) Sillabe, Livorno 2005, p. 176
Annotazioni redazionali: Il dipinto di Luca Giordano dimostra come l’autore, che ha ritratto varie volte, e sotto diversi punti di vista, l’argomento relativo all’amore di Marte e Venere (Cfr. scheda opera 76 e scheda opera 78), scelga per questa tela una soluzione iconografica diversa da quelle consuete, privilegiando un tono di tenerezza domestica (Cfr. scheda opera 66). La dea, infatti, è rappresentata mentre allatta Amore, che, secondo alcune versioni del mito, come già in Simonide (Vulfc04), sarebbe il frutto di questa passione clandestina. Questo tipo di iconografia, già presente nei dipinti di Veronese e di Rubens (Cfr. scheda opera 55 e scheda opera 66), non trova riscontro nelle fonti letterarie, ma rimanda al concetto di fecondità che deriva da questa unione. In particolare, la dea rivolge il volto verso Marte, senza accorgersi che Amore, staccatosi dal seno, non riesce più a succhiare il latte, che, anzi, spruzza sul suo viso, facendolo irritare. Venere è raffigurata nuda, coperta solo su parte delle gambe da un telo blu. Rivolta verso l’amante, sembra conversare con lui, con l’espressione del volto tranquilla e partecipe. Marte è piegato accanto al letto e avanza il volto e le mani verso la dea. È ancora vestito con la corazza ed un mantello sulle spalle, mentre la faretra giace abbandonata in terra. Venere è seduta su cuscini posti su un letto finemente lavorato nella base, una zampa della quale è formata da una grottesca figura di fauno, posta fra le gambe di Venere.
Giulia Masone