67: Marte, Venere e Vulcano

Titolo dell’opera: Marte e Venere

Autore: Poussin

Datazione: 1630  ca.

Collocazione: Boston, Museum of Fine Arts

Committenza:

Tipologia: dipinto

Tecnica: olio su tela (155  x 213,5 cm)

Soggetto principale: amori di Marte e Venere

Soggetto secondario:

Personaggi: Marte, Venere, puttini

Attributi: elmo, scudo, corazza, spada (Marte);  imeneo (Venere)

Contesto: paesaggio campestre

Precedenti: disegno preparatorio, Parigi, Louvre (CR, III, p. 30, n. 206)

Derivazioni: disegno animo, Windsor Castle, Royal Library (CR, III, p. 30, no. A 50); incisione di Fabrizio Chiari, pubblicata a Roma da Giovanni Giacomo de’ Rossi, (conservata a San Francisco, Fine Arts Museums), 1635

Immagini: http://www.unseelie.org/msm/pics/pous-mar.gif

Bibliografia: Chastel A., Nicolas Poussin, Éditions du centre national de la recherche scientifique, Paris 1960; Blunt A., The painting of Nicolas Poussin. A critical catalogue, Phaidon, London 1966; Thuillier J., L’opera completa di Poussin, Rizzoli, Milano 1974; Marini M., Poussin, Art dossier, LIV, Giunti, Firenze 1991; Denk C.. Poussin, in Venus. Bilder einer Göttin, hrsg. von den Bayerischen Staatsgemäldesammlungen, Alte Pinakotek, Müchen 2001, pp. 190-192

Annotazioni redazionali: Si hanno documentazioni di questo dipinto a partire dal 1758, quando entrò a far parte della collezione Harcourt, rimanendovi fino al 1940, per poi essere acquisito per il Museum of Fine Arts, di Boston. Catalogato da Grautoff con una cronologia  intorno al 1630-35, è datato da Chastel poco prima  del 1630. Di quest’opera si trova un’incisione di Fabrizio Chiari, del 1635.

La tela rappresenta il mito dell’amore di Marte e Venere e dimostra l’interesse di Poussin  per le favole antiche, ed in particolare per le Metamorfosi di Ovidio, nelle quali si narra questo episodio. Il pittore adotta, però, un’esposizione iconografia che si ispira soprattutto al poemetto di Reposiano (Vulfc29), in cui i due amanti sono inseriti in un ambiente campestre, in un bosco “caro a Marte”, in cui l’elemento naturale è parte integrante della storia mitologica narrata.I due amanti sono inseriti in un ambiente naturale, a ridosso di alberi e cespugli, contro i quali si appoggia una cortina, che dovrebbe proteggerli dalla vista di altri. L’ambientazione dell’incontro dei due amanti in luogo aperto è consueta nel Rinascimento (Cfr. scheda opera 21 e scheda opera 22) e risente della tradizione di Reposiano. Venere nuda, coperta in parte sulle gambe dallo stesso telo, volge lo sguardo verso Marte che, vicino a lei, ugualmente nudo, con una corona di foglie sul capo, ricambia  con un’espressione di amore. Le connotazioni, atte a riconoscere i personaggi, sono tutte intorno a loro, soprattutto nelle mani dei putti, che si affannano a sostenere i vari oggetti. Due, sulla sinistra, sono impegnati con la faretra e con le frecce, scivolate a terra, ed in particolare uno, si affretta a renderle più aguzze e pericolose, limando le punte su una pietra accanto a lui. Dietro di loro, un giovane, con l’aspetto di adolescente e un serto sui capelli, sta pensoso a guardare quanto avviene. Un puttino, dietro i due amanti, con una freccia in mano, guarda verso di loro, quasi a controllare che la storia di amore vada come lui vuole. Sulla destra, altri putti, che hanno appena terminato di aiutare Marte a togliere l’armatura, si affannano intorno all’elmo, allo scudo ed alla corazza, per loro troppo pesanti, con un’espressione concentrata e seria. In terra, davanti agli dei, si trovano la spada e il manto di Marte ed una fiaccola accesa, ad indicare l’imeneo. La luce del sole, appena levata e ancora bassa, illumina dall’esterno la coppia di amanti, svelando agli altri quello che sta succedendo. Sulla destra, vicino ad un corso d’acqua, che ne riflette l’immagine, si trova una giovane donna, che si appoggia ad un’anfora. Accanto a lei, un uomo, più anziano, con un serto fra i capelli, nudo, appoggiato anche lui ad un’anfora, è allungato nella posizione consueta delle allegorie dei fiumi. I due personaggi, che guardano la scena in cui sono collocati i due amanti, ma senza ironia e malizia, non sono identificabili sul piano iconografico, ma comunque la vicinanza all’acqua, che indica fertilità, e la loro espressione pacata permette un loro inserimento in questo episodio di amore.

Giulia Masone