63: Marte, Venere e Vulcano

Titolo dell’opera: Marte e Venere sorpresi da Vulcano

Autore: Joachim Wtewael

Datazione: 1606-1610

Collocazione: Malibu, Getty Museum

Committenza:

Tipologia: dipinto

Tecnica: olio su rame (20,2 x 15,5 cm)

Soggetto principale: Vulcano scopre l’adulterio di Marte e Venere

Soggetto secondario: Vulcano nella sua fucina

Personaggi: Marte, Venere, Vulcano, Amore, Apollo-Sole, Mercurio, Diana, Saturno, Giove

Attributi: armatura (Marte); rete, incudine, martello, grembiule (Vulcano); arco e frecce (Amore); raggi di sole (Apollo-Sole); petaso (Mercurio); mezzaluna (Diana); falce (Saturno); fulmine, aquila (Giove)

Contesto: camera da letto

Precedenti: disegno preparatorio, Venere nella fucina di Vulcano per l’immagine del dio, St. Louis, City Art Museum, inv. n. 126. 66, pl. 61.

Derivazioni:

Immagini: http://commons.wikimedia.org/wiki/Category:Aphrodite_in_post-classical_art

Bibliografia: Wright C., Paintings in Dutch Musem: an Index of oil Paintings in Public Collections in The Netherlands by Artists born before 1870, Sotheby Parke Bernet, Amsterdam 1980; Lowenthal A. W., Joachim Wtewael and Dutch Manneris, Davaco, Doornspijk (Netherlands) 1986

Annotazioni redazionali: Si ha notizia del dipinto su rame di Wtewael presso il palazzo Stroganoff, a San Pietroburgo, fin dal 1807. Questo fu venduto poi alla Galerie Georges Petit nel 1924; successivamente a Jules Bache, quindi alla Kende Galleries presso Gimbel Bros nel 1945. Appartenne, poi, ad una collezione privata dal 1975 ed infine fu acquistato nel 1983 per il Getty Museum. Il dipinto rappresenta l’episodio di Marte e Venere, sorpresi da Vulcano in flagrante adulterio, secondo la tradizione letteraria che, iniziata con Omero (Vulfc01), è poi ripresa nelle fonti sia greche (Luciano, Vulfc25) sia latine (Ovidio, Vulfc15 ed Igino, Vulfc19). Sulla sinistra, la scena è dominata da un grande letto, ricoperto dal baldacchino, costruito con abilità e spirito artistico da Vulcano, che ha realizzato, per la sua camera nuziale, un lavoro di grande pregio, che ora però, come afferma Omero, è disonorato dalla coppia di adulteri. Dal letto scendono delle tende, che dovrebbero coprire ciò che sta avvenendo sul letto. Qui, infatti, giacciono Marte e Venere, nudi, come evidenziato da Ovidio (Vulfc14, v. 580) e Luciano, interrotti nel loro appassionato abbraccio d’amore. Ancora con le gambe intrecciate, si sono ormai allontanati con i busti ed esprimono nei volti sentimenti diversi. Venere, infatti, mostra una certa timidezza ed uno sguardo incerto e interrogativo, soffusa di quel rossore di cui parla, con tono irridente Luciano e, con atteggiamento più partecipe, Quinto di Smirne (Vulfc30).Marte, invece, si passa la mano nei capelli, con un gesto di rabbia e di impotenza. Entrambi rivolgono lo sguardo verso l’alto, dove si trovano Amore ed il Sole, che indossa una corona di raggi. Quest’ultimo, sceso con irruenza dal cielo, sta alzando le cortine, per rivelare, a tutti gli dei, il comportamento dei due amanti colti,da lui per primo, nell’adulterio. Amore, invece, davanti a lui, quasi sollecitato dallo sguardo di Venere, desiderosa di  vendetta, punta, con espressione triste ed irata, la freccia, già inserita nel suo piccolo arco, contro il Sole, facendo presagire la tragica vicenda che ne verrà con il suo amore per Leucotoe, la cui infelice storia darà inizio anche alla narrazione di questo episodio nelle Metamorfosi di Ovidio. A destra del letto c’è Vulcano, raffigurato di spalle, nudo e coperto sul davanti solo da un grembiule di cuoio, caratteristico degli artigiani, trattenuto in vita da un nastro giallo ed ha in testa un cappello rosso e blu, che lo rende ancora più ridicoloevidenziando il contrasto con la bellezza dei due amanti, come espresso nel Medioevo (Vulfm09). Calpesta, con gesto trionfante, l’armatura che Marte ha abbandonato per terra, ai piedi del letto, nel momento del suo incontro con Venere. Ha il corpo un po’ ritorto all’indietro, nel gesto di gettare la rete, in un’iconografia molto usata nelle incisioni anche coeve (Cfr. scheda opera 61), che lo vede slanciato verso il letto, con in mano la rete, non riscontrabile, però, nelle fonti letterarie, che parlano di una trappola che imprigiona i due amanti nel letto, quando essi si trovano sopra. In questa raffigurazione, il pittore tende ad accentuare il desiderio di vendetta del maritotradito, proponendo in parte la versione di Reposiano (Vulfc29), che sottolinea egli che “lega insieme i due amanti”. Dietro di lui è raffigurato Mercurio, con un’espressione ironica e impertinente, sua connotazione consueta in questo episodio, come narrato in Omero e Luciano, e ben identificabile per il petaso sulla testa. Egli rivolge lo sguardo verso Diana, raffigurata con la falce di luna crescente sulla testa, che, invece, con il gesto colloquiale delle mani alzate e le dita tese, non guarda verso i due amanti, ma preferisce distogliere lo sguardo da questo episodio un po’ disonorevole e audace. Vicino a lei, sulle nuvole, c’è Saturno, che tiene in mano la falce e guarda preoccupato verso Vulcano, allungando verso di lui la mano, per trattenerlo. Più in alto di tutti, Giove, tenendo un fulmine, si leva in volo al di sopra dell’aquila, suo attributo, e guarda in basso, verso la coppia adulterina. Sono divinità sia maschili sia femminili, secondo la tradizione ovidiana, che non ne indica né il nome, né il sesso, ma ne parla in generale, diversamente da Omero che, invece, dice che le dee sono rimaste a casa per pudore. Oltre ai personaggi sopra descritti, si evidenzia l’interesse ad inserire nel dipinto  molti altri elementi iconografici, tesi ad arricchire simbolicamente la scena qui rappresentata, come si è già visto in alcune incisioni (Cfr. scheda opera 43). Accanto al letto, infatti, vi sono una brocca ed un bacile d’oro, sapientemente lavorati, vicino ad un asciugamano bianco, una spugna e un paio di forbici. Accanto a questi ci sono i gioielli che Venere ha appoggiato, tra cui una catena d’oro con pendente. Tutti questi oggetti sono rispettivamente simboli di purificazione e di vanità. In terra, vicino al letto, c’è un vaso, simbolo dell’elemento femminile, amplificato, come segno dell’adulterio, dalla coperta del letto che cade in esso. Sul fondo, precisamente al centro del dipinto, incorniciata dalle cortine del letto, aperte come le quinte di un teatro, c’è l’immagine di Vulcano che lavora nella sua officina. È naturalmente la narrazione dell’episodio, colto nei presupposti di quello che avviene nella scena principale. Vulcano, infatti, aiutato da un Ciclope, sta forgiando sull’incudine qualche oggetto, probabilmente proprio quelle catene che serviranno a compiere la sua vendetta. Wtewael ha realizzato un’altra opera analoga, che si trova nel Mauritshuis di Hague, composta precedentemente, nel 1601. Nel confronto, si può osservare che nel dipinto del Getty Museum l’autore ha accentuato quella che viene indicata come “risata di Omero” (Lowenthal, 1995, pp. 117-118), cioè la narrazione dell’episodio con rilevo ironico e caricaturale, già presente nel poeta greco, come ben si evince dall’allegria che spira dalle figure, espressive e mobili, alcune delle quali contornano, con tono di derisione e di sarcasmo, i due amanti. L’unico elemento inquietante, lo sguardo di Venere verso Amore e la freccia di questi puntata, con decisione, verso il Sole, è smorzato dall’atteggiamento di tutte le altre divinità, testimoni, con diverso animo, di quanto sta avvenendo.

Giulia Masone