59: Marte, Venere e Vulcano

Titolo dell’opera: Adulterio di Marte e Venere

Autore: Pieter van der Borcht

Datazione: 1591

Collocazione: Metamorphoses, Anversa 1591

Committenza:

Tipologia: incisione

Tecnica: xilografia

Soggetto principale: Marte e Venere vengono imprigionati nella rete di Vulcano

Soggetto secondario:

Personaggi: Marte, Venere, Vulcano, Amore, Mercurio, Giove

Attributi: rete (Vulcano); elmo, scudo, corazza (Marte); caduceo (Mercurio)

Contesto: camera da letto

Precedenti:

Derivazioni:

Immagini: http://etext.virginia.edu/latin/ovid/1591/OviNa103.html

Bibliografia: Alpers S., The Decoration of Torre de la Parada, Arcade, Brussels 1971, IX

Annotazioni redazionali: L’incisione è una delle illustrazione delle Metamorfosi di Ovidio. In quest’opera predomina la parte figurativa, che è stampata sulla pagina di destra, con un breve sommario in latino a sinistra. Il testo è stato pubblicato ad Anversa nel 1591. L’immagine rappresenta il momento in cui Vulcano, sorpresi Marte e Venere nel loro adulterio, si scaglia verso di loro, per imprigionarli nella rete che ha appositamente fabbricato nella sua fucina di fabbro, come narrato da Ovidio (Vulfc15). Nella parte destra della raffigurazione, si trovano i due amanti nel letto, abbracciati nel loro amore, come detto nelle fonti letterarie greche da Omero (Vulfc01), Eschilo (Vulfc05), Luciano (Vulfc25), Quinto di Smirne (Vulfc30) e Nonno di Panopoli (Vulfc32), e nelle latine da Ovidio (Vulfc14, v. 580) ed Igino (Vulfc19). Marte, che tiene ancora abbracciata Venere, si è però accorto di quanto sta avvenendo e rivolge lo sguardo preoccupato verso Vulcano che, sulla sinistra, irrompe violentemente nella scena. Anche Venere nuda come Marte, secondo quanto riferito da Ovidio, Igino e Luciano, ma in parte coperta dalle coltri, alza il busto, appoggiandosi ad un braccio, intimorita e vergognosa, trovandosi così umiliata davanti agli dei, come espresso in modo ironico nei Dialoghi di Luciano. A terra, davanti al letto, sono visibili le armi che Marte, vinto dalla dea dell’amore, indossava al momento del suo arrivo nella casa e che ora giacciono inutilizzate. La finezza dei rilievi e l’attenzione dei particolari dei singoli oggetti, corazza, scudo, elmo e spada, stanno ad indicare la bravura del loro artefice, Vulcano, che, inconsapevole di quanto stava avvenendo, le aveva preparate con molta cura per Marte. Il baldacchino a forma di tenda, con la sommità di metallo lavorato, offre un altro richiamo all’impegno profuso da Vulcano, per fornire alla moglie un’elegante dimora, ora però violata da un tradimento. La cortina, in parte aperta, permette di vedere i due amanti nell’interno e, sulla destra, il piccolo Amore alato. Il centro dell’immagine è rappresentato da due elementi essenziali nella vicenda: la rete, che assume il ruolo di dividere anche simbolicamente la scena in due  sezioni, una in cui si consuma la colpa e l’altra, a sinistra in cui essa viene svelata e, sopra di essa, la finestra, dalla quale proviene la luce che permette di scoprire l’adulterio e di svelarlo al marito tradito, come evidenziato dalle fonti letterarie. L’atteggiamento di Vulcanoè pieno di indignazione, dopo la delazione fatta dal Sole, per l’adulterio della moglie, che avviene proprio nel suo letto, ormai disonorato, rendendo ancora più straziante il suo dolore, come delineato da Omero e da Quinto di Smirne. Egli nel sostenere la rete evidenzia il suo impeto, mentre si slancia con tutta la sua rabbia contro i due colpevoli, mostrando una robusta muscolatura, indice della forza che pone in questo suo gesto. L’iconografia qui presentata differisce dalle fonti letterarie, che parlano di una trappola che imprigiona i due amanti nel letto, quando si trovano sopra. In questa raffigurazione, l’incisore tende ad accentuare il desiderio di vendetta del marito tradito, proponendo, in parte, la versione di Reposiano, che parla di lui sottolineando che “lega insieme i due amanti” (Vulfc29). A sinistra, sulla porta, “dibronzoper Omero, “d’avorioper Ovidio, si accalcano gli dei, chiamati per assistere all’adulterio dei due amanti. Davanti a tutti si può osservare la presenza di Giove, barbuto con un bastone in mano, e, vicino a lui, con la mano che indica Marte e Venere, Mercurio, riconoscibile per il caduceo. In questa incisione assume una posizione in primo piano, in quanto è colui che, alle spalle di Vulcano, commenta ciò che sta avvenendo, e, con tono divertito, dice che starebbe volentieri nella condizione di Marte, imprigionato fra le braccia della più bella delle dee, secondo quanto riferito da Omero, Ovidio, e, in modo particolarmente divertente, da Luciano. Dietro di loro si accalcano altre figure di divinità, fra cui si può identificare una testa femminile, che reclina il capo, quasi in imbarazzo di fronte alla scena adulterina. Sono, quindi, divinità sia maschili sia femminili, secondo la tradizione ovidiana, che non ne indica né il nome, né il sesso, ma ne parla in generale, diversamente da Omero che, invece, dice che le dee sono rimaste a casa per pudore.

Giulia Masone