58: Marte, Venere e Vulcano

Titolo dell’opera: Venere e Marte

Autore: Jacopo Negretti, dettoPalma il Giovane

Datazione: 1590 ca.

Collocazione: Londra,National Gallery   

Committenza:

Tipologia: dipinto

Tecnica: olio su tela (131 x 165,6 cm)

Soggetto principale: amori di Marte e Venere

Soggetto secondario:

Personaggi: Marte, Venere, Amore

Attributi: elmo, armatura (Marte)

Contesto: camera da letto

Precedenti:

Derivazioni:

Immagini:http://www.nationalgallery.org.uk/cgi-bin/WebObjects.dll/CollectionPublisher.woa/wa/work?workNumber=NG1866<o:p></o:p>

Bibliografia: Collins Baker C. H., A Palma Giovine in the National Gallery?, in “The Burlington Magazine”, XXI, 1912, n. 112 pp. 234-235; Ivanoff N. – Zampetti P., Palma il Giovane, Estratto da “I pittori bergamaschi”. Il Cinquecento, Poligrafiche Bolis, Bergamo 1980; Mason Rinaldi S., Palma il Giovane. L’opera completa, Alferi Electa, Milano 1984; Dunkerton J. - Foister S. – Gordon D. – Penny N., From Giotto to Durer. Early Renaissance Painting in The National Gallery, Yale University, New Haven-London 1991; Pedrocco F., Le tele di Palma il Giovane, Marsilio, Venezia 2000

Annotazioni redazionali: Il dipinto è quasi certamente quello visto da Richard Symonds nella collezione del Duca di Northumberland, a Suffolk House, nel 1652, e da lui attribuito a Palma il giovane. Donato alla National Gallery e registrato come opera di Tintoretto, fu catalogato come attribuito a Palma il giovane nel 1959 dal Gould, che lo data agli ultimi anni del 1580. La tela, che narra l’episodio dell’adulterio delle due divinità, secondo quanto narrato dalle fonti letterarie greche (Omero, Vulfc01 ed Eschilo, Vulfc05) e latine (Virgilio, Vulfc12 ed Ovidio, Vulfc15), rappresenta il momento in cui Marte, giunto da poco nella stanza di Venere, è preso da tale foga, da non attendere neppure di togliersi del tutto l’armatura che indossa, in un’iconografia, quindi, che rimanda alle parole di Lucrezio (Vulfc10) e di Ovidio (Vulfc14, vv. 563-566), che vedono vincitrice la dea dell’amore, ma con un’accentuazione maggiormente passionale. Infatti, in primo piano, sono visibili l’armatura, la corazza e l’elmo con le piume, di cui si è appena liberato, mentre il piccolo Amore è impegnato a togliergli i gambali. Dietro di lui, sul letto “disonorato”, secondo quanto detto da Omero, posto ad occupare orizzontalmente tutta la tela, si trovano Marte e Venere, stesi sulle lenzuola bianche, già un po’ disordinate, nudi, così come presentati da Ovidio, Igino (Vulfc19) e Luciano (Vulfc25). Alla base e alle spalliere del letto si intravede la struttura di metallo, ben lavorato ed intarsiato, che, insieme con le armi di Marte, rimanda a Vulcano, il dio fabbro, artefice di tutto ciò, non direttamente presente, ma sottinteso da questi elementi.

Giulia Masone