57: Marte, Venere e Vulcano

Titolo dell’opera: Marte e Venere

Autore: Hendrick Goltzius

Datazione: 1588

Collocazione: München, collezione privata

Committenza:

Tipologia: incisione

Tecnica: bulino (44,7 x 32,6 cm)

Soggetto principale: amori di Marte e Venere

Soggetto secondario:

Personaggi: Marte, Venere, puttini, Apollo-Sole

Attributi: elmo, scudo, spada (Marte); carro del sole (Apollo-Sole)

Contesto: camera da letto

Precedenti: disegno di Bartolomeo Spranger

Derivazioni:

Immagini:

Bibliografia: Strauss W. L., Hendrik Goltzius. The complete Engravings and Woodcuts, Abaris, New York 1977; Strauss W. L., The Illustrated Bartsh. Netharlandish artists. Hendrik Goltzius, Abaris books, New York 1980, vol. 3, formerly vol. 3, part. 1; Dunand L. – Lemarchand P., Les compositions de Titien intitulées Les amours des dieux Gravées par Gian-Jacopo Caraglio selon les dessin préoaratoires de Rosso Fiorentino et Pierino del Vaga, Michal Slatkine, Genève, 1989, vol. II; Renger K., Goltzius, in Venus. Bilder einer Göttin,  hrsg. von den Bayerischen Staatsgemäldesammlungen, Alte Pinakotek, Müchen 2001, pp. 300-301

Annotazioni redazionali: Questa incisione di Goltzius, datata 1588, che riprende un argomento da lui anche precedentemente rappresentato, raffigura Marte e Venere nel momento del loro amplesso adulterino, ancora del tutto inconsapevoli di quanto sta per avvenire e già si sta preparando contro di loro. Marte, alle spalle di Venere, sorregge la dea in un abbraccio appassionato, che lei ricambia stringendo la testa dell’amante, con il braccio destro. Ambedue sono nudi, come riferito da Ovidio (Vulfc14, v. 580), Igino (Vulfc19), Luciano (Vulfc25) e Nonno di Panopoli (Vulfc32, V, 579-585), tranne che per un drappo che copre solo in minima parte le gambe della dea e per una cintura d’oro, che cinge la sua vita. Il letto, da loro disonorato, che provocherà una rabbia ancora maggiore in Vulcano, espressa nelle fonti letterarie a partire già da Omero (Vulfc01, v. 269), è sovrastato da cortine, che lo coprono da tre lati. Due puttini, disposti ai lati del letto, piuttosto disinteressati a quanto sta avvenendo alzano le coltri, mentre altri due, in alto, si spingono in avanti, per alzare i tendaggi, sotto i quali sono nascosti i due amanti. Quello in primo piano solleva il drappo di Venere e, nel frattempo, volge lo sguardo verso le armi, che Marte si è tolto nel suo incontro con la dea, e che ora giacciono a terra del tutto inutilizzate, facendo un chiaro riferimento al tema di Marte, “guerriero tremendo”, vinto da Venere, come detto da Lucrezio (Vulfc10) e da Ovidio (Vulfc14, vv. 563-566), ma in questa incisione prevale l’elemento passionale, a scapito di quello equilibrato e rasserenante, che si ritrova in altre immagini (Cfr. scheda opera 21 e scheda opera 22). Anche se l’elemento predominante in questa incisione è il tema dell’amore, e non della gelosia di Vulcano, i rimandi a questo dio sono evidenti proprio nelle armi, da lui preparate, quando non sapeva che Marte sarebbe diventato suo rivale in amore. In mezzo all’immagine, ai piedi del letto, è posto lo scudo, ben lavorato, che ha al centro la raffigurazione di un volto barbuto dall’espressione corrucciata, che ancora di più lo collega a Vulcano,  poi ci sono l’elmo con il cimiero, la spada e la faretra. Sono armi belle e ornate, come quelle che sono indicate da Boccaccio, che riferisce le parole di Stazio (Vulfm16, IX, cap. III). Le cortine del letto non riescono, però, a nascondere quanto sta avvenendo, perché i due amanti appaiono illuminati dalla luce del Sole, ormai alto all’orizzonte. Infatti, al di fuori della parete limitata da una colonna, si vede, nel cielo, il carro trainato da cavalli focosi ed impazienti, guidato da Apollo che, mentre tiene con vigore le redini, gira il volto verso il basso e scopre l’adulterio, in quanto, come dice Bonsignori, il Sole “entra per ogni più piccola apertura” (Vulfm19),arricchendo le parole di Ovidio che aveva sottolineato “vede tutto per primo” (Vulfc15, vv. 167-169). Le conseguenze di questo non sono qui narrate, ma evidentemente sono richiamate, secondo la narrazione letteraria, che vede questo dio accusarli segretamente a Vulcano, così come narrato fin da Omero e da Ovidio. L’incisione porta il monogramma e la scritta “B. Spranger inventore, Goltzius scultore A. 1588”, quindi appartiene al gruppo di stampe fatte da Goltzius, su disegni di Bartolomeo Spranger, incisore della corte dell’imperatore Rodolfo II. I versi, che si trovano scritti nel margine inferiore, non sono firmati.

Giulia Masone