Titolo dell’opera: Marte e Venere scoperti da Vulcano
Autore: Hendrick Goltzius
Datazione: 1585
Collocazione: München, Staatliche Graphische
Committenza:
Tipologia: incisione
Tecnica: bulino (42 x 30,8 cm)
Soggetto principale: Vulcano scopre l’adulterio di Marte e Venere
Soggetto secondario: Sole informa Vulcano dell’adulterio di Marte e Venere
Personaggi: Marte, Venere, Vulcano, Amore, Nettuno, Mercurio, Giove, Apollo, Ercole (Vulcano scopre l’adulterio di Marte e Venere); Apollo-Sole, Vulcano (Sole informa Vulcano dell’adulterio di Marte e Venere)
Attributi: rete, incudine, martello (Vulcano); elmo, scudo, spada (Marte); arco, freccia (Amore); tridente (Nettuno), calzari alati, caduceo, petaso (Mercurio), fulmine (Giove) colomba (Venere)
Contesto: camera da letto
Precedenti: disegno, Goltzius,Los Angeles, The Paul Getty Museum, 1585
Derivazioni:
Immagini:
Bibliografia: Dunand L. – Lemarchand P., Les compositions de Jules Romain intitulées Les amours des dieux, gravées par Marc-Anotoine Raimondi, Lemarchand, Lausanne 1977, vol. I; Strauss W. L., Hendrik Goltzius. The complete Engravings and Woodcuts, Abaris, New York 1977; Strauss W. L., The Illustrated Bartsh. Netharlandish artists. Hendrik Goltzius, Abaris books, New York 1980, vol. 3, formerly vol. 3, part. 1; Renger K., Goltzius, in Venus. Bilder einer Göttin, hrsg. von den Bayerischen Staatsgemäldesammlungen, Alte Pinakotek, Müchen 2001, pp. 300-301
Annotazioni redazionali: Questa incisione di Goltziusè la prima di sei soggetti mitologici incisi tra il 1585 e il 1588, attuata su disegno di Bartolomeus Spranger. La scena riprende il tema dell’amore di Marte e Venere, così come narrato fin da Omero (Vulfc01), che presenta l’adulterio dei due, trattato poi da molti altri autori, tra cui Ovidio (Vulfc15), e raffigura questo episodio nei momenti più significativi, cioè quello in cui Marte e Venere vengono sorpresi da Vulcano, da lui puniti e imprigionati con la rete. Da un’apertura sul lato sinistro, si vede la fucina e, da una finestra al di là di quella, si apre un paesaggio campestre, con un fiume, un ponte ed in fondo una montagna piuttosto elevata. Lo stesso dio è intento a lavorare sull’incudine, ma è già stato avvicinato da Apollo, che, appoggiato su un fianco, in atteggiamento confidenziale, gli sta rivelando l’adulterio della moglie, secondo un’iconografia che ripropone quanto narrato dalle Metamorfosi. Ovidio, arricchendo la narrazione di Omero, che indica solo la denuncia fatta dal Sole, sottolinea anche che questi va nella fucina, dove si trova Vulcano.L’episodio, iniziato qui, prosegue nella zona in primo piano, in cui si vede di nuovo Vulcano, ritto vicino al letto dove si trovano i due amanti. Egli è rappresentato nudo e muscoloso, pronto a gettare la rete, che qui è rappresentata come un panno,sopra i corpi delle due divinità.Tale iconografia, che vede Vulcano slanciatoverso il letto, con in mano la rete, differisce dalle fonti letterarie, che parlano di una trappola che imprigiona i due amanti nel letto, quando vi si trovano sopra. In questa raffigurazione, l’incisore tende ad accentuare il desiderio di vendetta del marito tradito, proponendo in parte la versione di Reposiano (Vulfc29), che parla di lui sottolineando che “lega insieme i due amanti”. Venere è stesa sul letto, nuda, con il capo rivolto verso il basso, in atteggiamento di timidezza e di vergogna, come delineato da Luciano (Vulfc25).L’amante, vicino a lei, con il braccio accenna un gesto di ribellione, che risulta però del tutto vano, mentre rivolge lo sguardo verso le divinità che guardano dall’alto. La base del letto, incisa nella fiancata e terminante a forma di zampa di animale, dimostra l’abilità di Vulcano, che l’aveva fabbricato per la sua camera nuzialee la cui vista, ora che è disonorato dai due amanti, provoca un’ulteriore rabbia nel marito tradito, come riferito da Omero e da Quinto di Smirne (Vulfc30). Su un tavolino posto a sinistra è poggiato l’elmo piumato di Marte, insieme con il mantello ed una colomba. A terra è seduto Amore,figlio della coppia divina (Simonide, Vulfc04),pronto a scoccare la freccia, che sembra rivolta verso Nettuno, rappresentato fra le nuvole in alto. Con la potenza delle sue frecce, annulla il valore e l’uso delle armi di Marte, appoggiate in terra accanto a lui, delle quali il dio si è disfatto nel momento del suo incontro con l’amante. In alto, entrati nella stanza, fra le nuvole che li sorreggono, si trovano alcuni dei, della stessa grandezza dei personaggi principali, che occupano la metà superiore dell’immagine. Sono accorsi su esortazione di Vulcano, che vuole rendere il più possibile manifesto, e di conseguenza umiliante, il momento della scoperta di Marte e Venere, in flagrante adulterio. Si possono riconoscere tutte le divinità maschili in primo piano, infatti quelle femminili preferiscono rimanere indietro, e non guardano, in un’iconografia che unisce latradizione ovidiana, che indica in modo generico gli dei, senza specificarne né il nome né il sesso, con quella omerica, che afferma che le dee sono rimaste a casa perché si vergognavano (Vulfc01, v. 324). Fra i primi, in particolare, ben delineati dai loro attributi iconografici, si vedono da sinistra a destra, Nettuno con il tridente, con il volto serio di chi non apprezza la situazione, e che infatti interverrà per far sciogliere i due amanti, Mercurio con i calzari alati, il petaso ed il caduceo, con un’espressione ironica e divertita, pronto a commentare la vicenda, come narrato da Omero e Luciano, Giove con il fulmine, Apollo e dietro di lui, Ercole. In secondo piano altre divinità, non ben identificabili, alcune delle quali femminili. In basso, sulla sinistra, si può leggere la scritta “H Goltzius invenit sculpsit et divulgavit”, probabilmente per dimostrare che questo disegno, anche se nello stile di Spranger, è una sua propria invenzione. Sotto l’immagine si leggono i versi che narrano le vicende rappresentate.
Giulia Masone