53: Marte, Venere e Vulcano

Titolo dell’opera: Storie di Vulcano, Vulcano si lamenta con Nettuno

Autore:

Datazione: 1560-70

Collocazione: Londra, Victoria and Albert Museum

Committenza:

Tipologia: arazzo

Tecnica: (138 x 191 cm)

Soggetto principale: Colloquio fra Vulcano e Nettuno

Soggetto secondario: Vulcano scopre l’adulterio di Marte e Venere

Personaggi: Vulcano, Nettuno, Amore, Grazie (Colloquio fra Vulcano e Nettuno); Marte, Venere, Vulcano (Vulcano scopre l’adulterio di Marte e Venere)

Attributi: tridente (Nettuno)

Contesto: scena d’interno

Precedenti:

Derivazioni:

Immagini: http://www.vam.ac.uk/images/audio/main_images/8518_image.jpg

Bibliografia: Siple Ella S., A flemish set of Venus and Vulcan tapestries, in “The Burlington Magazine for Connoisseurs”, LXXIII, 1938, pp. 212-220; Titcomb E., Le songe de Vaux, Librairie Droz, Genève 1967; Jackson Stops G., The Treasure Houses of Britain. Five Hundred Years of Private Patronage and Art Collecting, National Gallery of Art, Washington, 1985

Annotazioni redazionali: L’arazzo, qui presentato, fa parte della serie Le storie di Vulcano, ora al Victoria and Albert Museum di Londra, realizzato presso la manifattura di Mortlake, fondata da Giacomo I nel 1619 ca., attiva fino al 1688. In questa serie, gli episodi ripercorrono, con alcune piccole varianti, i vari momenti della vicenda dell’amore adultero fra Marte e Venere, incatenati da Vulcano, secondo quanto narrato dalle fonti letterarie, a partire da  Omero (Vulfc01), e ripreso poi da autori sia greci (Platone, Vulfc07 e Luciano, Vulfc25) sia latini (Ovidio, Vulfc15 e Giovenale, Vulfc20). I disegni erano stati precedentemente eseguiti per un ciclo di arazzi tessuti a Bruxelles negli anni 30-40 del Cinquecento. Di questi Enrico VIII ne possedette una serie, probabilmente proprio quella che fu copiata nel laboratorio di tappezzeria di Mortlake nel 1619 per Carlo I, quando era ancora principe di Galles. Questi arazzi, eseguiti circa cinquant’anni dopo, sono più sommari rispetto ai precedenti, come si desume anche dai disegni, che sono stati in parte mutati. In particolare i nudi sono stati rivestiti, per rendere la tessitura più facile ed economica, alcune figure sono state rese più piccole, parte del fogliame è stata omessa e le colonne, negli arazzi precedenti in parte scanalate ed in parte coperte da sculture, sono state semplificate. L’episodio relativo all’incontro di Nettuno con Vulcano è ripreso da Omero, ma con alcune differenze rispetto a quello da lui trattato. Secondo il poeta greco, infatti, Nettuno, interviene in difesa degli amanti, per farli liberare dalla rete e sottrarli allo scherno e alla derisione degli dei. Questi, infatti, si affollano sulla soglia della stanza, per osservare, divertiti, quanto sta avvenendo, richiamati da Vulcano, che indignato e furibondo, vuole smascherare davanti a tutti loro, la colpa dei due amanti. In questo arazzo, invece la situazione è un po’ diversa e presenta una novità iconografica. La scena principale, infatti, vede sulla destra Vulcano, nel lussuoso palazzo, da lui preparato proprio per le nozze con Venere, seduto su un seggio, posto, come un trono, su due gradini. Ha un’espressione malinconica e sostiene il viso con una mano, in posizione abbattuta, più che irata, dal tormento per quanto ha scoperto. Con la mano destra, alzata in segno di colloquio con le dita tese, si rivolge a Amore, per rimproverarlo per quanto ha fatto con le sue frecce e, come dice La Fontaine, che ne ha fatto una dettagliata descrizione, “minacciando di farlo rinchiudere” (Titcomb, 1967, p. 218) o, secondo un’altra interpretazione, per rispondere a lui, che sta intercedendo per i due amanti,  episodio non riscontrabile nelle fonti letterarie, in cui la richiesta viene sempre fatta da Nettuno (Omero, Vulfc01, vv. 347-348 ed Ovidio, Vulfc14, v. 587). Al centro della scena c’è il dio del mare, ben riconoscibile per il tridente nelle mani, che ha raccolto lo sfogo di Vulcano e che si volge a guardare le Grazie, presenti talvolta nell’iconografia di questo episodio, soprattutto negli artisti che prendono spunto da Reposiano. Queste si trovano sul lato sinistro, vestite con abiti, dagli ampi e pesanti panneggi, e sono colte mentre piangono per la loro padrona, non perché sia imprigionata dalla rete, che non appare, ma perché si è fatta sorprendere. Sulla sinistra, nell’interno di una stanza, è inquadrata la situazione che fa da presupposto a quanto avviene nella scena principale, cioè la scoperta in flagrante adulterio, fatta da Vulcano, su segnalazione del Sole. I due amanti, infatti, appaiono abbracciati, su un letto con baldacchino, nudi nel busto. Marte è rivolto verso la dea, che, accortasi della presenza di Vulcano, si rivolge verso di lui. Questi entra nella stanza con irruenza, in atteggiamento minaccioso, riproponendo un tipo di iconografia che si trova frequentemente nelle incisioni, e talvolta anche nei dipinti in cui si slancia con una rete, per imprigionare i due amanti (Cfr. scheda opera 49 e scheda opera 50). In questo arazzo, però, considerata la piccola dimensione di questa scena riprodotta sulla sfondo, non è possibile determinare la presenza della rete.

Giulia Masone