
Titolo dell’opera: Marte e Venere sorpresi da Vulcano
Autore: Paris Bordon
Datazione: 1549-54
Collocazione: Berlino, Gemälde Galerie
Committenza:
Tipologia: dipinto
Tecnica: olio su tela (168 x 198 cm)
Soggetto principale: Marte e Venere intrappolati nella rete di Vulcano
Soggetto secondario:
Personaggi: Marte, Venere, Vulcano, Amore
Attributi: rete (Vulcano), arco (Amore)
Contesto: paesaggio boschivo
Precedenti:
Derivazioni:
Immagini:http://homepage.mac.com/cparada/GML/000Free/000Aphrodite/image/aphrodite2225.jpg
Bibliografia: Mariani Canova G., Paris Bordon, catalogo mostra (Treviso, Palazzo dei Trecento, 1984), a cura di E. Manzato, Electa, Milano 1984; Weber Woelk U., Paris Bordon, in Venus. Bilder einer Göttin, 2001, p. 138
Annotazioni redazionali: Il dipinto va identificato con uno dei due quadri, eseguiti da Paris Bordon per il palazzo di Carlo da Rho, a Milano. Nel 1900 era di proprietà del banchiere Maurizio Ponfick a Francoforte sul Meno, poi è appartenuto alla collezione Von Dirksen a Berlino, presso la quale è documentato nel 1914. Venne poi acquistato, per conto di Hitler, dalla Galleria Haberstock di Berlino, cui era giunto nel marzo 1941 proveniente dalla Galleria Fischer di Lucerna, destinato al progettato museo di Linz. La tela rappresenta il momento in cui Vulcano, avvertito dal Sole dell’adulterio, scopre i due amanti in flagrante e getta su di loro la rete, per imprigionarli e renderli ridicoli di fronte a tutti gli dei, come narrato fin da Omero (Vulfc01). L’iconografia qui presentata, che vede Vulcano slanciato contro Marte e Venere, con in mano la rete, differisce però dalle fonti letterarie, che parlano di una trappola che li imprigiona nel letto, quando essi si trovano sopra. In questa raffigurazione, il pittore tende ad accentuare il desiderio di vendetta del marito tradito, proponendo, in parte, la versione di Reposiano (Vulfc29), che parla di lui sottolineando che “lega insieme i due amanti”. Alla stessa fonte rimanda l’ambiente naturale in cui essi si trovano inseriti. Venere, intimidita e vergognosa, si tira indietro, con il corpo nudo, appoggiandosi al braccio di Marte, il quale cerca di proteggerla, coprendola con il velo.Ciò è presente nel testo di Luciano (Vulfc25), in cui, però, diversamente da qui, prevale il gusto ironico e divertito. Sulla destra irrompe sulla scena Vulcano, con movimento affrettato e impetuoso, tenendo nelle mani le catene con le quali intende avvolgere, in un movimento deciso, i due amanti. Ha il corpo nudo e muscoloso, coperto, solo sui fianchi, da un panno nero, ha capelli e barba grigi, a differenziare anche l’età dei due personaggi maschili della scena, ben diversi fra loro sul piano fisico, anche se, come dice Omero, “il lento acchiappa il veloce”. In alto, sopra i due amanti, vola il piccolo Amore, con l’arco vuoto, perché la freccia ha già colpito nel segno, e guarda, un po’ preoccupato, quanto sta avvenendo sotto di lui.
Giulia Masone