49: Marte, Venere e Vulcano

Titolo dell’opera: Marte e Venere sorpresi da Vulcano

Autore: Bernard Salomon

Datazione: 1557

Collocazione: La Metamorphose d’Ovide figurèe, Lione 1557

Committenza:

Tipologia: incisione

Tecnica: xilografia

Soggetto principale: Marte e Venere sono incatenati da Vulcano

Soggetto secondario:

Personaggi: Marte, Venere, Vulcano, Amore, Sole

Attributi: rete (Vulcano); scudo, elmo, corazza (Marte); raggi del sole (Sole)

Contesto: camera da letto

Precedenti:

Derivazioni: Virgil Solis, Marte e Venere sorpresi da Vulcano, in P. Ovidii Nasonis Metamorphoses, Lione 1563

Immagini: http://etext.virginia.edu/latin/ovid/vasal1557/0066_d3r.html

Bibliografia: Guthmüller B., Mito, poesia, arte. Saggi sulla tradizione ovidiana nel Rinascimento, Bulzoni, Roma 1997

Annotazioni redazionali: Si tratta della raffigurazione relativa alla vicenda dell’adulterio di Marte e Venere, incisa da Bernard Salomon per raffigurare il testo Métamorphose d’Ovide figurée stampata nel 1557. L’incisione rappresenta il momento culminante della rivalsa di Vulcano, fortemente indignato, per l’adulterio della moglie, dopo la delazione fatta dal Sole. Ad aggiungere in lui una rabbia ancora maggiore è il fatto che questo avvenga proprio nel suo letto, ormai disonorato, rendendo ancora più straziante il suo dolore, come ben delineato da Omero (Vulfc01) e da Quinto di Smirne (Vulfc30). Nella parte destra dell’immagine, sul letto finemente intarsiato, in cui si evidenzia una zampa a forma di voluta, che richiama la conchiglia del mare, attributo iconografico di Venere, giacciono uniti, e del tutto distratti da ciò che avviene dall’altra parte, i due amanti,abbracciati nel loro amore, come detto nelle fonti letterarie greche già da Omero, e, nelle latine, da Ovidio (Vulfc15).Il corpo di Venere appare nella sua bellezza, rivolto verso Marte, steso accanto a lei, ambedue nudi, secondo quanto sottolineato da Ovidio (Vulfc14, v. 580), Igino (Vulfc19) e Luciano (Vulfc25).Sui loro capi si apre un baldacchino ad ampie pieghe, tenuto alzato dal piccolo Amore alato, che guarda la scena sottostante. A terra, di fronte al letto, giacciono le armi e la corazza di Marte, lasciate del tutto inutilizzate. Sulla sinistra avanza Vulcano, che tende davanti a sé la rete con la quale imprigionare i due amanti, senza che loro se ne accorgano. Il suo atteggiamento è deciso e l’espressione piuttosto torva.L’iconografia qui presentata, che vede Vulcano slanciato verso il letto, con in mano la rete, differisce dalle fonti letterarie, che parlano di una trappola che li imprigiona nel letto, quando essi si trovano sopra. In questa raffigurazione, l’incisore tende ad accentuare il desiderio di vendetta del marito tradito, proponendo in parte la versione di Reposiano (Vulfc29), che parla di lui sottolineando che “lega insieme i due amanti”. All’estrema sinistra, da una finestra circolare, si accalcano numerosi divinità, richiamati dallo stesso Vulcano, per osservare ciò che sta avvenendo e mettere quindi in maggiore imbarazzo i due colpevoli. Sono divinità sia maschili sia femminili, secondo la tradizione ovidiana, che non ne indica né il nome, né il sesso, ma ne parla in generale, diversamente da Omero che, invece, dice che le dee sono rimaste a casa per pudore. Il loro atteggiamento è divertito, come si può vedere soprattutto dai due personaggi in primo piano, dei quali uno barbuto, probabilmente Giove, che si guardano e indicano l’un l’altro ciò che sta succedendo. Dietro di loro, tutti gli altri cercano di spiare nella stanza, con un atteggiamento molto umano e indiscreto. Dalla stessa finestra proviene, la luce del Sole, di quel dio, cioè, che ha indicato a Vulcano il tradimento della moglie, avendolo visto “per primo” (Vulfc15, vv. 169-170), e che ora permette a tutti di vedere chiaramente l’episodio.

Giulia Masone