44: Marte, Venere e Vulcano

Titolo dell’opera: Venere e Marte scoperti da Apollo

Autore: Giulio Bonasone

Datazione: 1545 ca.

Collocazione: Roma, Istituto Nazionale per la Grafica

Committenza:

Tipologia: incisione

Tecnica: bulino, III stato (16,5 x 11 cm)

Soggetto principale: Sole scopre l’adultero di Marte e Venere

Soggetto secondario:

Personaggi: Marte, Venere, Apollo-Sole

Attributi: raggi del sole, carro (Apollo-Sole)

Contesto: camera da letto

Precedenti:

Derivazioni:

Immagini:

Bibliografia: Gori Gandellini G., Notizie istorihe  degl’intagliatori, Vincenzo Pazzini Carli e figli, Siena 1771, I; Le Blanc C., Manuel de l’amateur d’estampes, Vieweg, Paris 1854; Ferrara S. – Bertelà G. G., Incisori bolognesi ed emiliani del sec. XVI, Associazione per le Arti “Francesco Francia”, Bologna 1975; Massari S., Giulio Bonasone, catalogo mostra (Roma, 1983), Quasar, Roma 1983, vol. I; Dunand L. – Lemarchand P., Les compositions de Titien intitulées Les amours des dieux Gravées par Gian-Jacopo Caraglio selon les dessin préoaratoires de Rosso Fiorentino et Pierino del Vaga, Michal Slatkine, Genève, 1989, vol. II; Cirillo Archer M., The Illustrated Bartsh. Italian madters of the sixteenth century, Abaris books, New York 1995, vol. 28, Commentary, formerly vol. 15, part. 1; Schlieker L., von, Humoristiche Erotik in der italienisischen Graphik des 16, 2001 Univ. Diss., Kiel, 2001; Zuffi S., a cura di, Arte e Erotismo in Il Cinquecento, Electa, Milano 2001; Aldovini L., Giulio Bonasone, in O. Casazza – R. Gennaioli, a cura di, Mythologica et erotica: arte e cultura dall'antichità al XVIII secolo, catalogo mostra (Firenze, Palazzo Pitti, 2005-2006) Sillabe, Livorno 2005, p. 172; Bodart D., Il Nudo Femminile: Eros, Mito, Allegoria in Rinascimento e Manierismo,Giunti, Prato Novembre 2005; Bull M., The Mirror of the Gods, Classical Mythology in Renaissance Art, Penguin Books, USA 2005

Annotazioni redazionali: La stampa fa parte di una serie ideata e incisa da Giulio Bonasone intorno al 1545, intitolata Amorosi diletti degli dei. Gli studiosi non sono concordi nel considerare l’entità delle opere della serie, in quanto non è possibile trovarne oggi un esemplare completo, essendo tutti smembrati, forse a causa della censura attuata nel periodo della Controriforma. Malvasia parla di “sei pezzi compagni, ne’ quali intervengono sempre uomo e donna nudi, e ben spesso Amore, in atti poco decenti, e perciò detti le lascivie del Bonasone”, ma poi, di seguito, aggiunge la descrizione di altre tre composizioni “della stessa misura e forma”, chiaramente riconoscibili come appartenente alla stessa serie. Nonostante altre fonti indichino un numero diverso di episodi, si concorda generalmente con la catalogazione di Bartsch, che conta diciannove soggetti, preceduti da un frontespizio. La stampa rappresenta il momento in cui i due amanti sono scoperti da Apollo. Marte e Venere sono distesi, nudi, sul letto,già colpiti nella parte inferiore del corpo dai raggi del Sole, mentre il busto e il volto sono immersi nell’ombra, prodotta dal baldacchino che li copre. Marte, alzatosi sul letto, ha afferrato le tende che scendono da questo, e cerca di coprire i loro corpi, senza riuscire del tutto nell’intento,in quanto, come dice Bonsignori (Vulfm19), il Sole “entra per ogni più piccola apertura”,arricchendo con questo le parole di Ovidio (Vulfc15, vv. 169-170), che aveva già sottolineato “vede tutto per primo”. L’espressione del volto di Venere mostra preoccupazione e timore per le conseguenze di questo evento, da cui cercano di sottrarsi, tentando di nascondere i loro corpi, secondo la narrazione di Luciano (Vulfc25), ma senza l’ironia in lui presente. In alto, al di sopra del baldacchino, fra le nuvole del cielo, passano al galoppo i cavalli del carro di Apollo, slanciati nella loro corsa quotidiana. Il dio, incorniciato dal cerchio luminoso e dai raggi che partono da questo, guida i suoi destrieri con espressione decisa ed energica. Ha il volto girato dall’altra parte e sembra non osservare quanto accade, ma la luce dei suoi raggi, che ha colpito in parte i corpi dei due amanti, dimostra che già ha scoperto il loro segreto e si prepara a fare la sua delazione, come narrato fin dai tempi di Omero (Vulfc01). La scena è ambientata in un interno domestico, in cui l’elemento principale, che occupa buona parte della raffigurazione, è il lettocostruito da Vulcano in occasione delle nozze con la dea e ora da questa disonorato nel suo adulterio con Marte. In basso, sulla destra, è raffigurato un tavolino, sul quale sono posati oggetti di uso quotidiano, lontani dall’iconografia tradizionale, che di solito vede le armi di Marte poggiate vicino al letto. Anche Venere non ha gli attributi iconografici che la identificano, ma ambedue i personaggi sono ben riconoscibili, sia per la presenza del carro di Apollo, che ha illuminato in parte i loro corpi, sia attraverso i versi posti nella parte inferiore della stampa, che collegano direttamente la scena, che sta avvenendo, alla storia, narrata da Ovidio, in cui si dice che, per vendicarsi di Apollo, che aveva riferito a Vulcano quanto stava avvenendo nel suo letto nuziale, la dea lo fece innamorare di Dafne, che però respinse il suo amore. Da ciò risulta un’ alterazione dei fatti, in quanto, in realtà, a seguito della sua delazione, Venere suscita in lui non l’amore per Dafne, ma quello per Leucotoe, come si legge in questo passo delle Metamorfosi.