41: Marte, Venere e Vulcano

Titolo dell’opera: Marte e Venere

Autore: Cristoforo Gherardi, detto il Doceno

Datazione: 1537-54

Collocazione: San Giustino, Castello Bufalini, stanza degli dei pagani (o di Giove)

Committenza: Giulio Bufalini

Tipologia: pittura parietale

Tecnica: affresco

Soggetto principale: amori di Marte e Venere

Soggetto secondario:

Personaggi: Marte, Venere, Amore

Attributi: elmo, corazza, scudo (Marte)

Contesto: camera da letto

Precedenti:

Derivazioni:

Immagini:

Bibliografia: Ronen A., The Pagana gods. A fresco cyicle by Cristofano Gherardi in the Castello Bufalini, San Giustino, in “Antichità Viva”, XVI, 1977, n. 4, pp. 3-12; Ronen A., Gli affreschi di Cristofano Gherardi nella stufetta del Castello Bufalini a San Giustino, in “Studi di Storia dell’arte”, IV, 1993, pp. 69-84; De Romanis A., San Giustino, Castello Bufalini, in C. Cieri Via, L’arte delle metamorfosi. Decorazioni mitologiche nel Cinquecento, Lithos, Roma 2003, pp. 326-329

Annotazioni redazionali: Il dipinto fa parte della decorazione del Castello Bufalini di san Giustino, realizzata da Cristoforo Gherardi, stretto collaboratore del Vasari, che attuò qui la sua commissione più importante. Questa fu da lui realizzata in più riprese, a partire dal 1537 fino al 1554. La decorazione, realizzata in diversi ambienti del castello, illustra cicli pittorici con miti, grottesche e storie dei romani, visibili in cinque camere e tre stufette. Nella stanza degli dei pagani, al piano inferiore della torre, detta anche stanza di Giove, dalla raffigurazione di questo dio affrescato nel centro della volta, sono rappresentate le allegorie dei Quattro Elementi, e, al di sotto di queste, nelle lunette, alcune scene relative alle loro storie mitologiche, come narrate nelle Metamorfosi di Ovidio e, fra queste, l’episodio dell’amore fra Marte e Venere. L’affresco, di forma rettangolare, inserito in una lunetta e contornato da grottesche e figure varie, rappresenta l’incontro dei due amanti, nella stanza del palazzo di Vulcano. In una ricca architettura, in cui si evidenziano le colonne, Venere, posta sulla destra, è adagiata sul letto nuziale, da lei ormai disonorato, come narrato da Omero, nuda, vista di schiena, con un braccio appoggiato sul cuscino ed l’altro teso verso Marte, ad indicare un colloquio con lui. Questi, di fronte a lei, seduto su uno sgabello, in posizione rilassata, la guarda fissamente e sembra risponderle. È rappresentato giovane, senza barba, vestito con la corazza e i calzari, ancora armato, come lo indica Pausania accanto a Venere (Vulfc27, 18, 5). Tiene in mano l’ascia, posta in posizione rovesciata, utilizzata quasi come un bastone a cui appoggiarsi e non come uno strumento di guerra. Accanto a lui, sul pavimento, c’è l’elmo che si è tolto nel momento del suo incontro con la dea. Sopra le gambe di Venere, vi è Amore che volge il viso verso la dea, ma dimostra, nella posizione del suo corpo, di andare verso Marte, collegando in tal modo le due figure, da cui, come tramandato da Simonide (Vulfc04), è stato generato, in una espressione visiva piena di creatività, propria di Cristoforo Gherardi. L’incontro fra i due è ancora all’inizio, tanto che Marte è ancora vestito, e la reazione di Vulcano sembra lontana. Tutti gli elementi riportano, però, a lui, soprattutto la posizione di questo affresco, collocato in corrispondenza dell’allegoria di Vulcano-Fuoco. Ciò lascia intendere molto chiaramente che la storia di questo adulterio è intimamente connessa con le vicende del dio, che prenderà coscienza di quanto sta avvenendo dalla delazione del Sole, come narrato nelle Metamorfosi di Ovidio (Vulfc15).

Giulia Masone