Titolo dell’opera: Marte e Venere al bagno
Autore: Antonio Fantuzzi
Datazione: 1543
Collocazione: Parigi, Biblioteca Nazionale, Gabinetto delle stampe
Committenza:
Tipologia: incisione
Tecnica: acquaforte e bulino (21 x 42,6 cm)
Soggetto principale: bagno di Marte e Venere
Soggetto secondario:
Personaggi: Marte, Venere
Attributi: spada, corazza, scudo, lancia (Marte)
Contesto: scena d’interno
Precedenti: disegno, Primaticcio, Marte e Venere al bagno, Parigi, Louvre
Derivazioni:
Immagini:
Bibliografia: Zerner H., Antonio Fantuzzi, in L’École de Fontainebleau, Musées Nationaux, Paris 1972; Dunand L. – Lemarchand P., Les compositions de Jules Romain intitulées Les amours des dieux, gravées par Marc-Anotoine Raimondi, Lemarchand, Lausanne 1977, vol. I; Zerner H., The Illustrated Bartsch, Italian artists of the sixteenth cetury school of Fontainebleau, Abaris books, New York 1979; Lévêque J.J., L’ecole de Fontainebleau, Ides ed Calendes, Neuchâtel 1984
Annotazioni redazionali: Questa incisione di Antonio Fantuzzi, attivo a Fontainebleu dal 1537 al 1550, è stata realizzata su una composizione del Primaticcio, di cui Fantuzzi era aiutante. Non ci sono documentazioni che indichino per quale sito sia sta preparata questa lunetta, ma il soggetto farebbe pensare alla sovrapporta di un Appartamento dei bagni, che era anche l’ambiente privatodel collezionista Francesco I. L’incisione riprende il tema degli amori di Marte e Venere, utilizzando un’iconografia adottata nel Rinascimento (Cfr. scheda opera 31), ma che non trova riscontro nelle fonti letterarie, in cui si colgono i due amanti in un momento di intimità, mentre fanno il bagno in una vasca. Sul lato di questa giacciono, piuttosto ammucchiate e disordinate, delle armi, che permettono l’identificazione indubbia di Marte. Si riconoscono la spada, la corazza, l’elmo con il cimiero e lo scudo, tutti oggetti inutili in questo momento di intimità molto tranquilla. Il dio è già dentro l’acqua, con una mano sul bordo. Di lui sporgono il busto, la testa dai riccioli corti e, in particolare, lo sguardo che rivolge a Venere, aspettando che questa entri anche lei nell’acqua. La dea, che intanto si spoglia del telo che la copre, ha già posto una gamba dentro la vasca. Ha i capelli coperti con un turbante, per non bagnarli. In secondo piano, vicino ad un’ampia stufa, si trovano due ancelle, che rimandano, anche se con un’iconografia diversa, alla presenza delle Grazie, come sottolineato da Reposiano (Vulfc29). Esse sono intente a parlare fra loro, mentre attendono che il calore del fuoco scaldi l’acqua, da aggiungere a quella della vasca, come si evince anche dal bacile poggiato in terra. Dietro tutto l’ambiente sono posti delle pesanti cortine, per garantire l’intimità di chi vi si trova. La luce che proviene di lato dimostra, però, che non si può ingannare il Sole che, come dice Ovidio (Vulfc15, v. 169),“vede tutto per primo” ed “entra per ogni più piccola apertura”, come sottolineato successivamente da Bonsignori (Vulfm19).
Giulia Masone