12: Marte, Venere e Vulcano

Titolo dell’opera:

Autore:

Datazione: metà I sec. d.C.

Collocazione: Pompei,Casa di Marco Lucrezio Fronte, V 4 a

Committenza:

Tipologia: pittura parietale

Tecnica: affresco

Soggetto principale: amori di Marte e Venere

Soggetto secondario:

Personaggi: Marte, Venere, Amore, Ipno

Attributi: arco e frecce (Amore); fronte alata (Ipno)

Contesto: scena d’interno

Precedenti:

Derivazioni:

Immagini:

Bibliografia: Bianchi Bandinelli R., Tradizione ellenistica  gusto  romano nella pittura pompeiana, in “Critica d’arte”, VI, 1941, n. 1, pp. 3-31; Delcourt Curvers M., Héphaistos ou la lègende du magicien, Belles Lettres, Paris 1957; Maiuri A., Pompei, Istituto poligrafico dello Stato, Libreria dello Stato, Roma 1964; Audin A. - Jeancolas L., Le médaillon des amours de Mars et Venus, in “Bulletin des Musées et Monuments Lyonnais”, IV, 1969, pp. 181-183; Allroggen Bedel A., La pittura, in F. Zevi, a cura di, Pompei 79. Raccolta di studi per il decimonono centenario dell’eruzione vesuviana, Gaetano Macchiaioli, Napoli 1979, pp. 130-144; De Vos M., in Pompei, pitture e mosaici, Istituto della Enciclopedia italiana fondata da G. Treccani, Roma 1991, vol. III, regiones II-III-V, pp. 1017-1018; Sampaolo V., La decorazione pittorica in età imperiale, in Pompei, a cura di F. Zevi, Banco di Napoli, Napoli 1992, vol. II, pp. 59-83; Cerulli Irelli G. – Aoyagi M. – De Caro S. –  Pappalardo U., edition par, La peinture de Pompei. Témoignages de l’art romain dans la zone ensevelie par Vésuve en 79 ap. J.C., Hazan, Paris 1993, vol. I-II; Simon E., Representations mythologiques dans la peinture pompéienne, in  La peinture de Pompei. Témoignages de l’art romain dans la zone ensevelie par Vésuve en 79 ap. J.C., a cura di G. Cerulli Irelli – M. Aoyagi – S. De Caro – U. Pappalardo, Hazan, Paris 1993, vol. I, pp. 267-276; Simon E., Representations mythologiques dans la peinture pompéienne, in  La peinture de Pompei. Témoignages de l’art romain dans la zone ensevelie par Vésuve en 79 ap. J.C., a cura di G. Cerulli Irelli – M. Aoyagi – S. De Caro – U. Pappalardo, Hazan, Paris 1993, vol. I, pp. 267-276; Walter H.- Jürgen Horn H., a cura di, Die Rezeption der 'Metamorphosen des Ovid in der neuzeit: der antike mythos in text und bild, Gebr. Mann Verlag, Berlin 1995; Paris G., La Rinascita di Afrodite, Moretti e Vitali, Bergamo 1997; Sampaolo V., in Pompei, pitture e mosaici, Istituto della Enciclopedia italiana fondata da G. Treccani, Roma 1997, vol. VII, regio VII, parte II, p. 370; Strocka V. M., Mars und Venus in Bildprogrammen pompejanischer häuser, in I temi figurativi nella pittura parietale antica, a cura di D. Scagliarini Corlàita, University press Bologna, Bologna 1997, pp. 129-134; Baldassarre I. – Pontrandolfo A. – Rouveret A. – Salvadori M., La pittura da Nerone ai Flavi, in Pittura romana. Dall’ellenismo al tardo antico, Federico Motta, Milano 2002, pp. 226-234; De Carolis E., Gli inquieti amori degli Dei, in O. Casazza – R. Gennaioli, a cura di, Mythologica et erotica: arte e cultura dall'antichità al XVIII secolo, catalogo mostra (Firenze, Palazzo Pitti, 2005-2006) Sillabe, Livorno 2005, pp. 54-55

Annotazioni redazionali: L’affresco si trova in un’abitazione nobile, ben rispondente al grado sociale del proprietario, che rivestiva l’ufficio di sacerdote di Marte e di decurione della città. È un tipo di pittura di IV stile, con decorazioni di fantastiche architetture e schemi tolti dalle scenografie teatrali. Vi si rappresenta l’immagine degli amori di Venere e Marte, uno dei temi iconografici più diffusi nella pittura e nelle raffigurazioni artistiche di questa città, sia per il carattere idillico sacrale, sia per la notorietà del materiale tardo ellenistico da cui derivava. La raffigurazione, anche se non ne presenta chiaramente le caratteristiche, sembra seguire la tradizione omerica (Vulfc01), piuttosto che quella esiodea (Vulfc02), in quanto l’atteggiamento delle due divinità appare piuttosto furtivo, e quindi  si identifica meglio con un amore adultero, e non con un legittimo amore coniugale. Venere indossa un chitone ed è seduta sul cuscino del trono. Con la mano destra chiude il mantello, mentre con la sinistra, con un atteggiamento inusuale, ferma il gesto di Marte, che le sta inserendo la mano nel seno. Il dio indossa ancora sul capo l’elmo di bronzo ed appare molto deciso a sollecitare la dea. Questo atteggiamento narra figurativamente, in modo simile, quanto si dice nella poesia di Omero (Vulfc01, v. 290), in cuiAres, sollecita Afrodite a seguirlo nel letto, e a stendersi con lui. Proprio il letto occupa, infatti,  buona parte dell’affresco, e verrà disonorato da questo rapporto adulterino, come riferito da Omero. La dea, invece, rivolta verso lo spettatore, mostra un atteggiamento quasi statico e indifferente. Sulla destra, due figure femminili, sedute su un ripiano alla sommità del letto, l’una vista di spalle, l’altra di fronte, guardano anch’esse verso lo spettatore, ad accentuare il tono teatrale di tutto l’insieme. Vicino a loro è posto l’alabastron,un alto vaso, contenente i balsami per il lavacro. Al centro dei due gruppi laterali, si staglia la figura del piccolo Amore, vero fulcro di interesse di tutta la vicenda, pronto a scoccare la freccia, con l’arco già nelle mani. Dietro di lui, sempre nell’asse centrale, nel registro superiore, al di là del letto, si trova la figura di Ipno, dalla fronte alata, che si tocca pensoso il mento, come se stesse cercando un modo per sbloccare la situazione creata dal gesto della dea, che ha impedito l’approccio di Marte. Secondo un’altra interpretazione, la figura impersona il Sole, che, dall’alto, osserva il convegno amoroso, prima di riferirlo a Vulcano, seguendo la fonte letteraria di derivazione omerica, ripresa poi da Ovidio (Vulfc15). Entrato nel talamo dalla porta che si vede alle sue spalle, fissa con attenzione e perplessità la coppia, in mezzo ad altre due figure femminili, una delle quali guarda anch’essa la dea, mentre l’altra volge il viso e gli occhi altrove. Queste divinità sono adunate sulla porta, come riferito dagli autori suddetti.

Giulia Masone