05: Marte, Venere e Vulcano

Titolo dell’opera:

Autore: scuola di Fidia

Datazione: 420 a.C. ca.

Collocazione: Venezia, Museo archeologico

Committenza:

Tipologia: scultura

Tecnica: rilievo in marmo pantelico

Soggetto principale: Ares ed Afrodite compiono una libagione

Soggetto secondario:

Personaggi: Ares, Afrodite

Attributi: elmo, scudo (Ares)

Contesto: scena all’aperto

Precedenti:

Derivazioni:

Immagini:

Bibliografia: Anti C., Il Regio museo archeologico nel Palazzo reale di Venezia, Istituto poligrafico dello Stato, Libreria dello Stato, Roma 1930; Delcourt Curvers M., Héphaistos ou la lègende du magicien, Belles Lettres, Paris 195; De Franciscis A., sub voce “Afrodite”, in  Enciclopedia dell’arte antica, classica e orientale, Istituto della enciclopedia di G. Treccani, Istituto poligrafico dello Stato, Roma, 1958, vol. I, pp. 118-126; Kerényi C., Gli dei e gli eroi della Grecia, Il Saggiatore, Milano 1963; Forlati Tamaro B., Il Museo Archeologico nel Palazzo Reale di Venezia, Istituto poligrafico dello Stato, Libreria dello Stato, Roma 1969; Traversari G., Sculture del V-IV sec. a.C. del Museo Archeologico di Venezia, Alfieri, Venezia 1973; Bruneau P., sub voce “Ares”, in Lexicon Iconographicum Mythologiae Classicae, Artemis Verlag, Zurich-München, 1984, II, p. 483, n. 57; Tombolani M., Sculture “originali” di scuola fidiaca al Museo Archeologico di Venezia, in Alla Ricerca di Fidia, a cura di B. Conticello, F. Brian, G. Donato, C.M. Fallani, G. Gullini, G. Rossi-Osmida ed M. Tombolani, Liviana, Padova 1987; Favaretto I., Arte antica e cultura antiquaria nelle collezioni venete al tempo della Serenissima, “L’Erma” di Bretschneider, Roma 1990; Favaretto I. – Traversari G., Tesori di scultura greca a Venezia. Raccolte private del ‘500 al Museo Archeologico, Carotecnica veneziana, Venezia 1993; Paris G., La Rinascita di Afrodite, Moretti e Vitali, Bergamo 1997; Becatti G., L’arte dell’età classica, Sansoni, Firenze 2000; Charbonneaux J. - Martin R. -  Villard F., La grecia classica, BUR, Milano 2001; Giuliano A., Storia dell’arte greca, Carocci, Roma 2002; Price S. – Kearns E., ed. by, The oxford dictionary of classical myth and religion, Oxford University, New York 2003, sub voce “Aphrodite”, pp. 36-37, “Ares”, pp. 48-49, “Hephaestus”, pp. 248-249

Annotazioni redazionali: Il rilievo votivo presenta Ares ed Afrodite che compiono una libagione. Sulla destra si vede Ares, nelle sembianze di un guerriero barbato, come solitamente rappresentato nelle immagine antiche, con il capo coperto dall’elmo con cimiero, vestito con una tunica e un mantello. Egli riceve in una patera, che tiene nella mano destra, il vino che Afrodite gli sta offrendo, versandolo da un’oinochoe: è il momento in cui, prima di partire per la guerra, si offre una libagione, sopra l’altare di Zeus, posto in basso, fra le due divinità. Alla destra di Ares si vede lo scudo, che il dio ha posato in terra, prima di accostarsi all’ara. È raffigurato alto, composto e solenne. Guarda fissamente negli occhi Afrodite che, di fronte a lui, svela il capo, nel gesto di una sposa, e tende il braccio nella sua direzione. Anche la dea, vestita con un abito panneggiato, guarda nel volto Ares. È un’iconografia che coglie l’amore di Ares e Afrodite, rappresentati come coniugi compassati, di fronte alla partenza dell’uomo per la guerra, uniti da legittimo amore, come narrato nelle fonti letterarie da Esiodonella Teogonia (Vulfc02). Egli, infatti, nel presentare l’origine degli dei, indica, diversamente da Omero (Vulfc01), l’unione matrimoniale di Ares e Afrodite, seguendo una tradizione che sarà poi ripresa anche da altre fonti letterarie (Simonide, Vulfc04 ed Eschilo, Vulfc05). A sinistra, dietro la dea, si nota la piccola effige dell’adorante, che, avvolto dall’himation, alza il braccio destro in segno di preghiera. La connotazione minore di questo personaggio, anche per quanto riguarda le dimensioni, indica un tipo di iconografia che spinge a focalizzare l’attenzione e a cogliere gli aspetti centrali della narrazione del mito. Questa figura dimostra, inoltre, il desiderio di porre la presenza dell’uomo in mezzo agli dei, introducendo l’attualità nel loro mondo. Tutta la composizione raggiunge un senso di equilibrio fra umano e divino, che indica l’influsso di Fidia, su tutta l’arte del V sec.

Giulia Masone