V sec. d.C.
NONNO DI PANOPOLI, Le Dionisiache
Traduzione da: Nonno di Panopoli, Le Dionisiache, a cura di G Agosti, D. Gigli Piccardi e F. Gonnelli, BUR, Milano 2004. vol. III
III, 373-381
Allora Zeus padre manda il figlio di Maia con le ali spiegate alla casa di Elettra come veloce messaggero, perché dia Armonia in nozze armoniose a Cadmo, una vergine esule dal cielo, che Ares generò unendosi in un’unione furtiva e segreta ad Afrodite. Ma temendo che la bambina fosse prova vivente del suo dolce segreto, la madre non la allevò ì; dalla volta del cielo la condusse, tutta rannicchiata fra le braccia, sul suo peto, alla casa di Elettra, perché fosse la sua nutrice.
IV, 58-62
Zeus, mio progenitore, ha sposato Era sua sorella con un patto nuziale all’interno della stessa famiglia: entrambi poi, Ares ad Afrodite, entrati nello stesso letto e divenuti genitori di Armonia, sono nati da uno stesso padre, in un rapporto dunque fra fratelli.
V, 80-82
La quinta la dedica ad Ares, la terza ad Afrodite, perché il Sole si trovi in mezzo ad entrambi, per separare Afrodite dal suo violento vicino Ares.
V, 579-585
Lo Zoppo di Lemno le portò una collana cesellata e variopinta, che, appena forgiata, sentiva ancora dei rumori della fucina. Ormai infatti aveva lasciato suo malgrado la prima sposa, Afrodite, dopo averla sorpresa in un’orgia con Ares; aveva mostato anche ai beati quell’adulterio, usurpatore del suo letto –glielo aveva rivelato Fetonte-, e aveva legato in una rete di ragno Ares nudo insieme ad Afrodite nuda.
XXIV, 297-320
«O Citerea, adesso hai il telaio. Lascia il tuo cinto ad Atena! Se maneggi il filo e fai correre la spola fra le mani, prendi anche la lancia bellicosa e l’egida della Tritogenia. Io so, Citerea, come mai lavori al rumoroso telaio, non mi è sfuggita la tua astuzia: il tuo sposo Ares, credo, ti ha richiesto delle amabili vesti per le nozze. Tessi dunque il mantello per Ares, e su di esso, appena tessuto, non ricamare uno scudo. Che c’entrano con Afrodite gli scudi? Raffigura Fetonte, splendente testimone della tua camera, che va a dire il furtivo predatore del tuo letto. E rappresenta anche, se vuoi, i tuoi antichi legami, e figura, con mano pudica, il dio che ti ha fatto sposo adultero. E tu poi, Eros, lascia pure inutilizzato il tuo arco e prepara il filo per la mamma, Citerea amante di conocchia; così, oltre che “alato”, io ti chiamerò anche “tessitore” e vedrò il dio di fuoco che, come prima il nervo di bue, tende adesso, invece delle frecce, il filo e avvolge la bobina. Ricama Ares, in oro, insieme all’aurea Afrodite, e che abbia in mano la spola e non brandisca lo scudo, e ricami un mantello a due falde insieme alla laboriosa Citerea. Ma su, Citerea, le tue mani, adesso deidte alla conocchia, gettino al vento tutte le trame; prenditi cura del cinto d’amore. Riprenditi a cuore la copula, ché questo mondo primogenio continua a sbandare finché te ne stai a tessere stoffe».
XXIX, 328-356
«Dormi, Ares, dormi, amante sventurato, dormi da solo, coperto dal bronzo, e la dea di Pafo di nuovo nel suo letto la possiede Efesto, lei che prima era la tua Afrodite. Ha scacciato Carite dalla sua casa, sposa gelosa: per trascinare di nuovo alle nozze l’antica compagna Eros in persona ha colpito la riottosa Afrodite, volendo far cosa grata al padre Efesto. Persino Atena, che non sa cosa sia il desiderio, tenta di persuadere il grande Zeus, lei vergine che trama gli inganni, per stornare Efesto, dato che ancora si ricorda l’unione fallita delle nozze che fecondarono il suolo: non vuole, dopo il destino del primo Eretteo, crescere con la sua maschia mammella un altro figlio della Terra. Svegliati, va’ sulla plaga della montagna tracia, guarda la tua Citerea a Lemno, che lei ben conosce: guarda come le porte di Pafo e la reggia di Cipro sono coronate dai fiori sparsi da uno sciame di Amori nuziali; ascolta le donne di Biblo che cantano Afrodite e il nuovo amore delle sue nozze rinnovellate. Ares, hai perduto la tua Cipride! Il Lento ha battuto nella corsa il veloce Ares, sterminatore di uomini. Non ti resta che celebrare anche tu Afrodite che si unsice con l’affocato Efesto! Su, va’ in Sicilia e prega, dammi retta, i Ciclopi che stanno alla forgia: ed essi, esperti nell’arte dell’abile Efesto, gelosi delle sue opere sapienti, ti fabbricheranno una trappola, ti allestiranno una seconda catena simile a quella vecchia, così che tu stesso catturerai quei due in trappole infrangibili, legherai chi ha derubato il tuo matrimonio punendolo con le catene, serrando ad Afrodite Efesto dai piedi forti».