Vulfc08

IV sec. a.C.

ARISTOTELE, Politica, II, 1269 b

Traduzione da: Aristotele, Politica, in Opere,traduzione di R. Laurenti, Laterza, Bari 1973, vol. IX

 

Inoltre la libertà concessa alle donne è dannosa sia all’intento della costituzione sia alla felicità dello stato. Perché, come l’uomo e la donna sono parte della famiglia, è chiaro che anche lo stato si deve ritenere diviso press’a poco in due ruppi separati, quello degli uomini e quello delle donne: di conseguenza, in tutte le costituzioni nelle quali la posizione delle donne è mal definita, bisogna credere che la metà dello stato sia senza leggi. Il che è accaduto precisamente a Sparta: il legislatore, volendo che tutto lo stato fosse forte, proseguì apertamente le sue intenzioni in rapporto agli uomini, le trascurò invece con le donne: per ciò esse vivono senza freno, rotte a ogni dissolutezza e lussuria. È inevitabile, quindi, tanto più se gli uomini si trovano ad essere dominati dalle donne, come succede nella maggior parte delle razze militari e guerriere, a eccezione dei Celti e di quanti altri popoli hanno apertamente in onore la relazione tra uomini. E non senza ragione pare che l’autore primo dei miti abbia congiunto Ares e Afrodite, perché si vede che tutti gli uomini di tal sorta sono attratti dall’intimità cogli uomini o con le donne. Per questo il fenomeno si è verificato presso i Laconi e durante il tempo della loro egemonia dalle donne.