31: Ino

Titolo dell’opera: I Tiburtini portano l’immagine di Ino-Leucotea-Mater Matuta, significata per Sibilla Albunea-Tiburtina

Autore: Cesare Nebbia (bottega di Girolamo Muziano)

Datazione: 1569

Collocazione: Tivoli, Villa d’Este

Committenza: Cardinale Ippolito d’Este

Tipologia: pittura parietale

Tecnica: affresco

Soggetto principale: al centro, in primo piano, figura un sacro altare sulla cui sommità è acceso il fuoco. In basso a destra, un uomo, armato di coltello e inginocchiato, sta uccidendo un montone; davanti a lui, anch’esso inginocchiato, figura un fanciullo che tiene nella mano sinistra un anfora e con la destra sostiene il manico di un’ascia che sostiene sulla spalla. Subito dietro, i Profeti assistono al sacrificio mentre, all’estrema sinistra, il capitano col suo seguito, un esercito di fanti e cavalieri che si profila sullo sfondo, trasportano l’immagine della statua d’oro della locale Sibilla Albunea detta Tiburtina, per onorarla

Soggetto secondario:

Personaggi: Sibilla Albunea/Ino-Leucotea, Melicerte, Profeti, tiburtini

Attributi: Melicerte (Ino-Leucotea-Mater Matuta/Sibilla Albunea-Tiburtina); baffi e barba folta e lunga, tavole,talare (Profeti); tuniche,corazze, lance, elmi, scudi, trombe, stendardo (Tiburtini)

Contesto: la scena di sacrificio ha luogo in un contesto paesaggistico all’aperto

Precedenti:

Derivazioni:

Immagini:

Bibliografia: Coffin David Robbins, Villa D’Este Tivoli, Princenton 1960, tav.81, pagg. 56, 60-64; A. Bertolotti, Artisti belgi e Olandesi a Roma nei secoli XVI-XVII,Firenze 1880, pagg. 194-205; A. Venturi, Storia dell’Arte Italiana, IX Milano 1932,  pagg. 908-912

Annotazioni redazionali: l’affresco in questione che, sulla parete finge un arazzo contenuto da una cornice rettangolare realizzata in stucco, si trova all’interno della seconda stanza Tiburtina, cosiddetta, per le decorazioni a sfondo mitologico accentrate intorno a Tivoli. Qui, sulle due pareti più lunghe di ogni stanza, un dipinto rettangolare viene affiancato da piccoli ovali verticali, all’interno dei quali, musica e dramma sono personificate da figure femminili che reggono strumenti musicali, un libro aperto o una maschera. Sulla sommità della volta della stanza, inoltre, è ritratto il dio Sole, Apollo connotato da un attributo a corde come la lira che, insieme ai suoi corsieri e messaggeri, figura sulla propria quadriga trainata da quattro cavalli di cui, due bianchi e due pezzati. L’autore degli affreschi delle due stanze Tiburtine, collocate al piano superiore della villa, sembra essere Cesare Nebbia, un allievo assistente di Girolamo Muziano, il quale esegue e porta a termine la decorazione tra il febbraio e il giugno del 1569. L’attività del Nebbia, come mastro pittore, è attestata dai taccuini dei pagamenti in cui compare citato come Cesare Nebula. L’immagine in questione ritrae, seduta in trono, la statua d’oro della locale Sibilla Albunea detta Tiburtina che una leggenda popolare identificava con Ino, trasformata da Venere in Leucotea, cioè bianca nella lingua greca, e albunea e aurora nella lingua latina. Tentare di sciogliere l’enigma legato all’associazione della figura della Sibilla Albunea o Tiburtina con Ino-Leucotea-Mater Matuta, che fra l’altro sembra appartenere solo a Tivoli, è impresa ardua se non impossibile, quand’anche, allo stesso Pirro Ligorio, colui che progettò e realizzò non solo la villa, ma anche l’immenso complesso monumentale del giardino dall’intricato significato iconologico, sfuggiva il non dimostrato passaggio di Ino in Sibilla nel territorio romano.             

Claudia Terribili