28: Ino

Titolo dell'opera: La follia d’Atamante

Autore: Cesare Nebbia (bottega di Girolamo Muziano)

Datazione: 1568

Collocazione: Tivoli, Villa d’Este, II Stanza Tiburtina

Committenza: Cardinale Ippolito d’ Este

Tipologia: pittura parietale

Tecnica: affresco

Soggetto principale: di fronte, in primo piano, c’è la figura di Atamante impazzito che, abbigliato come un condottiero romano, tiene nella mano destra il corpo nudo del piccolo Learco che sta per scagliare contro una roccia. In secondo piano, sulla destra, la Furia Tisifone, dai capelli serpentiformi, incalza da un antro oscuro Atamante che minaccia con una torcia. Sullo sfondo, a sinistra, Ino fugge dalla follia omicida dello sposo Atamante portando in grembo un fagotto, forse, il figlio più piccolo Learco, mentre, con la mano destra, trascina il figlio maggiore Melicerte    

Soggetto secondario:

Personaggi: Atamante, Learco, Tisifone, Ino, Melicerte

Attributi: Learco (Atamante); anguicrinita, nuda, torcia (?) (Tisifone); Melicerte, Learco (?) (Ino)

Contesto: la scena ha luogo in un contesto paesaggistico all’aperto mentre, sullo sfondo a destra, figurano delle abitazioni schierate lungo la costa e a sinistra due imbarcazioni ormeggiate in mare

Precedenti: La Strage degli Innocenti, di Marcantonio Raimondi (incisione su rame)

Derivazioni:

Immagini:

Bibliografia: Coffin David Robbins, Villa D’Este Tivoli, Princenton 1960, tav.82, pagg. 31-33; A. Bertolotti, Artisti belgi e Olandesi a Roma nei secoli XVI-XVII,Firenze 1880, pagg. 194-205; A. Venturi, Storia dell’Arte Italiana, IX Milano 1932,  pagg. 908-912

Annotazioni redazionali: l’affresco in questione, contenuto in una cornice ovale realizzata in stucco, al di sopra dell’unica finestra che affaccia sul giardino della villa, si trova all’interno della seconda stanza Tiburtina, cosiddetta, per le decorazioni a sfondo mitologico accentrate intorno a Tivoli. Qui, sulle due pareti più lunghe di ogni stanza, un dipinto rettangolare viene affiancato da piccoli ovali verticali, all’interno dei quali, musica e dramma sono personificate fa figure femminili che reggono strumenti musicali, un libro aperto o una maschera. Sulla sommità della volta della stanza, inoltre, è ritratto il dio Sole, Apollo, connotato da un attributo a corde come la lira che, insieme ai suoi corsieri e messaggeri, figura sulla propria quadriga trainata da quattro cavalli di cui, due bianchi e due pezzati. L’autore della decorazione delle due stanze Tiburtine, collocate al piano superiore della villa, sembra essere Cesare Nebbia, un allievo assistente di Girolamo Muziano. L’attività del Nebbia, come mastro pittore, è attestata non solo dai taccuini dei pagamenti in cui compare citato come Cesare Nebula, ma si rivela pure dalla somiglianza della figura di Atamante, nella scena della sua follia, con il carnefice posto sul lato sinistro nel Martirio di San Lorenzo da lui realizzato, all’interno della chiesa di Santa Susanna a Roma. Sempre dai pagamenti è stato possibile collocare cronologicamente anche l’attività come pittore all’interno delle due stanze, che va dal febbraio al giugno del 1569. Nella suddetta scena si illustra, del mito di Ino e Atamante, la tragica vicenda in cui quest’ultimo, omicida del figlio Learco, provoca anche il suicidio in mare della sposa Ino che però, insolitamente, figura gettarsi in mare insieme ad entrambi i figlioli. Relativo al IV Libro delle Metamorfosi di Ovidio, l’episodio contempla non soltanto i protagonisti del mito, ma anche la causa che scatena tanta crudeltà in Atamante che consiste nella follia con la quale la Furia Tisifone lo aveva colpito. La posizione in cui si rileva la figura di Atamante sembra ricordare, del repertorio figurativo analizzato fino ad ora, un antico modello incisorio già contemplato. 

Claudia Terribili