18: Ino

Titolo dell'opera: la follia di Atamante

Autore: anonimo

Datazione: 1521

Collocazione: Raffaello Regio, Metamorphoseon Pub. Ovidii Nasonis libri XV cum Raphaelis Regii Volterrani luculentissima explanatio, per Giorgio Rusconi, Venezia 1521 (prima edizione 1493), libro IV, fol. 56b

Committenza: Francesco Gonzaga

Tipologia: incisione (per riproduzione a stampa)

Tecnica: xilografia.

Soggetto principale: dal centro verso sinistra, è rappresentata  anguicrinita e con il corpo nudo, la Furia Tisifone che, mentre varca la porta del palazzo di Atamante, scaglia sul petto di Ino e Atamante, disposti di fronte a lei, il serpente che tiene con la mano sinistra

Soggetto secondario: a destra, nell’immagine relativa alla seconda scena è di nuovo rappresentato Atamante che, uscito di senno, sta per scaraventare il piccolo Learco tenuto per una caviglia, contro una roccia mentre, alle sue spalle e in sacondo piano, figura Ino che, con l’altro figlioletto, Melicerte, tenuto fra le braccia, si getta in mare

Personaggi: Ino, Atamante, Tisifone; Atamante, Learco, Ino, Melicerte

Attributi: serpente,capelli serpentiformi, nuda (Tisifone); Learco (Atamante); Melicerte (Ino)

Contesto: nella sequenza narrativa delle due scene il mito di Ino e Atamante si snoda entro un unico riquadro dove le figure, tozze e sgraziate, si alternano a brevissimi brani paesaggistici che contribuiscono a separare realisticamente l’illustrazione in due scene

Precedenti: Giovanni dei Bonsignori, Ovidio Methamorphoseos vulgare, Venezia 1497, fig. 32v (Cfr. scheda opera 17)

Derivazioni:

Immagini:

Bibliografia:

Annotazioni redazionali: l’immagine illustra l’edizione veneziana del 1521 delle Metamorfosi di Raffaello Regio, autore del commentodell’opera ovidiana che venne stampata assieme al testo originale in latino. Anche Regio, come già nel 1497 il Buonsignori, riconosce agli antichi miti, nella sua spiegazione morale, un valore formativo; tuttavia, egli abbandona la tendenza allegorico-edificante tacciata di falso senso letterale, per cercare un significato più profondo. Niente affatto speculativo Regio così, nel suo approccio col testo ovidiano, inaugura una nuova tendenza filologica, tutta protesa all’individuazione del vero e non del presunto significato. D’altra parte questa era una tendenza che, corrispondente alla nuova concezione Umanistica, non guardava più il poeta epico con diffidenza, ma piuttosto, lo assurgeva a poeta erudito. Con questi presupposti, l’edizione curata dal Regio era destinata a trovare largo credito non solo in Italia: nel 1513 ne circolavano infatti, più di 50.000 esemplari; tuttavia, l’approccio filologico da lui inaugurato, non sortì lo stesso effetto. L’interpretazione allegorica, propria degli ambienti scolastico-universitari, pur essendo mal vista dagli umanisti come il Regio, era una pratica ancora talmente consolidata, da dominare i commenti delle Metamorfosi ovidiane che, ancora nel 1500 si rifacevano a Boccaccio. Caratteristica principale di questa edizione del 1521, ma non esclusiva perché già presente in quella del 1518, è l’inserimento dei nomi accostati ai relativi personaggi, allo scopo di aiutare il fruitore nella corretta lettura degli avvenimenti. Dal punto di vista figurativo tuttavia, l’illustrazione in questione anche se di fattura più rozza (si noti per esempio il corpo nudo di Tisifone appena sbozzato come pure quello degli altri protagonisti) e variata in qualche dettaglio, peraltro importante, dipende strettamente dal modello figurativo del 1497 (Cfr. scheda opera 17). L’accostamento paratattico di due diverse scene all’interno di un unico riquadro, come pure la disposizione dei personaggi del mito è, infatti, identica a quella dell’edizione del Bonsignori. Qui, tuttavia, non è forse un caso se nella prima scena a sinistra, la Furia Tisifone figura in una sola occasione e senza le “mendaci sorelle” contemplate invece sia nel commento del 1497, che nell’illustrazione relativa. Verosimilmente, l’anonimo illustratore del 1521, alla stregua del commentatore, ha voluto depurare la scena da personaggi astrusi e impropri, interpretando così alla lettera, il fedele commento del Regio.     

Claudia Terribili