16: Ino

Titolo dell'opera: le imprese di Odisseo

Autore: Maestro Didone

Datazione: 1450 c.

Collocazione: Vienna, collezione privata Conte Lanckoronski

Committenza:

Tipologia: coperchio dicassone fiorentino

Tecnica: dipinto ad olio

Soggetto principale: degli episodi relativi alle imprese di Odisseo, illustrati nello stesso schema compositivo, si individuano solo alcune scene con i relativi protagonisti. Si illustrano, infatti, alcune delle tappe salienti della lunga peregrinazione dell’eroe che, a scapito di un ordine di successione diacronico, figurano in modo sincronico. Sullo sfondo in alto a sinistra si distingue una piccola nave, probabilmente, quella di Odisseo che, ancora in preda alla furia del mare, ha appena varcato il “sinistro” passaggio tra le due rocce, visibilmente accostate, abitate dai due mostri marini Scilla e Cariddi. Nella scena, tuttavia, è parzialmente visibile solo la testa di Cariddi che figura proprio nell’angolo in alto a sinistra mentre, dalla sua bocca mostruosa, emana una tempesta d’acqua. Subito sotto, in primo piano, figura Ulisse legato in cima all’albero maestro della sua nave, circondato da quattro sirene dalle belle nudità che traspaiono dai sottili e svolazzanti veli che indossano mentre, i compagni dell’eroe in coperta, sembrano impegnati in una conversazione. In alto, al centro, figura una piccola isola rigogliosa di vegetazione, verosimilmente, quella di Ogigia dove, sulla sinistra, distinguiamo due personaggi a colloquio di cui, a destra Calipso che indossa una veste lunga, gli stivali e porta i capelli al vento trattenuti sulla fronte da una tenia e, quello che a sinistra sta di fronte a lei, è Hermes. Questi indossa un abito corto e svolazzante, dei calzari alati e un cappello che richiama il copricapo, con visiera appuntita, caratteristico del messaggero degli dei. La scena illustrerebbe Hermes a colloquio con Calipso che ordina alla regina dell’isola di consentire all’eroe di ripartire, mettendogli a disposizione il materiale per consentirgli di costruirsi una zattera. Sulla stessa isola subito a destra, infatti, ritroviamo di nuovo la figura di Calipso che osserva Ulisse mentre costruisce la zattera che lo riporterà in mare. Al centro in basso l’eroe, liberatosi delle pesanti vesti, in seguito ad una tormenta (provocata dai venti scatenati da Nettuno) che lo scaraventa in mare, figura aggrappato alla propria zattera mentre viene salvato da Leucotea che, in suo aiuto, gli porge il bianco velo che lo avrebbe accompagnato, preservandolo dalle sventure, fino alla terra ferma. Sempre in basso subito a destra, Ulisse approda esausto sull’isola di Drepane, abitata dai Feaci, dove giacque all’ombra di due arbusti; infatti, qui viene scoperto dalla figlia del re Alcino, Nausica che figura in primo piano in abito aristocratico e in atto di conversare con il forestiero. In secondo piano, dietro Nausica, figurano altre tre dame, anch’esse, come la principessa che accompagnano, addobbate alla moda del tempo. Segue in alto a sinistra la scena in cui l’eroe figura nuovamente vestito e seduto al fianco di Nausica su di un carro sfarzoso, trainato da due cavalli bianchi montati da due valletti, mentre viene condotto a palazzo dal Re Alcino che figura nella scena consecutiva a destra. Qui, infatti, sembra seguire il banchetto che si svolge all’aperto e di fronte al palazzo reale che si vede in secondo piano dove Odisseo, di nuovo nei propri panni, compare al centro seduto al fianco di Nausica e del vecchio padre Alcino, che lo aiuteranno a procurargli i mezzi per tornare ad Itaca.   

Soggetto secondario:

Personaggi: Cariddi, Odisseo, quattro Sirene, cinque compagni di Odisseo; Hermes, Calipso; Odisseo, Casipso; Venti, Leucotea, Odisseo; Nausica, tre compagne di Nausica, Odisseo; Odisseo, Nausica, due compagne di Nausica; Alcino, Odisseo, Nausica

Attributi: volto sinistro, mostro marino serpentiforme, (Cariddi); abito sfarzoso, stivali bianchi, copricapo, barba, (Odisseo); addobbati con abiti e copricapi alla moda del tempo, (Compagni di Odisseo); nudità, veli trasparenti, (Sirene); abito corto, calzari alati, copricapo con visiera a punta, caduceo, (Hermes); abito lungo, stivali, tenia, (Calipso); gote gonfie, unicorno?, (Venti); velo bianco, corona, (Leucotea); zattera, nudità, barba, (Odisseo); arbusti, Nausica e le compagne, (Isola di Drepane); abito sfarzoso, stivali bianchi, copricapo, (Odisseo); addobbata con abito aristocratico, cappellino a caschetto con velo, (Nausica); addobbate con abiti e cappelli alla moda del tempo, (Compagne di Nausica); vecchio, lunga barba bianca, (Alcino); copricapo, barba, (Odisseo); abbigliata con veste aristocratica, cappellino a caschetto con velo, (Nausica)

Contesto: la tendenza al sincronismo, tesa all’individuazione dei momenti salienti di alcune tappe relative alle peregrinazioni di Ulisse, si manifesta all’interno di un unico riquadro. Essa si individua sia nella pluralità dei diversi episodi realizzati con il cosiddetto metodo ciclico (Giottesco), secondo il quale, le figure di Ulisse e i suoi compagni si ripetono, sia anche dalla breve resa degli ambienti architettonico-paesaggistici presenti all’interno di uno stesso schema compositivo che, seppure scarni ed essenziali, emanano una staordinaria attenzione alla ricerca realistica. Le architetture o “scatole spaziali” giottesche, sebbene poco accennate, vengono infatti disegnate e dipinte con una tale padronanza della prospettiva da risultare ben definite all’interno di questi spazi come pure i personaggi che vi figurano disposti con estrema naturalezza

Precedenti:

Derivazioni: Cassone di Ulisse, Collezione privata Conte Lanckoronski (Cfr. scheda opera 15)

Immagini:

Bibliografia: Schubring P., Cassoni. Truhen und Truhenbilder der italienischen Fruhrenaissance: ein Beitrage zur Profanmalerei im Quattrocento, Verlag von Karl W. Hiersemann, Leipzig 1923, tav. 56, n° 253; Ferrari M.L., Cassoni Rinascimentali, Arti grafiche Ricordi, Milano 1964

Annotazioni redazionali: dal Medioevo al Rinascimento il Cassone in origine, per le sue proprietà duttili, costituisce il mobile per eccellenza fra gli oggetti d’arredamento delle dimore antiche. Poteva fungere da contenitore per stoffe, documenti, armi e, in tempi di guerra, durante gli esodi forzati, era utilizzato come sedile, ma anche come letto (cassoni accostati ricoperti da una tavola con sopra del pagliericcio) e, per queste ragioni, era concepito scarno ed essenziale sia nella forma che nella fattura. Tuttavia, dal 1400 il cassone diventa un suppellettile di lusso conoscendo, almeno fino a tutto il 1500, un periodo di crescente fioritura e splendore (nel 1600 sarà l’armadio a sostituirlo). Esso assume dimensioni e forme con tali particolarità decorative e stilistiche, da rispecchiare le condizioni sociali, economiche e culturali del tempo. Quasi sempre decorati con pitture di vario contenuto, pochi sono gli esemplari giunti sino a noi intatti, insieme cioè al mobile col quale erano incorporati; infatti, la rarità e la bellezza di questi capolavori dipinti hanno spesso provocato la distruzione del cassone, allo scopo di isolare in una tavola l’opera di pregio. I soggetti dipinti sui cassoni documentano fatti e luoghi di cronaca cittadina, ma anche i temi che più rivelano le qualità e la maestria degli artisti, quelli della storia civile e politica antica e coeva e, come in questo caso, della mitologia. I cassoni di fattura più pregiata per accuratezza e senso delle proporzioni delle decorazioni e delle strutture architettoniche, sono costituiti in genere da quelli Italiani; tuttavia, come testimonia questo cassone illustrante le imprese di Odisseo, quelli di fattura fiorentina sono i più raffinati. La traduzione in immagini del vasto repertorio classico che, infatti, è attestata dal grande recupero delle fonti antiche, e che costituisce l’espressione di un nuovo, profondo e autentico interesse per gli studi umanistici, fa di Firenze e la Toscana, in genere, la regione che detiene un primato senza precedenti anche per ciò che riguarda i cassoni. Qui, d’altra parte, la sobria, elegante e analitica rappresentazione pittorica testimonia un’iconografia ancora debitrice delle rappresentazioni gotico-fiamminghe che, insieme alla mescolanza di figure nude e vestite secondo la moda del tempo, testimoniano un esempio di fattura fiorentina, fra i tanti della prima metà del 1400. Lo stesso Ulisse figura, infatti, specie nella parte sinistra del cassone, acconciato come un cavaliere e i suoi compagni sono colti in pose statuarie come dei paggi. Anche le donne, che proliferano nella parte destra, portano la testa coperta da pesanti copricapi e i pochi nudi figurano sapientemente resi. Le figure poi, sistemate in una sorta di scatola spaziale, hanno un rapporto proporzionato tra loro e sono connotate da nobile portamento. Qui l’architettura non sembra un completamento illustrativo delle scene in cui gli edifici che compaiono, in alto sulla destra, sono realizzati con un’intuizione prospettica che è sintomatica di un nuovo modo di concepire non solo la realtà, ma anche gli uomini che vivono in quello spazio. Gli elementi architettonici in assenza di una prospettiva matematica, infatti, sono disposti secondo un punto di vista prospettico e le figure dei personaggi che vi compaiono, riprendono le linee dell’architettura dando origine ad un corpo unico, dove gli spazi e gli uomini hanno la stessa necessità di essere. Nel complesso queste figure “alla franzese” e a tratti all’antica, non rispecchiano alcun che di disarmonico giacché ovunque regna protagonista quell’equilibrio tra realismo e idealismo del movimento che distingue l’arte fiorentina del ‘400 come unica e inconfondibile. 

Claudia Terribili