
Titolo dell'opera: le imprese di Odisseo
Autore: Maestro Didone
Datazione: 1400 c.
Collocazione: Monaco, collezione privata Jul. Boehler
Committenza:
Tipologia: coperchio di cassone fiorentino
Tecnica: pittura ad olio
Soggetto principale: degli episodi relativi alle imprese di Odisseo, illustrati nello stesso schema compositivo, si individuano solo alcune scene con i relativi protagonisti. Si illustrano, infatti, alcune delle tappe salienti della lunga peregrinazione dell’eroe che, a scapito di un ordine di successione diacronico, figurano in modo sincronico. La zona a sinistra, dall’alto in basso è impegnata dalle vicende che vedono coinvolta l’isola dei Ciclopi dove si distingue la figura del gigante Polifemo con Odisseo e i suoi compagni; in basso, subito a destra, figura di nuovo Ulisse legato in cima all’albero maestro della sua nave, circondato da quattro sirene dalle belle nudità che traspaiono dai sottili e svolazzanti veli che indossano mentre, i compagni dell’eroe in coperta, assistono alla scena coprendosi le orecchie per evitare di ascoltare il canto suadente delle sirene. In alto più a destra, quasi al centro, figura l’arrivo di Ulisse a Ogigia l’isola dove albergavano gufi, falconi, leoni, peraltro presenti, in cui regnava Calipso anch’essa, presumibilmente, raffigurata nell’atto di accogliere Ulisse; subito sotto a sinistra, figura un’isola dove compaiono due personaggi a colloquio di cui, Ulisse sulla destra e Hermes a sinistra abbigliato con una tunica bianca, corta e attillata, calzari alati e un cappello che richiama il copricapo, con visiera appuntita, caratteristico del messaggero degli dei. Se così fosse si tratterebbe dell’incontro avvenuto sull’isola di Circe fra Ulisse e Hermes che offre all’eroe un espediente per rendere inoffensivi gli incantesimi della maga. Sulla stessa isola compare, subito a destra, di nuovo Ulisse mentre costruisce la zattera che lo riporterà in mare; tuttavia, quest’ultima scena non ha a che fare con l’episodio di Circe, ma è dall’isola di Ogigia in cui regnava Calipso che Odisseo riprende la navigazione per mezzo della zattera da lui stesso costruita. In assenza di dati più certi è presumibile che qui l’artista, senz’altro più raffinato del pittore del Cassone di Vienna (Cfr. scheda opera 16), forse per distinguersi in un particolare dal suo modello o forse per ristrettezze di spazio, ha lasciato che Hermes impartisse direttamente a Odisseo l’ordine di costruirsi un’imbarcazione escludendo così la presenza “scomoda” di Calipso. Al centro in basso l’eroe, liberatosi delle pesanti vesti, in seguito ad una tormenta (provocata dai venti scatenati da Nettuno) che lo scaraventa in mare, figura aggrappato alla propria zattera mentre viene salvato da Leucotea che, in suo aiuto, gli porge il bianco velo che lo avrebbe accompagnato, preservandolo dalle sventure, fino alla terra ferma. Sempre in basso, subito a destra, Ulisse approda esausto sull’isola di Drenane abitata dai Feaci dove giacque all’ombra di due arbusti; infatti, qui viene scoperto dalla figlia del re Alcino, Nausica che figura in primo piano in abito aristocratico e in atto di conversare con il forestiero. In secondo piano, dietro a Nautica, figurano altre due dame anch’esse, come la principessa che accompagnano, addobbate alla moda del tempo. Subito a destra l’eroe figura nuovamente vestito e seduto al fianco di Nausica su di un carro sfarzoso trainato da due cavalli mentre viene condotto a palazzo dal Re Alcino che figura nella zona superiore. Sopra quest’ultima scena, infatti, sebra seguire il banchetto che si svolge all’aperto e di fronte al palazzo reale che si vede in secondo piano. Qui Odisseo figura di nuovo nei propri panni al centro, seduto al fianco di Nausica e del vecchio padre Alcino che lo aiuteranno a procurargli i mezzi per tornare ad Itaca. Dal centro, infatti, si susseguono sulla destra le scene che illustrano Ulisse tornato a Itaca. Nel primo ambiente architettonico, una sorta di scatola spaziale aperta, figura seduta a destra, la sposa di Ulisse Penelope che, nella sua stanza, tesse la tela. Segue subito appresso, in un’altra stanza del palazzo, la scena in cui figurano tre personaggi fra i quali si distingue, in piedi e in secondo piano, la siluette di Penelope che osserva Euriclea, la vecchia nutrice di Ulisse che, chinata e in primo piano, lava i piedi al mendicante forestiero che, di fronte a lei, sotto mentite spoglie è proprio la figura di Ulisse. Subito a destra, infine, segue una scena concitata in cui si distingue il fedele cane bianco Argo l’unico a riconoscere il padrone che, davanti a lui, è travestito da mendicante mentre viene ingiuriato e strattonato dal capraro Melanteo che figura a sinistra di fronte a lui.
Soggetto secondario:
Personaggi: Polifemo, tre compagni di Odisseo, Odisseo; quattro Sirene, tre compagni di Odisseo, Odisseo; Calipso (?), Odisseo; Hermes, Odisseo; Venti, Leucotea, Odisseo; Nausica, due compagne di Nausica, Odisseo; Odisseo, Nausica, sei compagne di Nausica; Alcino, Odisseo, Nausica; Penelope; Euriclea, Odisseo, Penelope; Argo, Melanteo, Odisseo; Odisseo, Penelope.
Attributi: ambiente paesaggistico prevalentemente roccioso, (Isola dei Ciclopi); gigante, nudità, barba incolta, un solo occhio, bastone (Polifemo); abito sfarzoso, stivali bianchi, copricapo con piccola visiera frontale, barba, calice di vino, conca di vino, lancia, spada, (Odisseo); nudità, veli trasparenti, (Sirene); addobbati con abiti e cappelli alla moda del tempo, lancia (Compagni di Odisseo); tunica bianca, corta, attillata, calzari alati, copricapo con visiera a punta, caduceo? (Hermes); gufi, falconi, leoni (Isola di Ogigia); gote gonfie, unicorno?, (Venti); velo bianco, corona, (Leucotea); zattera, nudità, barba, (Odisseo); arbusti, Nausica e le compagne, (Isola di Drepane); abito sfarzoso, stivali bianchi, copricapo con piccola visiera frontale, barba, (Odisseo); addobbata con abito aristocratico, cappellino a caschetto con velo, (Nausica); addobbate con abiti e cappelli alla moda del tempo, (Compagne di Nausica); vecchio, lunga barba bianca, (Alcino); copricapo con piccola visiera frontale, barba, (Odisseo); abbigliata con veste aristocratica, cappellino a caschetto con velo, (Nausica); abito sfarzoso, telaio, tela, (Penelope); vecchia, (Euriclea); cane bianco, (Argo); colbacco nero, abito nero, (Melanteo); vecchio, bastone, addobbato con abiti da mendicante (Odisseo).
Contesto: la tendenza al sincronismo, tesa all’individuazione dei momenti salienti di alcune tappe relative alle peregrinazioni di Ulisse, si manifesta all’interno di un unico riquadro. Essa si individua sia nella pluralità dei diversi episodi realizzati con il cosiddetto metodo ciclico (Giottesco), secondo il quale, le figure di Ulisse e i suoi compagni si ripetono, sia anche dalla breve resa degli ambienti architettonico-paesaggistici presenti all’interno di uno stesso schema compositivo che, seppure scarni ed essenziali, emanano una straordinaria attenzione alla ricerca realistica. Le architetture o “scatole spaziali” giottesche, sebbene poco accennate, vengono infatti disegnate e dipinte con una tale padronanza della prospettiva da risultare ben definite all’interno di questi spazi come pure i personaggi che vi figurano disposti con estrema naturalezza.
Precedenti: Cassone di Ulisse della collezione privata Conte Lanckoronski (Cfr. scheda opera 16)
Derivazioni:
Immagini:
Bibliografia: Schubring P., Cassoni. Truhen und Truhenbilder der italienischen Fruhrenaissance: ein Beitrage zur Profanmalerei im Quattrocento, Verlag von Karl W. Hiersemann, Leipzig 1923, tav. 55, n° 249; Ferrari M.L., Cassoni Rinascimentali, Arti grafiche Ricordi, Milano 1964
Annotazioni redazionali: dal Medioevo al Rinascimento il Cassone, per le sue proprietà duttili, in origine costituisce il mobile per eccellenza fra gli oggetti d’arredamento delle dimore antiche. Poteva fungere da contenitore per stoffe, documenti, armi e, in tempi di guerra, durante gli esodi forzati, era utilizzato come sedile, ma anche come letto (cassoni accostati ricoperti da una tavola con sopra del pagliericcio) e, per queste ragioni, era concepito scarno ed essenziale sia nella forma che nella fattura. Tuttavia, dal 1400 il cassone diventa un suppellettile di lusso conoscendo, almeno fino a tutto il 1500, un periodo di crescente fioritura e splendore (nel 1600 sarà l’armadio a sostituirlo). Esso assume dimensioni e forme con tali particolarità decorative e stilistiche da rispecchiare le condizioni sociali, economiche e culturali del tempo. Quasi sempre decorati con pitture di vario contenuto, pochi sono gli esemplari giunti sino a noi intatti insieme cioè al mobile col quale erano incorporati; infatti, la rarità e la bellezza di questi capolavori dipinti hanno provocato spesso la distruzione del cassone, allo scopo di isolare in una tavola l’opera di pregio. I soggetti dipinti sui cassoni documentano fatti e luoghi di cronaca cittadina, ma anche i temi che più rivelano le qualità e la maestria degli artisti, quelli della storia civile e politica antica e coeva e, come in questo caso, della mitologia. I cassoni di fattura più pregiata per accuratezza e senso delle proporzioni delle decorazioni e delle strutture architettoniche, sono costituiti in genere da quelli Italiani; tuttavia, come testimonia questo cassone illustrante le imprese di Odisseo, quelli di fattura fiorentina sono i più raffinati. La traduzione in immagini del vasto repertorio classico che, infatti, è attestata dal grande recupero delle fonti antiche, e che costituisce l’espressione di un nuovo, profondo e autentico interesse per gli studi umanistici, fa di Firenze e la Toscana, in genere, la regione che detiene un primato senza precedenti anche per ciò che riguarda i cassoni. Qui, d’altra parte, la sobria, elegante e analitica rappresentazione pittorica testimonia un’iconografia ancora debitrice delle rappresentazioni gotico-fiamminghe che, insieme alla mescolanza di figure nude e vestite secondo la moda del tempo, testimoniano un esempio di fattura fiorentina, fra i tanti della prima metà del 1400. Lo stesso Ulisse figura, infatti, specie nella parte sinistra del cassone, acconciato come un cavaliere e i suoi compagni sono colti in pose statuarie come dei paggi. Anche le donne, che proliferano nella parte destra, portano la testa coperta da pesanti copricapi e i pochi nudi figurano sapientemente resi. Le figure poi, sistemate in una sorta di scatola spaziale, hanno un rapporto proporzionato tra loro e sono connotate da nobile portamento. Qui l’architettura non sembra un completamento illustrativo delle scene in cui gli edifici che compaiono, in alto sulla destra, sono realizzati con un’intuizione prospettica che è sintomatica di un nuovo modo di concepire non solo la realtà, ma anche gli uomini che vivono in quello spazio. Gli elementi architettonici in assenza di una prospettiva matematica, infatti, sono disposti secondo un punto di vista prospettico e le figure dei personaggi che vi compaiono, riprendono le linee dell’architettura dando origine ad un corpo unico, dove gli spazi e gli uomini hanno la stessa necessità di essere. Nel complesso queste figure “alla franzese” e a tratti all’antica, non rispecchiano alcun che di disarmonico giacché ovunque regna protagonista quell’equilibrio tra realismo e idealismo del movimento che distingue l’arte fiorentina del ‘400 come unica e inconfondibile.
Claudia Terribili