Titolo dell'opera: la follia di Ino e Atamante
Autore: anonimo
Datazione: 1350/1370
Collocazione: Bergamo, Biblioteca Civica, Ms. Cassaf. 3.4, fol. 53
Committenza:
Tipologia: illustrazione
Tecnica: miniatura
Soggetto principale: a sinistra, Giunone davanti la porta degli inferi prende la Furia Tisifone per mano; al centro Atamante, che reca nella mano destra la spada, sta per uccidere il figlio Learco catturato con una rete da caccia; a sinistra, Ino tiene il figlio Melicerte fra le braccia in acqua mentre, alle spalle di Ino, una donna impietrita osserva la scena.
Soggetto secondario:
Personaggi: Giunone,Tisifone,Learco, Atamante, Donna, Ino, Melicerte
Attributi: fisionomia grottesca (Tisifone); spada (Atamante); rete da caccia (Learco); Melicerte (Ino)
Contesto:
Precedenti:
Derivazioni:
Immagini:
Bibliografia: Wlosok A., ad vocem Junos abstieg in die unterwelt, in Hermann W., Horn H.J., Die Rezeption der Metamorphosen des Ovid in der Neuzeit: der antike Mythos in Text und Bild, Gebr. Mann, Berlino 1995, pp. 129-149, tav. 36 c
Annotazioni redazionali: il codice di Bergamo costituisce una delle versioni abbreviate dell’Ovidius Moralizzatus (1342) opera di Pierre Bersuire (Inofm07) che, insieme all’Ovide Moralisè, di poco precedente, contribuì a tenere in vita la tradizione testuale e iconografica delle Metamorfosi di Ovidio. Nel manoscritto di Bergamo numerose sono le corrispondenze che fanno fede al modello in latino di Bersuire; infatti, esse si riscontrano sia nel testo che nelle immagini. Nel IV libro, relativo alla discesa di Giunone negli inferi l’episodio, sulla scia di quello di Bersuire, viene trattato brevemente, non viene moralizzato e si omette il ritorno della dea attraverso la lustrazio ad opera di Iris. Anche dal punto di vista figurativo l’illustratore, fedele al suo modello, presenta un carattere decisamente narrativo in cui prevale la tendenza al sincronismo di diversi momenti del mito all’interno di un unico riquadro, tesa ad esaltare i dati salienti della storia. Nell’immagine in questione, relativa all’episodio sopra descritto, si privilegia un segno di fattura piuttosto rozza in cui le figure dei protagonisti sono palesemente corte e tozze da apparire, nel complesso, sgraziate. Dal punto di vista stilistico il codice di Bergamo è, insieme al codice di Treviso Biblioteca Comunale ms. 344, senz’altro uno dei meno raffinati anche per il carattere prevalentemente calligrafico che esula dalla definizione cromatica visibile nelle illustrazioni precedenti; tuttavia, l’episodio mitologico, tradotto in immagine, sembra riappropriarsi della tradizione testuale ovidiana depurata dalla tendenza moralizzante cristiana che, impropriamente fino ad allora, aveva finito col prevalere e stravolgere l’opera classica ovidiana.
Claudia Terribili