Titolo dell'opera: Ino-Leucotea (divinità marina)
Autore: anonimo
Datazione: 136-161 d.C. (età Antonina)
Collocazione: Vienna, Kunsthistorisches Museum (proveniente da Corinto)
Committenza: ignota
Tipologia: moneta di bronzo
Tecnica: incisione
Soggetto principale: Ino fugge verso destra e, con la testa rivolta all’indietro, difende il suo velo rigonfio sopra la sua testa; in basso a sinistra, un Tritone sembra attenderla.
Soggetto secondario:
Personaggi: Ino, Tritone
Attributi: velo (Ino); (zampe cavalline) Tritone
Contesto: la scena ha luogo su un’altura rocciosa a strapiombo sul mare
Precedenti:
Derivazioni:
Immagini:
Bibliografia: Nercessian A., ad vocem Ino, in Lexicon Iconographicum Mythologiae Classicae, Artemis Verlag, Zurigo Monaco 1990, vol. V, 1, pp. 657-661; vol. V, 2, p. 441, fig. 20; 16; 18; Imhoof-Blumer F., Choix de monnaies grecques de la coll. Imhoof-Blumer, 1983, p. 50.
Annotazioni redazionali: l’immagine, incisa sul verso della moneta corinzia, ritrae Ino nell’azioneche, tradizionalmente, precede quella del suo suicidio: Ino per sfuggire alla follia omicida dello sposo Atamante, scappa in direzione di un’altura rocciosa a strapiombo sul mare per poi gettarvisi. Nel contesto specifico però, Ino compare insolitamente da sola nell’atto del suicidio; infatti, Ino è insieme al figlio Melicerte che si getta in mare ed è questa la costante non solo, delle versioni riportate dalle fonti (Es., Cat., Fr. I 47, 2, Inofc03; Paus, III, 24, 4, Inofc15), ma anche dalla tradizione iconografica. Le fonti narrano che Atamante impazzisce per volontà di Era che, adirata, lo punisce per essersi incaricato di allevare, insieme alla sposa, il piccolo Dioniso, figlio illegittimo di Zeus e Semele che, a sua volta, è la sorella di Ino. Atamante così, in preda alla follia, si scaglia contro il più giovane dei figli avuto da Ino, Learco, uccidendolo per poi lanciarsi all’inseguimento della sposa che, spaventata, si getta in mare trascinando con se l’altro figlio Melicerte, ma gli dei si impietosiscono e trasformano Ino e Melicerte in divinità protettrici dei naviganti. Nel mare dove la benvenuta dea, Ino/Leucotea, vive è pietosa e caritatevole con i naviganti pressati dalle tempeste. Se è vero che nella nostra moneta Corinzia non figura il salto di Ino nel mare né, tanto meno, la conseguente trasformazione in divinità marina in essa, tuttavia, sembra implicita la citazione puntuale del ruolo della dea marina Leucotea: quello di protettrice dei marinai. D’altronde la sua fama era nota sin dai tempi di Omero (Od. v. 333 e segg., Inofc01) come pure il suo velo che salvò la vita ad Ulisse in balia del mare in tempesta; infatti, è proprio con quell’attributo che tiene saldo nelle mani, il velo “salvifico”, che Ino compare sulla moneta. Inoltre è un fatto che le monete corinzie sono le sole ad esaltare Ino/Leucotea nel ruolo di dea marina protettrice dei naviganti. Questo dato che conferma la vocazione marittima della città di Corinto giustifica però, solo parzialmente il primato che spetta alle monete; forse, non è inverosimile ipotizzare nelle immagini di Ino/leucotea, ritratte sulle monete corinzie, anche il riflesso di uno dei gruppi statuari dell’Istmo di Corinto menzionati da Pausania dove, la dea Leucotea, figurava insieme alle più importanti divinità marine, rappresentata come sovrana del mare (Paus. II, 1, 6; IX, 1, 9, Inofc15).
Claudia Terribili