02: Ino

Titolo dell'opera: Mater Matuta

Autore: scultore greco anonimo

Datazione: V sec. a.C.

Collocazione: Firenze, Museo Archeologico, piano terra, sala II (proveniente da Chianciano)

Committenza:

Tipologia: statua-cinerario (h. 0,90 m)

Tecnica: scultura a tutto tondo in pietra tufacea a grana finissima

Soggetto principale: Mater Matuta è seduta in trono e reca fra le braccia un bambino, avvolto in un panno

Soggetto secondario:

Personaggi: Mater Matuta, bambino, Sfingi

Attributi: Chitone, himàtion, bambino (Mater Matuta)

Contesto:

Precedenti:

Derivazioni:

Immagini:

Bibliografia: Mater Matuta, Soprintendenza Archeologica della Toscana, Roma 1975, pp. 1-4, fig. p. 1; Cristofani M., Statue-cinerario chiusine di età classica, Roma 1975, p. 40 e sgg.

Annotazioni redazionali: scoperta tra il 1846 e il 1847 da Luigi Dei in un terreno che dista 1 km. a sud di Chianciano (località Pedata), la statua-cinerario, appartiene alla tipologia dei Canopi o, più propriamente, ossari antropoidi; un ossario cioè, con copertura a testa umana, caratteristico della regione chiusina. Le statue-cinerario realizzate generalmente in pietra fetida, si attestano tra la fine del IV sec. a.C. e il principio dell’età Ellenistica. Esse confermano la continuità di una cultura artistica che presumibilmente, può aver determinato il fiorire a Chiusi, di una scuola scultorea di notevole importanza. La statua-cinerario della Mater Matuta, subì un primo intervento di restauro nell’800 ad opera di restauratori chiusini che, alla maniera del tempo, reintegrarono le parti mancanti con tasselli scolpiti nella stessa pietra fetida della scultura, così da ottenere l’effetto di integrità. Un nuovo intervento di restauro si rese necessario a causa dei notevoli danni riportati dalla Mater Matuta a seguito dell’alluvione del 1966. Questa volta il nuovo intervento di restauro, effettuato con criterio e rigore scientifico, permise di discernere le parti autentiche della scultura, dai pasticci del restauro ottocentesco. Allo stato attuale la figura massiccia del corpo della Mater Matuta, si stacca appena dal blocco cubico del trono che presenta dei braccioli pieni a forma di sfinge accovacciata dalle ali aperte. Il panneggio del chitone e dell’ hìmation è reso con vivo plasticismo e senso volumetrico, specie, nelle ampie e pesanti pieghe accentuate sulle gambe. Notevole maestria si rileva, invece, nella bella fattura della testa, dai capelli ripartiti sulla fronte, trattenuti da una tenia e ricadenti sulle tempie in bande ondulate. Il volto ovale presenta grandi occhi delineati da palpebre pesanti, un naso dritto e una bocca dalle labbra carnose, leggermente aggettanti, che ne accentuano l’espressione serena e pensosa, tipica dell’arte greca del V sec. Dal punto di vista stilistico dunque, la discrepanza tra l’esecuzione del corpo e quella della testa è talmente palese, da ipotizzare una produzione eseguita in due diverse botteghe. Dal punto di vista iconografico, l’identità della statua cinerario di Chianciano è ancora incerta; d'altronde l’unicità del ritrovamento avvenuto in un’area niente affatto sacra, non ha consentito ipotesi più specifiche: è identificata con la divinità Tufltha; la “Bona Dea” degli Etruschi protettrice dei morti, o con la  Mater Matuta; “Bona Dea” dei Romani, divinità protettrice dei parti.    

Claudia Terribili