sec. XV
Giovanni Bonsignori, Ovidio Metamorphoseo vulgare(edizione del 1497):
IV cap. XXIII.
De Ino.
Da poi che queste tre sorelle
Furono cussi mutate. Dice
Ovidio che lo dio Bacho fu
avuto molto piu in reverentia
da lì thebani e spicialmente
da Ino figliola di Cadmo e
sorella di Semele madre di
Bacco. Ino uno dì predicava
che mai havea havuto niuno
pericolo ne dolore. Onde per
questo Iuno moglie de Iove
riguardando costei che era
senza dolore se volse vendicare
contradi lei per tre cagione.
La prima perche Ino era de la
casa de lo re Agenore a cui ela
havea odio: per Europa con la
quale Iove era giaciuto.
La seconda perche Iove giaque
con Semele sorella dela dita Ino.
La terza perche ela predicava de
lo dio Bacho: el qual gliera inimico
e figliastro e nepote. E ancor non
spregiava Iunone e vedendo che
Bacho havia fato vendeta di quelle
tre sopradite sorelle. Disse Iuno
non poria hancora io fare vendetta
de li mei inimici: certo si per cio
che glie licito alchuna volta de
ìmparare dal suo inimico. E per cio
che Iuno vide una donna che havea
nome Agave: la quale per infamia
ucise el figliolo alhora pensando
imagino di fare morire Ino per
infamia: e anchora di fare morire
Adamante suo marito. Ma percio
che ela non podeva alchuna furia
havere per meterla a loro adosso
se non da linferno percio ando
alinferno.
Alegoria cap. XXIII
El presente capitolo narra dinanci si come Iove taglio li testicoli a Saturno: e gitoli in mare de la cui schiuma naque Venus. Et per fare intender si como Iuno se vendico de Ino e de Adamante: e di bisogno che vediamo alegoria di Venus. Saturno so dito castrato: perche perde contra dil figliolo e fu gitati in mare suoi testicoli: cioe chel suo honore ando in mare e per mare fugi e in mare aquisto Venus sua figliola. Proserpina figliola di Ceres era secondo favolegia Ovidio in lo inferno appresso Plutone: la quale era nepote de Iove: A la cui segurta Iuno ando per le furie de linferno.
IV cap. XXVI
De lo inferno.
Non obstante la oscurità dela
sopradita via: Iuno ando e intro
alfondo del linferno. E quando
Cerbero: el qual per altro nome
edito Ianitor: el quale ha tre capi
de cane: vide Iuno comincio
alatrare: e intanto Iuno entro: e
vide le dee infernale cioe le tre
sorelle Alecto: Tisiphone Meghera.
Costoro sono quelle che havea
officio di condure le furie ma
per diversi modi secondo che in
altro luoco apare: le quale tre
sedeano su la porta e petenavase
li capili: i quali erano ogni capilo
uno serpe. Ma vedendo Iuno se
levaron su e alhora Iuno intro in
lo palazzo de lo inferno.
IV cap. XXXIIII
De le Furie.
Vedendo Iuno tuti costoro fra
glialtri guardo Ixione adultero
vide Sisifo: elquale era fratello
de Athamante marito de Ino a
cui disse Iuno. El tuo fratello
gode el mondo e tu stai a patir
questa pena. Agite dunque
inviate dunque el furore a Ino
e a suo marito: acio che semedesimi
se ucidono e si le prego e comando:
e puoi disse non bisogna tante
parole: percio che tu ai dito sara fato:
e ogni cosa faremo. E percio
partite da qui perche questo non
e tuo luoco. Iuno quando udi questo
se parti lieta e trovo la sua fameglia:
e Iris figliola de Thaumante li sparse
laqua nel viso per le nebie le quale
havea ricevuto in linferno.
IV cap. XXXV
De Ino mutata in leone.
Come Iuno se fo partita dal linferno
Tisiphone senza alcuna restanza
tolse le sue sorelle: cioe lo terrore
infamia e paure: e si se cense uno
serpente ec ando con le sorelle
sopra de luscio de Ino: a alhora
subito se parti el sole e la casa
comincio subito atremare. Onde
Athamante e Ino voleano fugire
Ma Tisifone non la lasso e apresso
prese duoi serpenti dal suo capo:
li cui capilli erano serpenti. E uno
e laltro su lo pecto de Ino e subito
le furie andarono per la casa: per
fina che Tisiphone prese una oncione:
la qual havea fata dela bava che
esse di la boca di Cerbero: e del
veneno de echina e delo errore
dela oblivione de sciela e de rabia
e dele lachrime e dela morte de amore:
De tute queste cose havea fato uno
onguento e ando e onse li pecti loro:
e pertise. E costoro rimasero in tante
furie: che Athamante credete che Ino
fosse una lionessa e li figlioli fossero
lioncini. E comincio acridare dicendo.
Tendiamo le reti: acio che piamo la
lionessa e li lioncini. Puoi distese le
mano e perse uno de li figlioli chiamato
Leargo: e si el percosse in uno sasso a
modo che una rondala. Alhora Ino
ne puose su lo pecto de Athamante
concitata da la furie e dal terrore
comincio a fugire con l’altro figliolo.
Fugiva urlando e Iuno andava cantando.
Ino andava fugendo tanto che vene ad
uno pelago di bracio de mare: e in
quello se gito con laltro figliolo cioe
con Melicerte e in quella se anogo.
E tuto cio fu per opercione di Iuno
moglie e sorella di Iove. Venus che
era loro zia vedendo questa crudelta
have misericordia di loro e si ando a
Neptuno dio del mare e disse: O dio
del mare. Io te prego che tu habi
misericordia a li mei nepoti che sono
anegati in lo tuo mare e pregate che
tu gli converti in li dei marini.
E provote che tu dei far questo:
percio che secondo se dice io naqui
in lo mare: cioe dela spiuma del mare.
Aliquali preghi Neptuno fu comosso:
e muto coloro in dei marini e si li pose
nuovi nomi. Ino chiamo Leucothea e
Melicerta fu chiamato Palemone.
Alegoria cap. XXXV
Alegoria de Athamante e Ino e Melicerta mutati in dei marini.
Lo autore poetando raconta lo odio infra Iunone e li descendenti de lo re Agenore. Ma volendo moralmente questa historia fabulosa exponere: Per Iuno indendo laiere: el quale ha temperare le cose non ordinate. Per Bacho sintende el vino. Costoro erano i magiore de Thebe e adoravano Bacho cioe che erano grandi bevitore. E Ino predicava e dicea: che chi bevea ben era era senza dolore: e senza pensier: E cussi riscaldandose nel vino dice che Iunone ando alinferno: cioe laiere che penetrava la terra laqual con lo suo humore augumentata dal sole e dalarie produce le furie cioe le grandeze del vino di che Athamante e Ino havea inebriato. Per lo modo che parea ad Athamante che Ino fusse una lionessa e li figlioli fossero lioncini: si come pare alimbriachi. Per la qual cosa Athamante prese uno figliolo chiamato Learco e si il percosse ad uno sasso e uciselo. La donna cio vedendo era pur in tanta memoria che fugi con Melicerta cioe laltro figliolo. E fugendo cussi riscaldata dal vino vene ad uno loco: loqual usciva in mare a presso Thebe e excecato el vedere naturale: corse in laqua: e cussi se anego con lo figliolo. E perche la fama mai non muore percio dice che costoro diventaron dei marini. Questa historia fu vera bene che imparte lo autore la fa fabulosa costoro furon Thebani. A cui per lo bere superchio avene come di sopra escrito.