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I sec. d.C.

Livio, Storie:

V 19, 6.

“Il dittatore li ringraziò pubblicamente in Senato. Fatti ormai tutti i necessari preparativi di guerra, promise in voto con decreto del Senato che, presa Veio, avrebbe celebrato dei giochi straordinari e avrebbe ricostruito e consacrato il tempio della Madre Matuta, già dedicato dal re Servio Tullio”.

V 23, 7.

“(…) e consacrò quello della Madre Matuta(…)”

VI 33, 4 - 5.

4. “Il furore e la rabbia dei Latini, perché non erano riusciti né a far del danno ai Romani con la guerra né a trattenere i Volsci sotto le armi, proruppero al punto che ridussero in cenere la città di Satrico, che era stato il loro primo rifugio dopo la sconfitta, e dopo che ebbero appiccato il fuoco ad ogni abitazione sacra e profana, di quella città non rimase in piedi altro edificio se non il tempio della Madre Matuta. 5. “Si narra che l’abbiano risparmiato non per un loro scrupolo religioso né per riverenza verso gli Dei, ma per una voce terribile uscita dal tempio, la quale minacciava gravi cose, se non avessero tenuto lontano dal Santuario il fuoco sacrilego”.

VII 27, 8.

La città fu distrutta e incendiata; fu risparmiato dal fuoco solo il tempio della Madre Matuta.

XXVIII 11, 2.

“(…) che a Terracina erano stati colpiti dal fulmine il tempio di Giove, mentre a Satrico quello della Madre Matuta; che due serpenti scivolati dentro il tempio di Giove attraverso le stesse porte avevano destato nei Satricani uno spavento di non minore misura; da Anzio giunse notizia che dai mietitori erano state viste delle spighe insanguinate.”

XXXIV 53, 3.

“In quell’anno furono consacrati alcuni templi: uno al mercato degli erbaggi, dedicato a Giunone Matuta, votato e appaltato quattro anni prima dal Console Caio Cornrlio durante la guerra Gallica; lo stesso Cornelio, quale censore, consacrò”.

XLI 28, 8 - 10.

8) Nello stesso anno una tavola fu collocata nel tempio della Mater Matuta con la seguente iscrizione: - Sotto il comando e gli auspici del Console Tito Sempronio Gracco, la Legione, cioè l’esercito del popolo Romano, soggiogò la Sardegna. In quella provincia furono uccisi o fatti prigionieri 80.000 nemici.

9) Dopo aver adempiuto con pieno successo al suo dovere verso lo Stato, dopo aver liberate le città alleate o nuovamente imposti i tributi, l’esercito salvo e incolume, onusto di prede, riportò in patria; per la seconda volta trionfatore tornò nella città di Roma. Per cagione della qual cosa questa tavola a Giove consacrò in dono.

10) Ed essa aveva la forma dell’isola di Sardegna e vi erano dipinte le raffigurazioni dei combattimenti.