I sec. d.C.
Stazio, Tebaide
I vv. 11-14
“(…) o da dove ebbe origine l’ira funesta contro la città parente di Bacco e qual fu l’opera di Giunone crudele; contro chi, sciagurato, prese l’arco Atamante e perché non temette l’immensità dello Ionio la madre di Palemone, nell’atto di precipitarsi col figlio(…)”.
I vv. 121-124
“(…) la madre di Palemone, mentre
il figlio vagava sul dorso ricurvo d’un
delfino, lo strappò alle briglie e se lo
strinse al seno”.
III vv. 186-188
“(…) quando lo sciagurato Atamante, fiero della sua vittoria
funesta, scendeva dal monte atterrito, portando, ahimè, con
grida di gioia il corpo di Learco(…)”.
IV vv. 562-563
“(…) Ino ansante, con gli occhi sull’arco e il figlio amato
stretto al seno (…)”.