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II sec. d.C.

Pausania, Graeciae descriptio:

ATTICA: I 24, 2.

“Cè poi Frisso, figlio di Atamante, trasportato in

colchide dall’ariete (...)”.

ATTICA: I 42, 7.

“Sulla via per il pritaneo c’è l’heroon di Ino (...)

I Megaresi sono i soli fra i greci a dire che il

corpo di Ino venne gettato dalle onde sulle

loro coste (...) e dicono che essi furono i primi

a dare ad Ino l’epiteto di Leucotea, e che in suo

onore compiono un sacrificio l’anno”.

ATTICA: I 44, 7- 8.

“7.(...) Dalla rupe Moluride si dice che si gettasse Ino

tenendo il più piccolo dei figli, Melicerte; infatti il

maggiore, Learco, lo aveva ucciso il padre. Si dice che

Atamante abbia fatto ciò in un momento di follia, si dice

anche che egli nutrisse un’ira smodata verso Ino e i figli

avuti da lei, sapendo della carestia che aveva colpito

Orcomeno e della presunta morte di Frisso, e che di ciò

non era responsabile la divinità, ma tutto era dovuto alle

macchinazioni della matrigna Ino.

8. Allora Ino fuggì e si lanciò in mare con il figlio dalla

rupe Moluride ma, come si racconta, il bambino fu

riportato da un delfino all’ìstmo di Corinto e a Melicerte,

ridenominato Palemone, furono tributati vari onori: tra

l’altro a lui è dedicato L’agone Istmio. La rupe Moluride

la considerano sacra a Leucotea e Palemone (...)”.

CORINZIA e ARGOLIDE: II 1, 6.

“(…) un tempio di Palemone, con dentro la statua di

Poseidone e Leucotea e dello stesso Palemone. C’è

anche quel che è chiamato “il luogo impenetrabile”,

al quale però conduce una discesa sotterranea, dove

dicono sia nascosto Palemone: e chiunque corinzio

o straniero, giuri qui il falso, non c’è verso per lui di

sfuggire al giuramento”.

LACONIA: III 23, 8.

“(…) c’è la cosiddetta acqua di Ino, delle dimensioni

di un piccolo lago, ma chi si spinge più in profondità

nella terra: dentro quest’acqua gettano focacce di farina

d’orzo durante la festa d’Ino. E’ di buon auspicio per

chi le ha lanciate, se l’acqua le ingoia, ma se le rimanda

fuori, ciò è considerato di cattivo auspicio”.

LACONIA: III 24, 4.

“Gli abitanti di Brasie aggiungono che nel corso delle

sue peregrinazioni Ino giunse nel territorio, e una

volta venuta volle diventare nutrice di Dioniso; anzi,

mostrano la caverna dove Ino nutrì Dioniso, e chiamano

la pianura, giardino di Dioniso”.

LACONIA: III 26, 1. “Lungo la strada, c’è un santuario di Ino con un oracolo.

Consultano l’oracolo dormendo e la dea rivela in sogno

quanto desiderano sapere (…)”.

MESSENIA: IV 34, 4.

“(…) c’è nella costa un luogo ritenuto sacro ad Ino. Si dice

infatti che qui ella uscì dal mare, quando era già considerata

una dea e chiamata Leucotea invece che Ino (…)”.