sec. VIII-VII a.C. (?)
Omero, Odissea, V vv.333-353
“Lo vide la figlia di Cadmo, Ino bella caviglia,
la Dea Bianca, mortale un tempo dalla parola
umana; poi nella distesa del mare ebbe in
sorte l’onore dei numi. Ella ebbe pietà d’Odisseo,
ch’errava in preda all’angoscia, e come una
folaga alata venne fuori dall’acque, sedette
sopra la zattera e gli parlava parola:
- “Infelice, perché Poseidone Enosìctono t’odia
paurosamente, e tanti mali ti semina? ma non
potrà distruggerti, per quanto lo brami. Fa’
dunque a mio modo, ché non mi sembri uno
sciocco: togliti queste vesti, in preda ai venti la
zattera lascia, e a forza di braccia, nuotando,
avvicinati alla terra Feacia, dove è fato per te di
salvarti. E tieni questo velo, sotto il petto distendi,
immortale: non avrai più timore di soffrire o morire.
Appena avrai toccato con le mani la terra, scioglilo
e scaglialo nel livido mare, molto lontano da terra,
ma tu voltati indietro”- Così dicendo gli diede il velo
la Dea, e lei di nuovo nel mare s’immerse, come
una folaga: la coprì il flutto nero”.
V vv.370-375
“Allora Odisseo montò su un tronco, come
guidando un corsiero, si spogliò delle vesti
che gli diede la chiara Calipso, stese subito
il velo sotto il suo petto, si tuffò prono in
mare, allargando le mani, dandosi con foga
a nuotare”.
V v.387
“(…) il divino Odisseo, evitava la morte e il destino”.