41: Giove e Danae

Titolo dell’opera: Danae

Autore: Rembrandt

Datazione: 1636-1643

Collocazione: San Pietroburgo, Hermitage Museum

Committenza:

Tipologia: dipinto

Tecnica: olio su tela

Soggetto principale: Giove e Danae

Soggetto secondario:

Personaggi: Danae, Giove, ancella

Attributi: mazzo di chiavi, sacchetto di denaro (ancella), fascio di luce (Giove), nudità (Danae)

Contesto: camera da letto

Precedenti:

Derivazioni:

Immagini:

Bibliografia: Millner Kahr M., Danaë: virtuous, voluptuous, venal woman, in “Art Bulletin”, 60, 1978, pp. 43-55. AA, A corpus of Rembrandt paintings, Vol. III, Martinus Nijhoff Publishers, 1989, pp. 209- 223. Tümpel C., Rembrandt, Rizzoli, Milano 1991, pp. 181-182. Georgoudi S. – Vernant J.- P., Mythes Grecs au figure de l’antiquité au baroque, Gallimard 1996, p. 128. Sluijter E.J., Emulating sensual beauty: representations of Danaë from Gossaert to Rembrandt, in “Simiolus”, 27, 1999, p. 5.

Annotazioni redazionali: Il dipinto fu eseguito da Rembrandt intorno al 1636 e rilavorato dallo stesso artista verso il 1643. La scena è ambientata nella camera da letto di Danae di cui Rembrandt sottolinea l’intimità e la ricchezza attraverso la presenza di alcuni oggetti, come le scarpe dorate, disordinatamente poste al lato del letto, e un tavolino coperto da una tovaglia finemente lavorata. Danae è nuda, indossa solamente un diadema e bracciali di corallo e perle su ciascun polso. E’ adagiata su di un fianco ed il lenzuolo scostato rivela la sua nudità. Il suo braccio destro è teso in avanti in atto di accogliere l’arrivo di Giove sotto forma di fascio di luce. Sul fondo della scena, ad agevolare l’incontro tra i due, la vecchia ancella che con una mano stringe un mazzo di chiavi e un sacchetto di denaro e con l’altra sposta le cortine del letto. Dal punto di vista iconografico, il riconoscimento del soggetto come Danae non è stato unanime. Spesso infatti si è riconosciuto nel dipinto un soggetto biblico, come Sara che aspetta Tobia e Hagar che viene presentata ad Abramo. La scena è stata variamente affrontata secondo i due poli interpretativi del mito, individuati dalla tradizione medioevale che leggeva Danae sia come simbolo di Castità e per questo motivo come prefigurazione della Vergine Maria (Cfr. scheda opera 19) sia come simbolo della venalità femminile (Cfr. scheda opera 17). Tümpel asserisce (1991) che non si tratti di una rappresentazione di amore venale, ma bensì di amore casto, di un amore divino che per questo motivo non corrompe. Tale lettura si basa sull’elemento del Cupido piangente e ammanettato, inserito nella decorazione scultorea del letto, che è stato interpretato come Anteros, personificazione dell’amore corrisposto. Inoltre lo studioso, rifacendosi a Kieser, sottolinea la presenza, sul lato sinistro del letto, di un uccello scolpito, presumibilmente un pappagallo, simbolo dell’Immacolata Concezione di Maria in quanto le sue piume verdi non si bagnano con la pioggia. Kahr (1978), seguito da Sluijter (1999), pone l’attenzione sul contenuto venale della rappresentazione che è incarnato dalla presenza della vecchia ancella che, oltre al mazzo di chiavi, stringe in mano una borsa di denaro. A questo proposito Sluijter ricorda come Rembrandt ridipinse la figura di Danae e coprì dei gioielli che si trovavano sul tavolo accanto al letto, privando quindi il dipinto di un riferimento troppo evidente al denaro, ma che comunque è sotteso alla rappresentazione. Tra l’altro lo studioso ritiene che si possano vedere delle monete intorno alla mano destra di Danae attraverso le radiografie ai Raggi X. Infine il fatto che Giove sia rappresentato sotto forma di fascio di luce non è un’invenzione del pittore olandese, ma si inserisce nella tradizione iconografica del mito (Cfr. scheda opera 19).

Silvia Trisciuzzi