38: Giove e Danae

Titolo dell'opera: Danae e la pioggia d’oro

Autore:  Peter Paul Rubens

Datazione: 1616-18 (?)

Collocazione:  Sarasota, Ringling Museum of Art

Committenza:

Tipologia: dipinto

Tecnica: olio su tela

Soggetto principale: Danae riceve la pioggia d’oro in presenza della vecchia nutrice e di un Amorino

Soggetto secondario: 

Personaggi: Danae, Giove (pioggia d’oro), vecchia nutrice, Amorino

Attributi: nudità (Danae), pioggia d’oro (Giove),

Contesto:  camera da letto

Precedenti:

Derivazioni:

Immagini: http://www.consultsos.com/pandora/f6507pht.htm

Bibliografia: Davidson Reid J., The Oxford Guide to classical mythology in the arts, 1300-1900’s, Oxford university Press, New York- Oxford, 1993, vol.1; Alpers S., The decoration of Torre de la Parada, IX, Arcade Press, Brussels, 1971; Millner Kahr M., Danaë: Virtuous, Voluptuous, Venal Woman, in “Art Bulletin”, 60, 1978, pp.43-55;  Panofsky E., Tiziano e Ovidio. Problemi iconografici, Marsilio, Venezia, 1997, pp. 265-266

Annotazioni redazionali: Il dipinto Danae e la pioggia d’oro, che è classificato come studio, è degli anni 1616- 1618 e presumibilmente di scuola rubeniana. Il mito è rappresentato secondo un’iconografia tradizionale in cui Danae è distesa su di un letto con lo sguardo rivolto in alto verso la pioggia d’oro. L’ambientazione in una camera da letto è connotata dalla presenza di oggetti preziosi come una coppa poggiata su di un piatto d’oro. Un Amorino solleva un drappo rosso rivelando la nudità della donna e fissa il suo sguardo sullo spettatore come a renderlo partecipe di ciò che sta accadendo. La vecchia nutrice, colta da un forte impulso di avidità, tenta di raccogliere la pioggia con la sua veste a conca, particolare già presente in precedenza, ad esempio nella Danae di Tiziano del Prado (Cfr. scheda opera 29), e in quella del Primaticcio, in cui però utilizza un recipiente (Cfr. scheda opera 26). Nelle Metamorfosi di Ovidio non troviamo l’intera vicenda di Danae, ma solamente alcune citazioni. Per questo motivo non si formò una tradizione incisoria della scena, che fu comunque molto rappresentata. Nel Medio Evo fu interpretata come personificazione della Pudicitia o come prefigurazione della Vergine Maria e del suo concepimento miracoloso (Cfr. scheda opera 19). In seguito come il tipo dell’amore venale per cui la pioggia d’oro è vista come il pagamento del dio (Kahr,1978), ma la sua larga diffusione dal Cinquecento in poi è legata soprattutto alla possibilità di rappresentare un’ immagine erotica, nobilitata dal mito e quindi non scandalosa. Goris-Held menziona una Danae di Rubens nell’inventario per la successione di Jeremias Wildens del 30 dicembre 1653 e presumibilmente può essere associata a quest’opera.

Silvia Trisciuzzi