37: Giove e Danae

Titolo dell’opera: Danae

Autore: Artemisia Gentileschi

Datazione: 1612 ca.

Collocazione: Missouri, Saint Louis, The Saint Louis Art Museum

Committenza:

Tipologia:

Tecnica: olio su rame

Soggetto principale: Danae e la pioggia d’oro

Soggetto secondario: 

Personaggi: Danae, nutrice

Attributi: pioggia dorata (Danae)

Contesto: scena d’interno

Precedenti:

Derivazioni:

Immagini:

Bibliografia: Millner Kahr M., Danaë: virtuous, voluptuous, venal woman, in “The art bulletin”, 60, 1978, pp. 43-55; Garrard M.D., Artemisia Gentileschi: The Image of the Female Hero in Italian Baroque Art, Princeton University Press, Princeton 1989; Santore C., Danae: the Renaissance courtesan's alter ego, in Zeitschrift für Kunstgeschichte, 54, 1991, pp. 412-427; Contini R. – Papi G., Artemisia, Leonardo - De Luca editori, Roma 1991; Lissarague F., Danaé, Métamorphoses d’un myth, pp. 105-134, in Mythes grecs au figure: de l'antiquite au baroque, sous la direction de Stella Georgoudi et Jean-Pierre Vernant,  Gallimard, Parigi 1996, pp. 105-134; Mann J.W., The Gentileschi Danaë in the Saint Louis Art Museum: Orazio or Artemisia, in “Apollo”, 143, 1996, n. 412, pp. 39-45; Bissell R W., Artemisia Genileschi and the Authority of Art: Critical Reading and Catalogue Raisonne, University Park, Penn State University 1999; Christiansen K., Mann J.W., Orazio e Artemisia Gentileschi, Skira, Milano 2001, pp. 193-195.

Annotazioni redazionali: L’opera, presentata per la prima volta all’asta di Sotheby’s a Monaco, nel 1986, ha suscitato discussioni per la datazione e l’attribuzione, incerta fra Orazio ed Artemisia Gentileschi. Freedberg, Schleier eBissell  (1999) l’hanno assegnata ad Orazio, proposta poi in seguito messa in dubbio dallo stesso Scleier. Altri, come Nicolson (1990), Papi e Contini (1991) l’hanno ritenuta opera di Artemisia, mentre Garrard (1989) ha pensato potesse essere opera di un altro artista. Bissel (1999), nella sua attribuzione ad Orazio si basa sulle caratteristiche pittoriche di altre opere ritenute di Orazio, come la Cleopatra e la Giuditta di Oslo. Oltre a ciò afferma che la lavorazione sul rame era una caratteristica di Orazio. Nell’attribuzione ad Artemisia, invece, si valuta che anche quest’ultima abbia lavorato con tale materiale, come nella Vergine e Bambino con rosario, oltre che in una Santa Apollonia ed un Putto dormiente (oggi perdute) che risultano nell’inventario degli oggetti venduti a Firenze nel 1621. L’immagine rappresenta Danae nel momento in cui sta ricevendo la pioggia d’oro, con un atteggiamento sensuale di abbandono. E’ stesa su un letto con un lenzuolo sfatto ed una coperta color porpora scura, sulla quale risalta il biancore delle membra. L’atteggiamento languido della giovane e l’espressione del suo volto, oltre alle monete poggiate sulle gambe e strette nel pugno della mano destra, sono un chiaro riferimento all’azione che si sta compiendo. Gli occhi sono chiusi, in un’espressione di godimento sessuale, il braccio sinistro, piegato sotto il capo, sembra presentare tutto il corpo ad accogliere l’intervento di Zeus, mentre i lunghi capelli scuri scendono dietro il braccio destro, accentuando la sensazione tattile del dipinto.  La figura di Danae occupa tutta la larghezza dell’immagine, dando una forte luminosità al primo piano, che si staglia in modo netto dal fondo scuro, sul quale si evidenziano le monete d’oro, simili a stelle nel buio del cielo. Dietro la fanciulla, in piedi, sulla destra, c’è la figura della giovane nutrice, con un velo bianco sui capelli e un abito azzurro dalle ampie maniche bianche, tenuto alzato sul davanti, in atteggiamento avido, per raccogliere le monete che piovono dal cielo. Le due figure femminili sono fra loro di spalle e in atteggiamenti contrapposti, come è contrapposta la loro partecipazione all’evento divino che si sta compiendo. Le tinte usate da Artemisia Gentileschi sono poche, e si basano solo sulle tonalità del bianco, dell’azzurro e del rosso, per concentrare l’attenzione dello spettatore sull’episodio, in cui divino ed umano si compenetrano, per raggiungere la soddisfazione della volontà di Zeus.

Giulia Masone