33: Giove e Danae

Titolo dell’opera: Danae

Autore: Jacopo Negretti, dettoPalma il Giovane

Datazione: 1595-1600 ca.

Collocazione: Parigi, collezione privata

Committenza:

Tipologia: dipinto

Tecnica: olio su tela, 90x130 cm

Soggetto principale: Danae e la pioggia d’oro

Soggetto secondario:

Personaggi: Danae, pioggia d’oro (Zeus), vecchia nutrice

Attributi: nudità (Danae), pioggia d’oro (Zeus)

Contesto: camera da letto

Precedenti: Studio preparatorio, Stoccarda, Graphische Sammlung. Penna ed inchiostro bruno. Provenienza: collezione Ernst Ziegler

Derivazioni:

Immagini:

Bibliografia: Boschini, prefazione alle Ricche miniere della pittura, Venezia 1674; Venturi A., Storia dell’arte italiana. La pittura del ‘500, Hoepli 1934, volume IV, tomo VII, pp. 182-230; Ivanoff-Zampetti, Jacopo Negretti detto Palma il Giovane, in I pittori bergamaschi. Il Cinquecento, 1979, pp. 549-550; Mason Rinaldi S., Palma il Giovane. L’opera completa, Alfieri Electa, Milano 1984, p. 100; La pittura nel Veneto (il ‘600), Electa 2000, tomo I, pp. 13-23; La pittura in Italia (il ‘500), Electa 2003, tomo I, pp. 171-196

Annotazioni redazionali: La tela si conserva a Parigi in una collezione privata. L’opera è firmata IACOBUS PALMA F (sull’alzata del letto). Vi si nota un’evidente influenza di Tiziano, non solo nel motivo tematico, ma anche nel cromatismo, soprattutto nello scoppio di luce che accompagna la pioggia di monete d’oro. Di influenza tizianesca è anche l’impianto del dipinto, derivato in particolare dalla Danae del Prado (Cfr. scheda opera 29), che il Palma può aver conosciuto, o attraverso un’incisione, o da repliche posteriori, sebbene poi il nudo femminile si irrigidisca in un’eleganza dichiaratamente manieristica. L’anziana nutrice, dalla pelle olivastra e rugosa, che si affretta a raccogliere freneticamente e avidamente le monete d’oro, fa da contrappunto, per realismo e spirito pratico, ad una languida Danae che, assorta in quel che sta avvenendo di sovrannaturale, ha lo sguardo verso l’alto in un atteggiamento acquiescente. La particolare componente della luce, come il forte elemento chiaroscurale ed i cangiantismi, i preziosismi decorativi di contorno alle due figure, ed il persistere di moduli manieristici caratteristici di Palma il Giovane, quali i chiasmi e i contrapposti, procurano all’oggetto del dipinto quasi una trasformazione: da un simbolo di atto di amore alla reale carica erotica di un nudo femminile, mentre la vecchia serva si fa avanti per raccogliere le monete. Lo sguardo rivolto verso l’alto, che nell’iconografia tradizionale sta ad indicare un amore puro e spirituale (Cfr. scheda opera 01, scheda opera 07, scheda opera 08, scheda opera 27), è qui smorzato dalla presenza accesa delle monete d’oro che, in misura così determinante occupano la parte centrale della tela. Le braccia della nutrice, rivolte verso il centro, fanno da contrappunto a tutto il corpo della fanciulla, che, pur posto in posizione diagonale nella tela, come nell’iconografia tradizionale, assume però un atteggiamento quasi di semicerchio, pronto ad accogliere la pioggia di monete. Danae e la nutrice quasi chiudono fra loro questa esplosione di luce, che proviene da un cielo, reso carico di mistero dal colore bruno delle nuvole frante. I tendaggi preziosi, ai lati dell’alcova, i cuscini un po’ disordinati, i monili della donna, le lenzuola raffinate accentuano il tono di acquiescenza già evidente, in vario modo, nelle due figure femminili. Il dipinto si considera databile entro la fine del ‘500, proprio per i moduli manieristici in esso presenti, e l’ipotesi trova conferma nell’interessante foglio preparatorio, conservato a Stoccarda, in cui è evidente una grafia sciolta a grovigli di linee, in funzione chiaroscurale, di ascendenza ancora cinquecentesca. In questa tela possiamo infatti osservare come la pittura veneziana, che pure gode di un momento particolarmente favorevole per quel che riguarda le numerose ed importanti committenze, soffra di scarsa originalità creativa, con una tendenza ad un revival nostalgico della grande stagione cinquecentesca. Palma il Giovane appare il più importante del gruppo di artisti di questo periodo, il cui limite, però, è di aver protratto troppo a lungo le istanze pittoriche dei maggiori esponenti della tradizione cinquecentesca. Al declino del XVI secolo, quando stava per chiudersi l’epoca d’oro dell’arte veneta, Palma il Giovane assume il grado di rappresentante più tipico dell’eclettismo veneto, fondendo gli insegnamenti di Tiziano, Tintoretto, Veronese e, come leggiamo nel  giudizio del Boschini,  raggiungendo fra tutti il “grado primiero” per la sua maniera “forte e gagliarda” di seguire le “pedate” dei tre grandi della pittura veneta del Cinquecento.

Giulia Masone