
Titolo dell’opera: Danae
Autore: Jacopo Robusti, dettoTintoretto
Datazione: 1577-1578
Collocazione: Lione, Musée des Beaux Arts
Committenza:
Tipologia: dipinto
Tecnica: olio su tela, 142x182,5 cm
Soggetto principale: Danae e la pioggia d’oro
Soggetto secondario:
Personaggi: Danae, pioggia d’oro (Zeus), nutrice, cane
Attributi: nudità (Danae), pioggia d’oro (Zeus)
Contesto: camera da letto
Precedenti:
Derivazioni:
Immagini:
Bibliografia: Barbantini N., La mostra del Tintoretto. Catalogo delle opere, Venezia 1937, pp. 75-77; De Vecchi P., L’opera completa del Tintoretto, Classici dell’Arte Rizzoli, Milano 1970; L’opera completa del Tintoretto, presentazione di Berbari C., apparati critici e filologici di De Vecchi P., Milano 1970, pp. 122-123; Pallucchini R., Rossi P. Tintoretto. Le opere sacre e profane, Alfieri Electa, Milano 1990, pp. 210-211; La pittura nel Veneto (il ‘500), Electa 1999, tomo II, pp. 455-550; La pittura in Italia (il ‘500), Electa 2003, tomo I, pp. 171-196;
Annotazioni redazionali: La tela, acquistata in Francia nel 1624 da Balthasar Gerbier per il duca di Buckingam (inventario del 1635), passò poi nel 1649 nella collezione dell’imperatore Ferdinando III nel castello di Praga (inventario del 1685) e, successivamente, a Vienna. Nelle Gallerie imperiali era registrata come attribuita a Benedetto Cagliari. Nuovamente in Francia all’inizio dell’Ottocento, fu acquistata per il museo di Lione (1811). Attribuita a Jacopo Tintoretto già nel momento dell’acquisto di Balthasar Gerbier, successivamente, negli anni del Novecento si pensò che fosse stata dipinta dal figlio Domenico (Pittaluga, 1925; Tietze, 1948; Pedrazzi Tozzi, 1960; Heinemann, 1966; De Vecchi, 1970). Benché l’opera costituisca uno dei prototipi da cui derivano certamente alcuni modi del linguaggio di Domenico, con il quale quindi ha in comune una certa consonanza di gusto, oggi si è orientati a considerarla di Jacopo. Si è giunti a tale valutazione per la vicinanza stilistica con le Tentazioni di Sant’Antonio, soprattutto nella matura femminilità del corpo di Danae e per l’attenzione alla morbida modellazione dei corpi, lievemente chiaroscurati, che si dispongono in diagonale, secondo uno schema già da lui adottato. Caratteristici della maturità di Tintoretto sono, inoltre, la costruzione della scena, che spinge costantemente l’occhio in comparti spazialmente indipendenti, e il senso dello spazio infinito. Nonostante l’ambiente chiuso e limitato della stanza, ed in particolare dell’alcova, infatti, il pittore riesce a inserire la spazialità attraverso la soluzione della finestra, che dilata lo sfondo nel paesaggio aperto verso l’orizzonte. L’episodio mitologico è colto nell’intimità quotidiana di un interno, nell’atmosfera languida della luce del tramonto, che proviene dalla finestra. Questa è chiusa, per impedire ogni possibilità di intromissione dall’esterno, secondo la volontà di Acrisio, padre di Danae; nonostante ciò, la potenza divina di Zeus raggiunge ciò che per i mortali sarebbe impossibile. Il mandolino, appoggiato sul davanzale, allude alle dolci melodie musicali, che sembrano provenire da tutto il tema della scena e dal soffuso languore della donna sdraiata su panneggi preziosi. Lo sguardo di Danae rivolto verso il basso, diversamente da quanto avviene, per lo più, nell’iconografia tradizionale (Cfr. scheda opera 01, scheda opera 07, scheda opera 08, scheda opera 27, scheda opera 29), allude ad un amore colto in maniera più sensuale e terrena, anche se lo sguardo interrogativo della giovane donna mantiene all’episodio la sensazione di mistero. In questa atmosfera così piena di poesia, la figura della giovane nutrice richiama alla realtà, sia per la vivace caratterizzazione del volto, sia per il gesto attento con il quale alza il grembiule per raccogliere le monete d’oro. Il corpo della domestica si proietta in avanti verso Danae, dando a tutta la tela un andamento di taglio diagonale che mette in evidenza soggetti fra loro contrapposti: Danae, bella, raffinata, dolce e luminosa, oggetto dell’amore del padre degli dei; la giovane domestica realistica, pratica ed interessata alla ricchezza. In basso, il piccolo cagnolino addormentato aggiunge alla scena un particolare di intimità domestica ed allude al concetto di fedeltà (Cfr. scheda opera 29). In relazione a tali caratteri dell’opera si presume che essa sia frutto del periodo della maturità dell’artista. Recentemente è stato riconosciuto come autentico un disegno preparatorio per la figura della serva inginocchiata, apparso in un’asta Sotheby’s.
Giulia Masone