29: Giove e Danae

Titolo dell’opera: Danae

Autore: Tiziano Vecellio

Datazione: 1553

Collocazione: Madrid, Museo del Prado

Commitenza: Filippo II, re di Spagna

Tipologia: dipinto

Tecnica: olio su tela (129 x 180 cm)

Soggetto principale: Danae e la pioggia d’oro

Soggetto secondario:

Personaggi: Danae, Giove sottoforma di pioggia d’oro, nutrice, cane

Attributi: nuvola, monete d’oro (Giove); grembiule, chiavi (nutrice); collare con sonagli (cane); bracciale, anello, orecchino (Danae).

Contesto: Torre adibita acamera da letto

Precedenti:

Derivazioni: Danae dell’Ermitage di Leningrado e del Kunsthistorishes Museum

Immagini:

Bibliografia: Fiocco G., La Danae di Tiziano, un capolavoro ritrovato, in “Illustrazione Italiana”, 1935, 22, pp. 908-909; Venturi A., Altro gruppo di pitture inedite in “L’Arte”, 1938, 9; Watson P., Titian and Michelangelo: the Danae of 1545-1546, in Italian Renaissance Art, New Haven, London 1978, pp. 245-254; Gentili A., Da Tiziano a Tiziano, Bulzoni Editore, Roma 1988, pp. 107-111; Panofsky E., Tiziano. Problemi di Iconografia, Marsilio Editore, Venezia 1992, pp. 146-152; Goffen R., Titian’s women, New Haven, Londra 1997, pp. 215-241; Lòpez Torrijos R., Mythology and History in the great paintings of the Prado, Scala Books, Londra 1998

Annotazioni redazionali: Il quadro fu realizzato da Tiziano per il re di Spagna, Filippo II, in occasione delle sue nozze con Maria Tudor, celebrate il 25 luglio del 1554. L’opera, come il pittore dice in una lettera inviata al sovrano, avrebbe offerto una piacevole varietà nella decorazione di un camerino, in cui sarebbe stata il pendant di un altro quadro che nel frattempo Tiziano stava realizzando, Venere e Adone. L’obiettivo di Tiziano era quello di raffigurare in questo camerino, attraverso queste ed altre opere (Perseo e Andromeda – Cfr. scheda opera relativa – e Giasone e Medea), diversi punti di vista. Rispetto alla Danae di Capodimonte (Cfr. scheda opera 27) la versione di Madrid presenta delle differenze, che precisano ulteriormente il significato che Tiziano attribuisce al mito. Oltre ad essere molto più densa di elementi erotici e minacciosi, la più cospicua differenza tra le due versione é la sostituzione di Cupido con la figura della nutrice, emblema di avidità congiunta a stoltezza, non nominata dalle fonti letterarie, la quale svolge le funzioni di guardiana come esplicita il mazzo di chiavi ben in vista. Si aggiungono altri elementi come il cane, la rimozione della colonna che lascia la scena a cielo aperto e la completa nudità della donna. Il dipinto è intriso di una cromatismo rossastro, che segna il contorno del corpo della donna e si riscontra anche nella pioggia d’oro, la quale cade da nuvole scure che si addensano in un cielo cupo e tempestoso, attraverso cui Giove non appare come Juppiter-Pluvius, manifestandosi in una dolce cascata di pioggia d’oro (Cfr. scheda opera 27), ma come Juppiter-Tonans riversandosi sulla donna con una terribile esplosione. Il personaggio di Danae è stato soggetto a diverse interpretazioni. Gli scrittori antichi sono stati principalmente di due opinioni: la prima secondo cui Danae rappresenterebbe una donna capace di resistere alla tentazione amorosa, la seconda secondo cui non sarebbe altro che una fredda prostituta pronta a vendersi per denaro (Danfc13; Danfc 17). Tiziano contraddice questa accusa evidenziando l’emozione di Danae di fronte al prodigio e rappresentando, inoltre, il rapporto che intercorre tra le due donne non come una collaborazione tra prostituta e procacciatrice, ma come un’opposizione palese sia fisica che morale: infatti mentre la Danae è occupata ad accogliere il suo amante sotto forma di pioggia d’oro, la nutrice è impegnata nell’avara raccolta delle monete, che depone nel grembiule. Gentili ritiene che in questa versione Tiziano abbia voluto compiere una problematizzazione in chiave etica del mito contrapponendo alle riuscite imprese degli dei le fallimentari e miserabili azioni degli uomini, evidenziando il contrasto tra la meschinità morale e intellettuale degli uomini e la superiore serenità del rapporto con il divino. Il cane immobile che riposa sul letto rimane indifferente a ciò che avviene, poiché l’invasione di Giove è visibile ma silenziosa; in tal modo viene sottolineata la superiorità del senso della vista rispetto all’udito e agli altri sensi. Rona Goffen ritiene che Tiziano dipingendo la Danae di Capodimonte abbia visualizzato l’argomento ma ridipingendola per Filippo II sia riuscito a verbalizzare le sue idee.

Roberta Ciprotti