
Titolo dell'opera: Danae
Autore: Antonio Allegri, detto il Correggio
Datazione: 1531 ca.
Collocazione: Roma, Galleria Borghese
Committenza: Federico II Gonzaga (1500-1540)
Tipologia: dipinto
Tecnica: olio su tela (161 x 193 cm)
Soggetto principale: unione di Giove con Danae
Soggetto secondario: due amorini in terra; Cupido ai piedi del letto
Personaggi:
Attributi: nuvola d’oro (Giove); nuvola d’oro (Danae); freccia (Cupido)
Contesto: interno di una stanza da letto
Precedenti:
Derivazioni:
Immagini: http://www.italica.rai.it/argomenti/storia_arte/correggio/galleria/8.htm
Bibliografia: Verheyen E., Correggio’s Amori di Giove, in “Journal of the Warburg and the Courtauld Institut”, 1966, XXIX, pp. 160-162; L’Opera Completa del Correggio, a cura di Quintavalle A.C., Rizzoli, Milano 1970; Gould C., The Paintings of Correggio, London 1976; Verheyen E., The Palazzo del Te in Mantua: images of love and politics, Johns Hopkins University Press, Baltimora 1977; La Danae e la pioggia d'oro: un capolavoro di Antonio Allegri detto il Correggio, restaurato, a cura di Bernardini M.G., Multigrafica, Roma 1991; Di Giampaolo M., Muzzi A., Correggio, Catalogo Completo dei Dipinti, I Gigli dell’Arte, Borgo Santacroce 1993; Fornari Scianchi L., Correggio, Ed. Scala, Firenze 1994; Fabiański M., A fresh look at Correggio's "Danaë" and its figural sources, in “Paragone/Arte”, 47, 1996 (1997), Ser. 3, 8/10, pp. 90-107; Ekserdjian D., Correggio, I Dipinti Mitologici, Silvana Editoriale, Cinisello Balsamo 1997; Immagini degli Dei: mitologia e collezionismo tra ‘500 e ‘600, a cura di Cieri Via C., catalogo della mostra tenuta a Lecce, Leonardo Arte, Milano 1997; Guida alla Galleria Borghese, a cura di Herrmann Fiore K., De Luca, Roma 2000; Hoeninger C.S., The reception of Correggio's "Loves of Jupiter", in Coming about, a cura di Jones L.R., 2001, pp. 191-197; Cieri Via C., L’Arte delle Metamorfosi. Decorazioni mitologiche nel Cinquecento, Lithos, Roma 2003; Riccòmini E., Sette Saggi sul Correggio, Silvana Editoriale, Cinisiello Balsamo 2003
Annotazioni redazionali: L’operafa parte di una serie di tele commissionate da Federico Gonzaga, duca di Mantova, con gli Amori di Giove (Giove e Io – Cfr. scheda opera relativa; Il Ratto di Ganimede, Leda e il Cigno a cui forse doveva aggiungersi anche Giove e Antiope). Stando alla testimonianza del Vasari, Federico II intendeva donare la serie di dipinti all’imperatore Carlo V d’Asburgo, in occasione della sua visita a Mantova nel 1530. In realtà, pare che le quattro tele raggiunsero la Spagna solo dopo la morte di Federico II (1540), molto probabilmente nel 1543, in occasione del matrimonio di Filippo II di Spagna. Egon Verheyen (1966), contrariamente alla testimonianza vasariana, ha ipotizzato che i dipinti dovessero decorare la Sala di Ovidio di Palazzo Te a Mantova; questa complessa lettura è ormai completamente superata. Documentata nella collezione di Leone Leoni insieme alla tela con Giove e Io nel 1582, nel 1603 la Danae fu venduta a Rodolfo d’Asburgo II (proprietario per alcuni anni anche delle altre tre tele del ciclo), per poi passare a seguito della Guerra dei Trent’Anni nella collezione di Cristina di Svezia, dal 1654 a Roma. Dopo altri passaggi di proprietà, infine nel 1872 fu acquistata dal principe Camillo Borghese. Tra il 1986 e il 1990 la Danae ha subito un restauro a cura dell’Istituto Centrale del Restauro. La tela necessitava di una foderatura poiché la pellicola pittorica era sollevata e rischiava di cadere. L’analisi radiografica ha infine consentito l’eliminazione della patina superficiale del dipinto, creata da una vernice protettiva ormai ingiallita. La tela infatti presentavaun tono dorato, ritenuto a partire dalla critica ottocentesca una caratteristica peculiare dell’opera e quindi la cifra stilistica del Correggio. La pulitura effettuata ha consentito di portare alla luce un colore molto diverso, caratterizzato da quelle tonalità fredde, presenti anche nelle altre due tele, Giove ed Io e il Ratto di Ganimede. L’iconografia è quella tradizionale, derivata direttamente dalla pittura vascolare antica, con Danae distesa sul letto che solleva il lenzuolo per accogliere la pioggia d’oro. Anche la figura di Cupido non è una novità rispetto alla tradizione classica: assente nelle fonti letterarie, era già stato introdotto nell’arte antica, forse come simbolo dell’amore di Giove per Danae (Cfr. scheda opera 04 e scheda opera 09). Nel dipinto è rappresentato ai piedi del letto e, volgendo lo sguardo verso la pioggia d’oro, aiuta Danae a sorreggere il lenzuolo, con una funzione molto simile a quella raffigurata nella lecythe del British Museum (Cfr. scheda opera 09). La vera novità iconografica è costituita dai due puttini in primo piano a destra; oltre ad essere ulteriori simboli della tematica amorosa del soggetto, presentano delle particolarità interessanti: infatti mentre il puttino sulla sinistra non ha le ali e tiene in mano una pietra, quello di destra è alato ed ha una freccia dorata. Il putto alato può essere identificato con Eros, l’altro con il fratello Anteros. I due, rappresentati insieme, raffigurano la conciliazione tra Amore Celeste e Amore Terreno, e dunque simboleggiano la felice conclusione della vicenda amorosa di Giove e Danae.
Chiara Mataloni