Titolo dell’opera: Danae (Allegoria della castità o Sogno di fanciulla)
Autore: Lorenzo Lotto
Datazione: 1505 ca.
Collocazione: Washington, National Gallery
Committenza:
Tipologia: dipinto
Tecnica: olio su tavola (42,9 x 33,7 cm)
Soggetto principale: Cupido fa scendere una pioggia di fiori luminosi su una donna
Soggetto secondario: un satiro beve, un altro spia la scena
Personaggi: Danae, Cupido, due satiri
Attributi:
Contesto: paesaggio campestre
Precedenti:
Derivazioni:
Immagine:
Bibliografia: Pochat G., Two allegories by Lorenzo Lotto and Petrarchism in Venice around 1500, in “Word & image”, 1, 1985, n. 1, pp. 3-15; Davidson Reid, J. – Rohmann, C., The Oxford Guide to Classical Mythology in the Arts, 1300-1990, New York- Oxford, 1993, p. 319; Bonnet J., Lorenzo Lotto, Adam Biro, Parigi, 1996, pp. 18-25; Cortesi Bosco F., "Divina vigilia": il sonno vigilante dell'anima nel dipinto di Lorenzo Lotto K 291 della National Gallery di Washington, in “Notizie da Palazzo Albani”, 21, 1992, n. 1, pp. 25-49; Humphrey P., Lorenzo Lotto, Bolis, Bergamo 1998, pp. 12-17, ill.17
Annotazioni redazionali: il dipinto fu all’inizio intitolato Danae, poi Il Sogno di fanciulla. Si è dovuto attendere diverso tempo per capire che, contrariamente a quanto lasci supporre la posizione del corpo, la donna non dorme: i suoi occhi sono aperti, anche se in modo quasi impercettibile. Così facendo, Lotto confonde l’iconografia e complica la comprensione dell’allegoria, rappresentando verosimilmente quella del combattimento tra la Virtù e la Voluttà. Si tratta del coperchio protettivo di un ritratto, forse quello conservato a Digione: le due donne, infatti, presentano delle forti somiglianze. L’ipotesi più probabile è che si tratti di Giovanna Rossi, vedova Malaspina e sorella del vescovo di Treviso Bernardo Rossi, per il quale Lotto aveva già realizzato un ritratto (Napoli, Museo Nazionale di Capodimonte) e il coperchio protettivo con una allegoria raffigurante il combattimento fra il Vizio e la Virtù (Washington, National Gallery). Le immagini del prelato e di sua sorella sono molto vicine per quanto riguarda la composizione: mezzo busto, di tre quarti, assenza di dettagli simbolici, che figurano, invece, nelle allegorie dei coperchi. Quella di Giovanna Rossi fu senza dubbio dipinta dopo la sua morte e il coperchio è un omaggio alla virtù della donna scomparsa. I due ritratti dovevano presumibilmente figurare fianco a fianco su un muro.Sebbene l’immagine sia stata più volte interpretata in chiave narrativa, come la storia di Danae o della ninfa Rhodos, con tutta probabilità si tratta di un messaggio in chiave allegorica. La composizione è strutturata in modo da trasmettere un contrasto dialettico tra la figura femminile posta al centro, che indossa un abito bianco splendente, e i satiri sui due lati che appartengono al fantastico mondo della foresta; essi alludono alla natura inferiore del genere umano e ai piaceri della carne e dei sensi. La satiressa sulla sinistra lancia sguardi amorosi al compagno, il quale beve, in grande quantità, vino proveniente da un’anfora. Al contrario, la casta fanciulla al centro è appoggiata ad un ulivo, che simboleggia la saggezza di Minerva e riceve la visione di un cupido celeste che la benedice con una cascata di fiori luminosi. Vari i testi e le immagini riconosciuti tra le fonti dei diversi motivi presenti nell’opera: ad esempio la figura femminile centrale potrebbe richiamare tanto la Laura del Petrarca, così come viene descritta nel sonetto CXXVI, tanto la figura femminile distesa nella xilografia dell’ Hypnerotomachia Poliphili della Ninfa alla fontana, opera pubblicata nel 1499.
Anna Cola
Giulia Masone