17: Giove e Danae

Titolo dell’opera:

Autore: Maître François

Datazione: 1475-1480

Collocazione: Le Hague, manoscritto del De Civitate Dei di sant’Agostino, MMW, 10 A 11, fol. 47 r.

Committenza:

Tipologia:

Tecnica: miniatura

Soggetto principale: gli amori di Giove con Danae e Ganimede

Soggetto secondario:

Personaggi: Giove, Danae, Ganimede, cortigiani

Attributi: corona, spada, monete d’oro (Giove), giovinezza (Ganimede)

Contesto: scena d’interno

Precedenti:

Derivazioni:

Immagini:

Bibliografia: Millner Kahr M., Danaë: virtuous, voluptuous, venal woman, in “Art Bulletin”, 60, 1978, p. 44; Sluijter E.J., Emulating sensual beauty: representations of Danaë from Gossaert to Rembrandt, in “Simiolus”, 27, 1999, pp. 5-6

Annotazioni redazionali: La miniatura illustra il codice MMW, contenente il De civitate Dei di Sant’Agostino. La scena è ambientata all’interno di una corte e vi assistono diversi cortigiani. Sulla sinistra, seduto sul trono al di sotto di un baldacchino, si trova Giove, connotato come sovrano dalla spada che porta alla cintura e dalla corona d’oro sul capo. Il re degli dei è colto nell’atto di abbracciare il giovane Ganimede, mentre furtivamente versa delle monete nel grembo di Danae, seduta alla sua sinistra. Ad accostare i due miti è lo stesso sant’Agostino che li interpreta in chiave fortemente negativa, come esempio del contenuto oltraggioso dei miti pagani; infatti al di sopra della scena di Ganimede è posta la scritta, chiaramente dispregiativa, “Jupiter fuit sodomita”. Danae invece è vista come un simbolo della venalità femminile secondo una concezione per la quale la virtù può essere facilmente corrotta dall’oro. Per questo motivo la pioggia d’oro è significativamente resa nella miniatura sotto forma di monete d’oro.

Silvia Trisciuzzi