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NICCOLÒ degli AGOSTINI, Tutti li libri de Ovidio Metamorphoseos tradutti dal litteral in verso vulgar con le sue allegorie in prosa.  Per Niccolo Zoppino e Vincentio Pollio, Venezia, Lib. IV, f. 43v.

 

DE IOVE E DI DANAE

La cagion perche Acrisio disprezzava

Bacco, fu per che gia li haveva detto

Che l’ardito Perseo che tanto amava

Non solo fu figluol di Giove il Dio perfetto

Como era vero, e percio lodiava

La qual gienetation fu con effetto

che questo Re Acrisio hebbe una figlia

Danae detta, bella a meraviglia

 

Il padre che si vaga la vedea

Temendo de la sua vergietate

In una torre chiusa la tenea

Con gran custodia , e molta dignitate

Onde che Giove questo sapea

Un di lasso la sua divinitade

E su la torre di costei discese

Per adimpir damor iusate imprese

 

Poi per una fessura che nel tetto

Vide, cangiossi in pioggia d’oro presto

E per quella discese sul suo letto

Si pian che non savide alcuno di questo

Poi per vennir al’ultimo diletto

Li tali in grembo, e li se manifesto

Comera Giove, & giacque al fin con lei

E di Perseo ingravido costei

 

ALLEGORIA DELLE COSE DETTE

La allegoria di Iove converso in pioggia d’oro, dovemo intender si come narra Santo Isidoro nel decimo Libro delle sue Ethimologiae, che Iove con molta quantità di oro corrupe la prudente giovane Danae, e percio si favoleggia che Iove in forma di oro piovuto dal cielo discese nel grembo della detta donna et giacque con lei, per il che si puol facilmente comprendere quanto fu grande la stultitia delli antichi chello adoraro per vero ottimo et sommo idio, si come apar nelle scritture, Iove fu tanto lascivo che non perdono ne à sangue, ne a natura, al sangue perche egli giacque con la sorella e non solo con una ma con due secondo le historie, Saturno hebbe tre figluole Iuno, Ceres et Vesta, et Iove con le due prime giacque, et hebbe di (uno solo figluolo detto Vulcano, de Ceres hebbe una figluola detta Proxerpina, la terza sorella non puote corrupere perche osservo sempre castita con ognuno.