5/1 a.C. ca.
OVIDIO, Amores, II, 19, 27-28; III, 4, 21-22; III, 4, 21-22
Traduzione tratta da: http://www.progettovidio.it/showlink.asp?CatID=14
II, 19, 27-28
(...) si numquam Danaen habuisset aenea turris,
non esset Danae de Iove facta parens; (...)
Se Dànae non fosse mai stata rinchiusa in una torre di bronzo,
non sarebbe divenuta madre ad opera di Giove
III, 4, 21-22
(...) in thalamum Danae ferro saxoque perennem
quae fuerat virgo tradita, mater erat (...)
Danae, che era stata consegnata vergine in una stanza solida,
fatta di ferro e di pietra, vi divenne madre
III, 8, 29-34
Iuppiter, admonitus nihil esse potentius auro,
corruptae pretium virginis ipse fuit.
dum merces aberat, durus pater, ipsa severa,
aerati postes, ferrea turris erat;
sed postquam sapiens in munere venit adulter,
praebuit ipsa sinus et dare iussa dedit.
Giove, consapevole che nulla ha più potere dell'oro,
divenne egli stesso il compenso della fanciulla sedotta.
Finché mancava una contropartita, il padre restava rigido,
lei stessa insensibile, i battenti di bronzo, la torre di ferro;
ma quando lo scaltro seduttore si presentò sotto forma di dono,
fu lei stessa ad offrire il grembo e, invitata a concedersi, si concesse.