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V sec. a.C.

EURIPIDE, Danae, frammenti vari

Testo tratto da: Maria Grazia Masone, Per un commento alla Danae di Euripide, tesi di laurea in Storia del Teatro Greco e Latino dell’Università “la Sapienza” di Roma, A.A. 2005-2006

 

Frammento 316 Kn.

(ACRISIO)

“donna, cara è questa luce del sole,

bella a vedersi la corrente serena del mare,

la terra che germoglia a primavera e l’acqua abbondante,

e di molte belle cose ho da dire l’elogio;

ma niente è così splendido né bello a vedersi

come per quelli che sono privi di figli e sono punti dal desiderio

il vedere in casa la luce di figli neonati”.

 

Frammento 317 Kn.

(ACRISIO)

“Ed ora io consiglio a tutti i giovani,

di non generare figli con lentezza rimandandoli

alla vecchiaia – per una donna infatti non c’è gioia

ed è una cosa odiosa un marito vecchio -,

ma il prima possibile. E infatti si allevano bene

ed è cosa dolce un figlio che trascorre la giovinezza in compagnia di un padre giovane”.

 

Frammento 318 Kn.

(ACRISIO)

“Quando infatti una donna si allontana dalla casa del padre

non è più dei genitori, ma dello sposo;

l’uomo invece resta sempre alla dimora paterna

vendicatore degli dei e dei sepolcri degli avi”.

 

Frammento 319 Kn.

(CORO)           

“lo testimonio con te: in ogni ambito siamo sempre inferiori

noi donne tutte, senza gli uomini”

 

Frammento 320 Kn.

(ACRISIO)

“non c’è né muro né ricchezza

né alcuna altra cosa difficile da sorvegliare come una donna”

                       

Frammento 321 Kn.

(DANAE)

“c’è infatti un detto, che le donne si occupano degli intrighi,

mentre gli uomini sono più abili a colpire il bersaglio con la lancia.

Se il premio per la vittoria andasse all’astuzia,

noi regneremmo sugli uomini”

 

Frammento 322 Kn.

(ACRISIO)

“l’amore è infatti qualcosa di ozioso ed è fatto per tali cose:

ama gli specchi e le tinture bionde dei capelli,

fugge le fatiche. Uno solo infatti per me ne è l’indizio:

nessuno dei mortali che mendica il vitto suole amare,

questo (Eros) si manifesta tra i ricchi in pieno vigore”

 

Frammento 323 Kn.

(DANAE)

“probabilmente, se saltasse tra le mie braccia ed al mio petto,

giocherebbe, e si conquisterebbe il mio animo

con una moltitudine di baci: questo infatti è per gli uomini

l’incantesimo amoroso più grande, o padre, la vita in comune”

 

Frammento 324 Kn.

(ACRISIO)

“Oro, regalo più bello per i mortali,

dal momento che non la madre comporta tali gioie,

non i figli per gli uomini, non l’amato padre,

quali tu e coloro che ti possiedono in casa (comportate).

Se Cipride vede con gli occhi una tal cosa,

non c’è meraviglia che nutra infiniti amori”.

 

Frammento 325 Kn.

(ACRISIO)

“nessun uomo è infatti superiore alle ricchezze,

eccetto uno: ma chi sia costui non lo vedo”

 

Frammento 326 Kn.

(ACRISIO)

“conosci dunque il motivo per il quale quelli tra i mortali dai nobili natali

se sono poveri non rendono più nulla,

mentre quelli che erano prima di nessun conto, ora ricchi

acquisiscono fama grazie alla loro ricchezza e

intrecciando la discendenza ed i matrimoni dei figli?

Ognuno è più incline a donare ad un uomo di bassa origine che è ricco

piuttosto che ad un povero che è nato bene.

Il villano è colui che non possiede nulla, ma quelli che possiedono  †sono ricchi†.”

 

Frammento 327 Kn.

(ACRISIO)

“gli uomini sono soliti infatti ritenere

saggi i discorsi dei ricchi, ma qualora parli bene

un uomo povero proveniente da casata modesta,

(sono soliti) ridere; io invece osservo che di frequente

le persone povere sono più sagge dei ricchi

ed agli dei, pur tributando sacrifici modesti,

sono più devoti di quelli che sacrificano i buoi”

 

Frammento 328 Kn.

(ACRISIO)

“chiunque si compiace di case ben riempite

e, privando lo stomaco, misero, tiene in cattivo stato il corpo,

ritengo che questo sia anche in grado di depredare i simulacri di legno degli dei

e di rivelarsi nemico di coloro che gli sono più cari”

 

Frammento 329 Kn.

(CORO)

“Ahimè, ai nobili di nascita come conviene

ovunque avere un carattere incline al coraggio”

 

Frammento 330 Kn.

(ACRISIO)

“io affermo che le sorti dei mortali sono nella stessa condizione

di questo, che chiamano etere, a cui si associano queste caratteristiche.

questo d’estate fa splendere una brillante luce luminosa

e fa crescere l’inverno mettendo insieme dense nubi,

fa germogliare e deperire, vivere e morire.

così anche il genere dei mortali: alcuni godono di prosperità

nella brillante serenità, altri sono di nuovo tra le avversità,

vivono alcuni tra i mali, altri nel mezzo della prosperità

(e) soccombono al modo dei mutamenti annuali”