01: Danaidi

Titolo dell'opera: Le Danaidi

Autore: anonimo

Datazione: I sec. d.C.

Collocazione: Roma, Basilica sotterranea di Porta Maggiore, navata destra

Committenza: aristocratici romani

Tipologia: rilievo

Tecnica: stucco

Soggetto principale: punizione delle Danaidi

Soggetto secondario:

Personaggi: Danaidi

Attributi: anfore (Danaidi)

Contesto: non definibile

Precedenti:

Derivazioni:

Immagini:

Bibliografia: Lugli G., La Basilica sotterranea di Porta Maggiore, in "La Cultura", vol. VII , fasc. 6, 1927-1928, pp. 258-261; Aurigemma S., La Basilica sotterranea neopitagorica, Istituto Poligrafico dello Stato, Roma 1962

Annotazioni redazionali: Il rilievo in esame è collocato nella navata destra della Basilica sotteranea di Porta Maggiore (che conserva il complesso di stucchi più ricco che il mondo romano ci abbia fino ad oggi tramandato), ed ha come soggetto l'eterna punizione delle Danaidi. Sebbene le Belidi rappresentate dall'anonimo artista nel I sec. d. C. siano numerose, la foto reperita mostra soltanto due di queste fanciulle. La prima da sinistra con l'anfora poggiata al suolo, la seconda immortalata mentre versa acqua in un grande pithos. Questo stucco si inserisce perfettamente nella decorazione della basilica,. Come infatti comprese ben presto il critico belga Cumont il concetto ispiratore di tutta la decorazione è senza dubbio l'elevazione dello spirito al fine di preparare l'individuo alla morte e fargli acquistare la beatitudine dell'oltretomba. Secondo il neopitagorismo, religione probabilmente professata dai ricchi committenti di questa basilica, il mondo ultraterreno non è una terra di dolori ma di gioie e di felicità destinata agli eletti. "Ma se tali sono i premi che raggiungono coloro che attraverso i misteri del neopitagorismo ascendono alla beatitudine divina, al contrario pene crudeli sono riserbate a coloro che non vollero conoscere la verità: così troviamo fra i dannati le Danaidi, cui è doglia riempire un vaso senza fondo, in un lavoro senza pace" (Lugli, p. 259). Queste idee poco dovettero piacere al Senato Romano che ordinò la chiusura della Basilica. Essa infatti non presenta segni di restauro e mostra di essere stata attiva solo per brevissimo tempo. L'edificio rimase sommerso sino all'aprile 1917 quando il cedimento del terreno sotto uno dei binari della linea ferroviaria Cassino-Napoli, la restitutiva al mondo. Da allora si è intrapreso un intenso lavoro per salvaguardare la basilica e i suoi mirabili stucchi che nel corso dei secoli avevano subito gli attacchi congiunti dei parassiti, delle infiltrazioni di acqua, delle ripercussioni del bombardamento aereo dello scalo merci di San Lorenzo nel luglio del 1943, ed infine della sollecitazione vibratoria del traffico ferroviario. Sin dal 1917 l'edificio ha attirato l'interesse della critica. Così scriveva Lugli (p. 258) di quegli anni: "Ancor prima di aver avuto la illustrazione ufficiale o per meglio dira la editio princeps affidata al professor Goffredo Bendinelli docente di archeologia nella R. Università di Torino, questo interessante monumento, scoperto nel 1917, conta già una notevole bibliografia, in quasi tutte le lingue del mondo".

Tiziana Villani