09: Cadmo e Armonia

Titolo dell'opera: Cadmo

Autore: Giacomo Franco

Datazione: 1584

Collocazione: Le Metamorfosi di Ovidio, ridotte da Giovanni Andrea del! 'Anguil!ara in ottava rima, al christianissimo re di Francia Henrico Secondo, Venezia 1561

Committenza:

Tipologia: stampa

Tecnica: incisione in rame

Soggetto principale: Cadmo e Armonia si trasformano in serpenti insieme alle illustrazioni dei miti del libro IV delle Metamorfosi

Soggetto secondario:

Personaggi: Cadmo e Armonia

Attributi:

Contesto:

Precedenti:

Derivazioni:

Immagini: http://etext.lib.virginia.edu/latin/ovid/1619/161904.jpg

Bibliografia: Guthmuller B., Mito, poesia, arte. Saggi sulla tradizione ovidiana nel Rinascimento, Bulzoni, Roma 1997; Massari S., Giulio Romano, pinxit et delineavit, Roma 1993; Suitner G., Tellini Perina C., Palazzo Te in Mantua, Milano 1994

Annotazioni redazionali: la raffigurazione di Cadmo e Armonia è posta al centro della grande incisione che fa da frontespizio al IV libro della rivisitazione delle Metamorfosi di Ovidio di Giovanni Andrea dell’Anguillare; nel foglio sono raffigurati alcuni dei miti del IV libro, come Piramo e Tisbe, Ermafrodito e Salmacide, Leucotoe e Clizia, le figlie di Minia, Perseo e Andromeda, Ino e Melicerete e le compagne Sidonie già trasformate in uccelli. La coppi,a identificata grazie all'iscrizione "Cadmus", è colta nel momento dell'ultimo abbraccio, prima della definitiva trasformazione dei due in serpenti, che è appena iniziata visto che l'uomo ha già la coda serpentina. Diversamente dai pochi precedenti che Giacomo Franco aveva a disposizione, l'artista sceglie di raffigurare Armonia vestita e seduta a terra mentre si rivolge verso il marito che sta baciando teneramente. L'uomo è nudo e se non fosse per la coda da rettile potrebbero sembrare una qualunque coppia che si scambia amorevolmente delle effusioni, distesi su un  prato, come in molte opere veneziane cinquecentesche. Una fonte iconografica per la figura di Cadmo con metà corpo da serpente potrebbe essere l’affresco raffigurante Giove e Olimpia, opera di Giulio Romano conservata a Mantova nella Sala di Psiche di Palazzo Te (1527-28): l’affresco mostra Olimpia, madre di Alessandro Magno, fecondata da Giove tramutatosi in serpente (http://www.italica.rai.it/rinascimento/iconografia/prot_317.htm). Giacomo Franco potrebbe aver conosciuto questo affresco attraverso un’incisione e averla poi rielaborata in chiave molto meno erotica.

Claudia Angeletti