
Titolo dell'opera: Cadmo e Armonia mutati in serpenti
Autore: bottega di Virgiliotto Calamelli
Datazione: 1565 ca.
Collocazione: Faenza, Museo Internazionale delle Ceramiche
Committenza:
Tipologia: maiolica a coppa umbonata e baccellata
Tecnica: pittura con smalti policromi su piatto istoriato (diam. 26 cm; h. 6,7 cm)
Soggetto principale: Cadmo e Armonia mutati in serpenti
Soggetto secondario:
Personaggi: Cadmo, Armonia
Attributi: (serpente) Cadmo; (serpente, corona) Armonia
Contesto:
Precedenti: Bernard Salomon, Cadmo e Armonia, incisione (Cfr. scheda opera 06)
Derivazioni:
Immagini:
Bibliografia: Gentilini A.R.–Ravanelli Guidotti C., Libri a stampa e maioliche istoriate del XV secolo, Faenza Editrice, Faenza 1989, p. 175
Annotazioni redazionali: poiché la maiolica in esame è ripresa fedelmente dall’omonima incisione di Bernard Salomon (Cfr. scheda opera 06) la critica ipotizza un termine di datazione post-quem sulla base del testo a stampa e della versione successiva di Gabriello Simeoni. Nonostante le due opere risalgano rispettivamente al 1557 e al 1559, la datazione della ceramica viene fatta slittare a dopo il 1565, forse sulla base della diffusione dei suddetti testi in Italia, e in particolare a Faenza per opera della signoria Manfrediana. Come spiegato da Carmen Ravanelli Guidotti però, tale datazione coincide con lo sviluppo a Faenza – a partire dal 1555 – di uno stile molto più standardizzato e meno attento ai dettagli, il così detto stile “compendiario”, ben lontano da quello della coppa. Questa infatti presenta – specie sui bordi – una delicata attenzione alla lavorazione: tale divergenza rispetto alla tendenza stilistica del tempo è stata risolta assegnandola alla mano di un pittore proveniente dalla bottega di Virgiliotto Calamelli, dunque riconoscendola ancora come un opera “d’autore”. Una datazione più vicina ai due testi a stampa di Salomon e Simeoni potrebbe forse spiegare tale anomalia. Iconograficamente la maiolica corrisponde all’incisione di Salomon: Armonia e Cadmo sono al centro della scena, la donna è in procinto di tramutarsi in serpente proprio come il marito, il quale ha invece già completato la trasformazione. Sullo sfondo s’intravedono le mura di una città, forse Tebe, da cui, come racconta Ovidio, i due sovrani si sono allontanati per scappare poi nella foresta una volta divenuti serpenti. Sul lato destro figurano delle costruzioni in rovina, probabilmente simbolo del decadimento della vita dei due, in contrasto con l’intatta città sullo sfondo.
Francesca Pagliaro