02: Cadmo e Armonia

Titolo dell'opera: Cadmo alla fonte

Autore: pittore di Spreckels

Datazione: 440 a.C.

Collocazione: New York, Metropolitan Museum of Arts (proveniente da Agrigento)

Committenza:

Tipologia: vaso attico (cratere a calice)

Tecnica: pittura a figure rosse

Soggetto principale: Cadmo combatte contro il drago

Soggetto secondario: Atena, Ares e Armonia (?) assistono alla scena

Personaggi: Cadmo, Armonia, Atena, Ares

Attributi: serpente, hydria (Cadmo); lancia, scudo, elmo, corazza (Ares); lancia, elmo (Atena)

Contesto: scena all’aperto

Precedenti:

Derivazioni:

Immagini:

Bibliografia: Vian F., Les Origines des Thèbes. Cadmos et les Spartes, Klincksieck,Paris 1963, p. 36; Paribeni E., ad vocem “Harmonia, in Lexicon Iconographicum Mythologiae Classicae, Verlag, Zurigo-Monaco 1988, vol. IV, pp. 412-414; Tiverios M.A., ad vocem “Kadmos, Lexicon Iconographicum Mythologiae Classicae, Verlag, Zurigo-Monaco 1990, vol. V, pp. 863-882; Servi K., Mitologia Greca, Ekdotike Athenon S.A., Atene 1998, pp. 112-113

Annotazioni redazionali: in questo vaso è raffigurata l’uccisione del drago da parte di Cadmo; si tratta di un’azione precedente rispetto alla trasformazione in serpenti di Cadmo e Armonia, ed è sicuramente l’episodio narrativo del mito del leggendario fondatore di Tebe più raffigurato nell’arte classica. Cadmo, su consiglio dell’oracolo di Delfi, seguì una giovenca che lo avrebbe condotto nel luogo in cui sarebbe sorta la nuova città. Trovato il luogo, mandò i suoi compagni a prendere dell’acqua presso una fonte lì vicina per fare dei sacrifici in onore di Atena, ma questi furono uccisi da un grande serpente, creatura di Ares, che custodiva quel luogo. Cadmo affrontò da solo la creatura, uccidendola con una pietra. Seguì poi le indicazioni di Atena, sua protettrice, che gli fece seminare i denti del serpente/drago, da cui nacquero degli uomini armati che, combattendo, si uccisero tra di loro; ne sopravvissero solo cinque, i cosiddetti Sparti, che furono gli abitanti della nuova città. Dopo aver servito Ares per otto anni per espiare l’uccisione del serpente a lui sacro, Cadmo divenne re di Tebe. Egli sposò poi la figlia dello stesso Ares e di Afrodite, Armonia, in una cerimonia cui furono invitati tutti gli dèi dell’Olimpo. Al corteo nuziale gli sposi presero parte su un cocchio trainato da fiere e guidato da Apollo (Cfr. scheda opera 01); tutti gli dei portarono doni preziosi, tra cui un mantello, un peplo e soprattutto una collana, che Afrodite aveva donato a Cadmo e che lo sposo diede alla sposa, realizzata dalle mani di Efesto; la collana si sarebbe poi rivelata fatale per tutti i suoi proprietari. Da Cadmo e Armonia nacquero quattro figlie, tutte destinate a una tragico destino (Semele, Agave, Autonoe e Ino) e un solo figlio maschio, Polidoro, da cui sarebbe discesa la dinastia di Edipo, anch’essa destinata a una sorte fatale e tragica. Secondo Ovidio, Cadmo e Armonia, ormai vecchi, furono trasformati dagli dèi in serpenti e, secondo una tradizione mitica, trasportati da Zeus nell’isola dei Beati. Al centro della composizione, Cadmo è raffigurato nel momento in cui sta per lanciare una pietra contro il serpente, la creatura di Ares posta a custodia della fonte Areia. Il serpente si trova alle spalle di una figura femminile, la cui identificazione non è certa. Ad incorniciare la scena troviamo, a sinistra Atena, a destra Ares, le due divinità guerriere presenti nel mito di fondazione di Tebe. Cadmo è riconoscibile dall’hydria, il vaso con cui doveva prendere l’acqua presso la fonte per compiere i sacrifici, e dalla pietra che tiene in mano e che sta per scagliare contro la creatura mostruosa; entrambi questi elementi ricorrono piuttosto frequentemente nelle raffigurazioni di questa scena. Più complessa l’identificazione della figura femminile al centro, seduta su una roccia (sono visibili tracce di vegetazione a fianco del serpente, da cui si può dedurre che la scena è ambientata all’aperto) alle cui spalle si erge il profilo del serpente. Enrico Paribeni (1988) sottolinea come per questa figura sia solo in parte ipotizzabile l’identificazione con Armonia. Infatti, poiché nella tradizione letteraria non è chiaro il momento del matrimonio tra i due (se precedente o posteriore alla fondazione di Tebe), la critica ha sempre interpretato la giovane donna seduta che assiste alla lotta tra Cadmo e il drago (motivo che torna sempre nell’iconografia di questa scena), o come la personificazione della Fonte, o come personificazione di Tebe (questa seconda identificazione è decisamente poco convincente dal momento che la città non è ancora stata fondata). Posto ciò, Paribeni sottolinea la centralità nel mito del ruolo di Armonia, figlia di Ares e quindi sorella del serpente custode, e sostiene che sia possibile identificare questa figura con Armonia, proprio per la vicinanza al padre. In realtà, sono molto più convincenti le letture di altre opere dall’iconografia più complessa, come l’hydria proveniente da Vulci, in cui compaiono più figure; qui, in particolare, accanto alla solita figura femminile seduta nei pressi del serpente (personificazione della Fonte o di Tebe), se ne trova un’altra identificabile attraverso l’iscrizione con Armonia (Cfr. scheda opera 03). L'insieme della rappresentazione è semplice ed essenziale, perfettamente bilanciato e completo degli elementi base che richiamano alla memoria il mito di Cadmo: l'abbigliamento dell'eroe con i calzari da viaggio, sottolinea il fatto che Cadmo, prima di seguire l’oracolo e fondare Tebe, era andato alla ricerca della sorella Europa, rapita da Zeus. La pietra ricorda l’uomo guerriero e coraggioso che si scontra con il serpente, mentre l’anfora testimonia la ricerca dell’acqua. Ares ricorda che sua è la fonte custodita dall’animale, e che la futura sposa del guerriero è sua figlia Armonia. Atena è rappresentata vicino a Cadmo nel ruolo di consigliera e protettrice di Cadmo stesso.

Claudia Angeletti

Chiara Mataloni