05: Leucotoe

Titolo dell'opera: Leucothoe in virgam thuream

Autore: Hans Vredeman de Vries (?)

Datazione: 1591 circa

Collocazione:

Committenza:

Tipologia: stampa

Tecnica: incisione su rame

Soggetto principale: *

Soggetto secondario:

Personaggi: Apollo, Leucotoe

Attributi: arco e faretra (Apollo), vanga (Apollo), fuso (Leucotoe)

Contesto: interno della camera da letto di Leucotoe; esterno indefinito visibile dalla porta sullo sfondo a sinistra

Precedenti:

Derivazioni:

Immagini: P. Ovidius Naso Metamorphoseon, Antwerpen 1591 (presso Joannes Moretus), p. 105

Bibliografia:

Annotazioni redazionali: L’incisore riprende con tutta evidenza le illustrazioni precedenti del mito di Leucòtoe, che erano apparse nelle vari edizioni cinquecentesche delle Metamorfosi di Ovidio.In particolare il riferimento è al prototipo dell’illustrazione apparso in Tutti gli libri de Ovidio Metamorphoseos tradutti dal litteral in verso vulgar di Nicolò degli Agostini, stampato a Venezia nel 1522 (libro IV, f. 36v): infatti in modo del tutto simile abbiamo sulla destra la raffigurazione dell’unione fra Apollo e Leucòtoe. La fanciulla, mentre filava, ed il precedente viene alluso dal fuso in primo piano, a destra, aveva ricevuto la visita della madre, anche se in realtà, come anticipa Ovidio (Metamorfosi, libro IV, vv. 218-219), sappiamo si trattava di Apollo, e che aveva fatto in modo di rimanere "sola" con la figlia.A questo punto Apollo le si era rivelato nelle sue vere sembianze di dio del Sole e degli arcieri (vedi l’arco e la faretra, sul pavimento) e, come possiamo osservare nell’incisione, l’aveva sedotta. Certamente si nota, rispetto al prototipo, una netta evoluzione nello stile incisorio, una maggior attenzione ai particolari, come nella resa della camera di Leucòtoe, che in quanto figlia del re degli Achemènidi, doveva vivere in una palazzo, ed in tal senso si spiegano le possenti colonne sullo sfondo.Ma rimane il fatto che gli artisti si continuarono a rifare all’illustrazione dell’edizione del 1522 anche per un particolare che non compariva nell’originale ovidiano, e che spesso non compariva neppure nel testo che le nuove incisioni, con tale elemento, andavano ad illustrare.Si tratta dell’episodio che nell’opera di Vredemann de Vries è raffigurato attraverso una porta della camera di Leucòtoe: cioè Apollo che tenta di scavare, con vanga, la terra che aveva sotterrato Leucòtoe per volontà del padre, quando questi era venuto a conoscenza della perdita di innocenza della figlia.Quindi questa parte delle illustrazioni finiva di solito per contrastare con il testo scritto, in quanto l’episodio aveva avuto origine da un errore di interpretazione di Giovanni Bonsignori, al cui testo si era sostanzialmente rifatto Agostini.Bonsignori, per la sua versione in volgare delle Metamorfosi di Ovidio, non aveva seguito l’originale latino, aveva tradotto piuttosto un testo in un latino a lui più accessibile, cioè l’Expositio delle Metamorfosi del professore Giovanni del Virgilio, e tuttavia in alcuni passi, come questo riguardante Apollo, nel mito di Leucòtoe, aveva comunque frainteso la sua fonte.In tal modo Apollo, in Bonsignori (Ovidio Methamorphoseos vulgar, libro IV, f. XXIX, cap. XIV), non "inviava" più i suoi raggi sulla terra, che aveva ricoperto Leucòtoe, per cercare di liberarla, ma "lasciava" la sua corona di raggi, cioè del dio del Sole, per percuotere personalmente la terra: da qui, nell’edizione di Agostini, era derivata la raffigurazione di Apollo intento a scavare con una vanga.

Elisa Saviani