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NICCOLO degli AGOSTINI, Tutti gli libri de Ovidio Metamorphoseos tradutti dal litteral in verso vulgar con le sue allegorie in prosa, Composto per Nicolò Agustini, e stampato in Venetia per Iacomo da Leco ad instantia de Nicolò Zoppino e Vincentio di Pollo suo compagno, correnti gli anni del signore MDXXII a giorni sette di magio, IV, ff. 36v-37r
Di Phebo & di Leucothoe
Venus che non potea quel dishonore
che gli havea fatto il Sol patire
deliberossi col mezzo di amore
farlo di quel c’havea fatto pentire
e tanto opro l’ingegno, e ’l suo valore
che dal suo foco non puote fuggire
ma d’una bella donna, e costumata
l’accese Leucothoe da ogniun chiamata.
E tanto amo costei fuor di misura
che di salir il carro si scordava
lasciando spesso il mondo in notte oscura
ne di Climene, piu si ramentava
ne di Rodo si bella creatura
ne di Aea che tanto al mondo amava
ne di Clitia laqual era sorella
de la leggiadra Leucothoe si bella.
Essendo il Sole cosi inamorato
i suoi cavalli, e il carro un di lascioe
e ne la madre si fu tramutato
de la benigna, et vaga Leucothoe
e giunta a quella con sembiante ornato
con dodeci fantesche la trovoe
in mezzo de lequal lieta filava
& abbracciolla, e in bocca la basciava.
Poi disse a quelle ancille andate via
perch’io voglio parlar secretamente
in questo loco con la figlia mia
lequali si partir subitamente
allhora il Sol ne la sua effige pria
mutossi e disse con parlar patiente
non ti turbar il bel viso giocondo
per me ch’io son il Sol l’occhio del mondo.
Son quel ch’ogni creata cosa vedo
inamorato di tua bella imago
io son colui ch’ogni splendor concedo
a chi e de l’amor mio disioso, & vago
io son colui ch’al tuo bel volto cedo
& son per honor suo fatto presago
pero de l’amor tuo non mi far nego
se con il mio divoto a te mi piego.
La bella Leucothoe volse fuggire
da Phebo, il qual la prese in braccio stretta
e finalmente tutto il suo desire
hebbe de quella ornata giovinetta
costei dapoi s’accese d’ingiuste ire
contra la sua sorella Clitia detta
ch’era di Phebo fida amante stata
e da se la scaccio con faccia irata.
Clitia per questo mesta e dolorosa
per tutto rivello che la sorella
amata era dal Sol sopra ogni cosa
e che per gelosia scacciata hebbe ella
al fin dal padre con voce angosciosa
ando narrando a lui questa novella
il qual Leucothoe spoglio dapossa
e la sotterro viva in una fossa.
Udendo questo il Sol prese il viaggio
e tanto sopra quella terra dura
percosse, havendo diposto ogni raggio
che fuor morta la trasse per ventura
onde di cio turbato nel coraggio
per voler far a lei cangiar natura
unger la fece d’uno unguento immenso
e in l’arbor la cangio che fa l’incenso.
Allegoria di Leucothoe
La allegoria di Leucothoe conversa in arbore, s’intende per Leucothoe la persona casta, & per lo Sole lo spirito divino, il quale illumina la mente de gli huomini beati. & dice che Leucothoe fu sotterrata dal padre viva, cioe s’intende che alcuna volta le persone caste si ritranno dal proposito loro, per lo Sole che la muto nell’incenso, s’intende lodore della castita, & della virginità, le quali virtuti operano a Dio piu che l’incenso al mondo.